Che senso ha glorificare in festa, se poi le donne vengono cancellate come soggetti professionali?
Festeggeremo in modo etico la festa della mamma solamente quando anche in Italia le donne diventeranno rispettate per la sacralità del ruolo conciliato fra maternità, famiglia e lavoro. Se non sono messe in grado di fare figli e di mantenere un ruolo professionale adeguato, la natalità si abbatte, aumenta certamente l’immigrazione e, soprattutto, non aumenta il PIL. Eppure le figure femminili sono spesso le più preparate e formate a livello di studio e competenze. Giusto per restare su temi cinicamente economici.
Missione impossibile o quasi
Trovare lavoro per le donne prima di metter su famiglia è durissima, ma dopo che diventano madri tutto rema contro di loro. Dal colloquio, che siano uomini o donne i recruiter non cambia, che nel rientro al lavoro in azienda. Negli enti pubblici la situazione è molto differente, più agevolata quindi doppia discriminazione per le madri nel settore privato. La maternità per le aziende è un onere economico e, soprattutto, di competenze che verranno abbandonate, di produttività che diminuisce e, poi, molte madri dopo pausa anche lunga di oltre un anno, non ritornano più a tempo pieno e vivono altre priorità rispetto al lavoro. Quindi diventano automaticamente madri da festeggiare, ma a scartamento professionale.
Colloqui di lavoro discriminatori e sessisti
Non c’è soltanto il classico «Ha figli o ha intenzione di farne?» oppure “il suo attuale fidanzato è fuori provincia? Quindi quando vi sposerete dove andrete a vivere? Si sposterà lei, immagino, signora!”
Oppure: “Due figli? Complimenti! 5 e 1 anno: difficile conciliare questi bambini con la nostra proposta professionale: poi sa lo stipendio suo alla fine andrebbe versato tutto alle baby sitter, sperando di trovarne una preparata!” affermano molti responsabili della selezione del personale.
Queste discriminazioni sono principalmente rivolte alle donne, domande imbarazzanti e fuori legge, per non dire pregiudizievoli e sgradevoli.
Figli e anziani a carico: sei eliminata
I carichi familiari per le donne sposate con figli vanno ben oltre: “i genitori che età hanno? Sono già in pensione? Sono in salute?” domande apparentemente di interesse umano, ma che dietro alle quali si cela una dura realtà. Sono le donne, madri, che spesso accudiranno anche gli anziani. Durante un colloquio di lavoro capita anche che alcuni recruiter non professionisti nel corso di una selezione rivolta al genere femminile, arrivino a toccare questi aspetti escludendo a priori, troppo spesso per un problema di genere. Ma i mariti, l’altra metà del cielo, che compiti si assumono davanti alla famiglia che hanno contribuito in modo sostanziale a creare? In Italia tendenzialmente ben pochi sono i compiti a cui il genere maschile fa fronte!
Cambiare i paradigmi della società, se vogliamo crescere
L’Unicef nella ricerca appena uscita “Le Equilibriste: la maternità in Italia” stima che siano quasi 10 milioni le donne con figli minorenni in Italia. Difficilmente queste madri riescono a conciliare maternità e lavoro tanto che il 43,2% delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli minorenni risulta non occupata. Perché sono sole ad assistere i figli, accudire la casa e a dare supporto e cura ai genitori anziani (che tendenzialmente sono 4, quelli di lei e quelli di lui). Le mamme italiane, lamentano poco sostegno per chi decide di mettere al mondo un figlio e una scarsa rete di servizi per la prima infanzia, pensata più per i dipendenti pubblici che hanno orari standard che per chi lavora nel mondo dinamico delle imprese e del terziario. Orari flessibili, turni, sabati e festivi compresi con eventi spesso a partire dalle 17.30 in poi che vedono le donne escluse. Le mamme lavoratrici rinunciano alla loro carriera, hanno e avranno pensioni ridotte perché non raggiungeranno quote interessanti di contributi versati e non potranno accedere a forme pensionistiche agevolate, tipo Quota 100. Sono e diventeranno più povere, nonostante spesso abbiano studiato di più. Buona parte del 40,9% di madri con almeno un figlio è costretta a scegliere un lavoro part-time, demansionato, pur di continuare ad avere un’occupazione lavorativa.
Perché fare figli, se siamo importanti solo a maggio?
In Italia non si fanno più figli! La natalità ha toccato un nuovo record negativo – 449 mila nascite nel 2018 – 9 mila in meno rispetto all’anno precedente, con un andamento negativo costante da oltre 10 anni. Il numero medio per donna è pari oggi a 1,32 figli, ben lontano dai 2,38 del 1970. Diminuiscono le famiglie numerose (5,3%); mentre è quasi raddoppiata, la percentuale di famiglie con un solo genitore (10%, in prevalenza madri). Per migliorare l’aspetto economico generale basterebbe avere più asili, più assistenza, ma che anche gli uomini contribuissero ai carichi familiari sotto tutti gli aspetti. Il nostro Paese si attesta nel 2018 al 70° posto (su 149 Paesi presi in esame) del Global Gender Gap Report, perdendo ben 29 posizioni dal 2015. Siamo dei discriminatori delle madri, e certamente una festa non basta! Un quadro critico che si riverbera sul benessere delle madri, delle famiglie e dell’impossibilità di aumentare il reddito generale di tutta Italia, grazie una serie di pregiudizi che aumentano la disparità di genere in Italia.

