La scienza cerca di studiare i meccanismi che fanno vivere a lungo certi animali per scoprirne i segreti
Il sogno, poco segreto, di molti umani è di vivere più a lungo, per questo la geriatria e la gerontologia sono branche che vedono incrementare molte delle ricerche. Gli studi però sono complessi specie se riguardano i grandi mammiferi che possono vivere anche 200 anni. Per questo gran parte degli studi vengono effettuati su esseri che hanno normalmente una vita assai breve come le cavie da laboratorio o i moscerini della frutta. Una contraddizione in termini, dato che il target è scoprire i segreti della longevità. Vivere più a lungo è il desiderio di quasi tutti gli uomini
Specie centenarie messe a fuoco
Alcuni ricercatori hanno spostato l’obiettivo rivolgendosi il loro interesse verso specie che sono celebri per la loro lunga vita. Comprendere la complessità biochimica dei loro geni potrebbe portare a scoperte importanti ed allungare la nostra permanenza sulla terra. I processi che regolano l’invecchiamento sono ben visibili, la pelle diventa rugosa, i capelli diventano grigi o bianchi e cadono, la vista s’abbassa. Le nostre giunture scricchiolano, le ginocchia e le anche si grattugiano e le funzioni dei nostri organi rallentano. Se non intervengono malattie croniche, con un poco di fortuna, possiamo aspirare ad un’esistenza superiore agli 80 anni. Un buon traguardo. La vita media, a parte il periodo del Covid-19, infatti, è in costante aumento, ma è naturale desiderare di più.
Animali grandi vs animali piccoli
Usualmente sono gli animali di grande taglia ad avere una vita lunga. In buona parte la loro capacità di sopravvivere sani, dipende da metabolismi rallentati o accelerati. La dimensione però non è l’unica variabile da prendere in considerazione. Un topo mediamente vive 2-3 anni, mentre una talpa delle stesse dimensioni, ne vive oltre 30. Dobbiamo andare in Groenlandia per trovare alcuni degli animali più longevi. Le balene che vivono lassù arrivano facilmente a 200 anni mentre gli squali della Groenlandia arrivano a 400. Sono i climi rigidi ad influenzare il loro metabolismo e a farli vivere così tanto? Pare di no.

Umani fuori scala
Anche gli umani con la loro abilità evolutiva, hanno quasi raddoppiato la loro spettanza di vita, in pochi secoli. Il nostro “parente” più prossimo, lo scimpanzè, raggiunge a malapena i 40 anni. Eppure l’animale che rappresenta la longevità è un piccolo mammifero, è un pipistrello. Un esemplare che era stato inanellato, ha raggiunto i 41 anni in perfetta salute. Con le dovute proporzioni sarebbe come se un uomo vivesse oltre 250 anni con tutto il suo potenziale. Muscolare e cerebrale in completa efficienza, senza segni di invecchiamento. Che trucchi utilizza quel piccolo pipistrello per essere così competitivo nella vita selvatica?
Meccanismi cellulari
I bio-gerontologi sono convinti che un meccanismo cellulare ben mantenuto sia alla base di questa performance. Sopravvivono più a lungo perché riescono ad effettuare una manutenzione migliore delle loro cellule. Le specie longeve, accumulano danni molecolari più lentamente di quelle a vita più breve, perciò devono impiegare meno energia per ripararli. Quello che non è ancora chiaro è come accada, come riescono a subire meno stress molecolare? La risposta sembra essere nascosta nell’RNA.

Avanti con gli studi
Non esistono ancora risposte definitive, quindi gli studi proseguono. È evidente però che specie diverse possono seguire percorsi diversi verso la longevità. Tutti i mammiferi longevi cercano di ritardare l’insorgenza del cancro. Gli elefanti utilizzano più copie dei geni chiave che eliminano il tumore, in modo che ogni cellula abbia dei backup. Se un gene si rompe durante l’usura della vita, possono intervenire le copie. Sono i sistemi che regolano la manutenzione delle cellule e delle proteine, ad intervenire e ad allungare i tempi d’invecchiamento. Con questi studi forse potremo “rubare” queste informazioni, e diventare tutti dei Matusalemme. Vivere più a lungo è il desiderio di quasi tutti gli uomini

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