Oggi è la Giornata Mondiale della Pasta, l’occasione per fare il punto sul settore
Alimento principe per noi, al centro della dieta mediterranea, che continua ad essere la più amata e copiata. Un alimento per tutti, per ogni classe sociale, che sviluppa un enorme fatturato e che ha bisogno di essere tutelato e regolamentato. Il settore cerealicolo coinvolge una superfice molto grande di aree coltivabili. 1,25 milioni di ettari solo in Italia, la coltura più estesa sul nostro territorio, e coinvolge quasi ogni regione, anche se con percentuali diverse. World Pasta Day Leggi tutto: World Pasta Day
Miglior produttore
L’Italia da sola è il miglior produttore di pasta al mondo. I nostri pastifici ne producono 3,5 milioni di tonnellate l’anno, di queste il 60% è destinata all’export. I paesi dell’EU ne consumano, oltre il 50%, seguono con percentuali attorno al 10% cadauno, UK, Usa e Giappone, molto inferiori le altre nazioni. Siamo anche i più grandi consumatori di pasta, ogni anno ne mangiamo 23 chili a testa in media. È un settore che sinora non ha mostrato cedimenti, anche se la reperibilità delle materie prime di qualità, deve contare soprattutto sul prodotto interno. Il reparto cerealicolo ha bisogno di certezze per mantenere alti i suoi standard sul grano duro.
Made in Italy
L’italian sounding è particolarmente aggressivo, in un prodotto come la pasta. Moltissimi gli “imitatori” di brand nostrani, realizzati però spesso, con grani che non sono duri, e che al momento della cottura non manterranno la loro integrità. Un problema di non facile soluzione quello di limitare le copie non autorizzate che usano simbologia e naming pseudo italiani. Un segno di grande successo per i nostri prodotti, ma anche un grande “furto” della nostra conoscenza, stile, qualità, eccellenza. Un “enorme furto” a danno della intra filiera produttiva nazionale, dal campo sino alla tavola.
Timori climatici
Il timore che i cambiamenti climatici, divenuti così palesi in quest’annata, contribuiscono a preoccupare i coltivatori. La necessità di mantenere alta la produttività, usufruendo anche di nuovi strumenti, è nei pensieri delle imprese, che vedono ridursi anche i rifornimenti di grano tenero. Quest’ultimo non viene utilizzato per produrre pasta, ma molti altri prodotti da forno. Se venisse a mancare a causa del conflitto russo-ucraino altro grano tenero, parte di quello duro potrebbe venire dirottato altrove. Con conseguente ulteriore aumento dei prezzi per la pasta.
Nuove tecnologie
I tempi sono maturi per investire in ricerca. Nuove tecnologie che possono aiutare i produttori ad avere migliori raccolti. Ad ampio raggio questo coinvolge le scelte di migliori sementi, dell’impiego dell’agricoltura di precisione, e della lotta allo spreco delle risorse. Soprattutto l’acqua, divenuta così importante dopo la crisi idrica dovuta alla siccità. L’importanza di rendere disponibili le reti idriche in modo funzionale, impone un ripensamento degli investimenti, nel settore agricolo e non solo. L’acqua è un bene tale che non è più tollerabile sprecarla.
Grano di qualità ineccepibile
Garantire la qualità dei grani coltivati, recuperando anche i semi antichi per un corretto mix antico-moderno è uno step necessario. La coltivazione del grano deve essere maggiormente remunerativa, per ottenere questo effetto servono nuove regole. Servono contratti chiari, che rassicurino gli agricoltori, e rendano il grano duro un prodotto di buona marginalità. La produzione è ottimale in molte regioni, anche se è soprattutto il Sud ad essere il vero granaio europeo. Nell’ordine Sicilia e Puglia sono tra le estensioni maggiori occupate a grano duro, seguono Emilia Romagna, Basilicata e Marche. I pastai di Unione Italiana Food, per onorare la Giornata Mondiale della Pasta, hanno donato alle mense Caritas pasta per 250.000 pasti caldi. World Pasta Day
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