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Una ex colonia penale diventata un paradiso

Una ex colonia penale diventata un paradiso

Ospitava i peggiori criminali di Panama in condizioni orribili ma ora è un sogno per pochi

L’isola di Coiba ci fa ricordare Papillon e le sue estreme condizioni di sopravvivenza. È stata abitata dagli assassini più temuti e dai prigionieri politici, i “desaparecidos” di Noriega. Ora, quel luogo orribile è a disposizione di scienziati e turisti amanti dell’avventura che possono visitare un parco nazionale intatto e ricco di fauna. Non pensiate che sia un isolotto sperso nell’oceano, Coiba è il pù grande bagno penale mai esistito (ad eccezione dell’Australia). È l’isola più grande del centro America ed è affascinante. Una ex colonia penale diventata un paradiso

Verde, ricca di fauna e con la barriera corallina

Un vero sogno per gli appassionati della natura incontaminata. La foresta si è ripresa anche le piccole aree che venivano lavorate dai prigionieri. La presenza umana è limitata solo ai pochi resti del carcere, la natura ha inghiottito tutto riportando le condizioni a quelle iniziali. La foresta tropicale copre quasi tutta l’isola, ma ci sono anche bianchissime spiagge sabbiose, sorgenti termali e cascate. Le coste sono circondata da una grande barriera corallina, ricchissima di vita. I servizi non sono da cinque stelle ma per chi ama il turismo “wild” è un vero paradiso.

Criminali e oppositori

Per un secolo, fino al 2004, Coiba ha ospitato pericolosi assassini, stupratori e narcos. Qui venivano confinati anche gli oppositori politici, confinati in spazi difficili da raggiungere. La grandezza dell’isola consentiva di avere campi di lavoro distanziati, per tenere gli “ospiti” isolati. I contatti col paese erano inesistenti, ed era il luogo adatto ai lavori forzati, dove fiaccare le energie dei confinati. Al suo massimo il carcere ospitò 1.300 prigionieri, suddivisi in 30 “spazi di lavoro”. Così distanti da non poter entrare in contatto con gli altri criminali.

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Disciplina e malattie

I bagni penali nel secolo scorso erano diffusi, oltre all’Isola del Diavolo nella Guyana francese, altre isole, specie se distanti dalla terraferma, svolgevano quel compito. Anche una delle Galapagos era un carcere, così come un isolato arcipelago brasiliano. Le condizioni di vita erano pessime, le malattie diffuse, i pericoli di incontri con la fauna selvatica erano frequenti. Servivano a sconsigliare di tentare d’evadere e consentivano un controllo incondizionato sui reclusi. Le eventuali perdite umane, non erano considerate una vergogna, da parte dei governanti.

Un progetto agricolo e di ripopolamento

I prigionieri di Coiba dovevano costituire una sorta di avanguardia agricola. Lavorare la terra per renderla produttiva, oltre a coprire parte delle spese del carcere doveva rendere l’isola attrattiva. Le piantagioni di ananas e banane dovevano attirare i cittadini a trasferirsi e continuare la coltivazione. Ma il progetto fallì, troppi i costi di produzione e trasporto e l’isola restò non attrattiva per un intero secolo. Ora è il turismo il prodotto principale, e le condizioni stanno mutando. Dopo la fine del governo militare tutta l’isola è diventata un parco nazionale.

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Patrimonio dell’Umanità

L’Unesco nel 2005 ha dichiarato Coiba e la sua Zona Speciale di Protezione Marina un Patrimonio Naturale dell’Umanità. È uno dei luoghi più amati da chi fa immersione per le sue acque trasparenti, ma anche nell’interno la ricchissima fauna offre occasioni irripetibili. A causa del suo isolamento, molte specie endemiche hanno sviluppato caratteristiche uniche. Qualcuno si spinge a paragonare la situazione a quella delle Galapagos, un vero laboratorio naturalistico. La scarsissima influenza umana in questi luoghi, ha facilitato le cose ai selvatici.

Attrattiva ma distante

Nonostante queste peculiarità ed unicità, l’isola è piuttosto lontana e relativamente poco frequentata. Questo garantisce le migliori condizioni della fauna, per progredire nello svilupparsi in specie autonome. La contaminazione umana è ridotta all’osso. Ci vuole un buono spirito d’avventura e tempo per visitarla. Almeno 1 ora di navigazione e 5 ore d’auto dal più vicino aeroporto, la rendono quasi inaccessibile. Inoltre gli incontri che si possono definire pericolosi sono molti, sia in acqua che sulla terraferma. Squali, coccodrilli e serpenti velenosi sono padroni del territorio.

Servono permessi

Per visitare questo paradiso naturalistico servono permessi speciali. Sono pochissimi i pacchetti turistici offerti ai turisti, la maggior parte rivolta a subacquei. Anche gli alloggiamenti sono pochi ed i servizi sono relativamente rustici. Ma per chi ama la natura è una tappa molto desiderata, proprio per la sua quasi completa incontaminazione. C’è anche una parte di turisti interessati al bagno penale e alla sua organizzazione. Probabilmente il fascino di Papillon ha lasciato strascichi di curiosità. Una ex colonia penale diventata un paradiso

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Credits: Pixabay

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Una ex colonia penale diventata un paradiso è nell'oceano nel territorio di Panama ed offre flora fauna e paesaggi mozzafiato
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