Lo Chartreuse fanno solo i monaci francesi e a loro non interessa produrne altro
Proviamo a metterla così. Possedete un brevetto unico al mondo. Tutti chiedono il vostro prodotto e sono disposti a strapagarvi, se lo producete. Ma a voi non frega niente di guadagnare di più e mantenete lo stesso livello produttivo. Esistono due opzioni, o siete dei pazzi matricolati che soffrono di masochismo, o siete dei frati certosini dai principi etici. Un liquore particolarmente etico Leggi tutto: Un liquore particolarmente etico
Seconda opzione
In questo caso parliamo della seconda opzione. I frati certosini che hanno la loro sede sulle Alpi francesi posseggono una ricetta esclusiva che custodiscono preziosamente. Per produrre lo Chartreuse servono 130 erbe selezionate, spezie, fiori e tanta pazienza. La lavorazione dura un anno intero e la produzione è contingentata. Pensate sia un vezzo perché loro hanno fatto voto di non curarsi del denaro e dedicarsi alla preghiera e alla contemplazione? Non è così
Mantenere i conventi
Il denaro ricavato dalla vendita del liquore serve a mantenere i conventi, i monaci ed a sostenere azioni di volontariato e assistenza. Perciò il denaro sarebbe graditissimo e utile ma c’è una questione etica di fondo. I monaci sono molto preoccupati che la raccolta delle erbe e fiori possa arrecare danni ambientali. Non vogliono che la produzione del liquore possa intaccare l’equilibrio ambientale.
Un cocktail riproposto
La richiesta è incrementata dopo che un cocktail sta avendo un grande successo. È la riproposizione del Last World, che è molto richiesto, ma la difficoltà di reperimento del liquore dei monaci sta creando imbarazzo. Recentemente i frati hanno inviato una mail ai fornitori, chiarendo che anche se la richiesta è molto forte non intendono aumentare la disponibilità del loro liquore verdognolo. I grossisti si sono messi le mani nei capelli, perché la domanda è tale che chiunque farebbe carte false pur di produrne di più. Ma i monaci sono irremovibili.
Compiti religiosi in primis
Non c’interessa guadagnare di più e ci distoglierebbe da quelli che sono i nostri compiti religiosi, quelli per cui siamo entrati in convento. Non c’interessano viaggi di lusso e comodità, preferiamo una vita spartana dedicata alle preghiere e alla meditazione solitaria. Teniamo più a mantenere intatto l’habitat che ci fornisce le erbe necessarie. Produciamo già un milione di bottiglie l’anno e non vogliamo superare quella soglia.
40 tonnellate di materie prime
Preleviamo 40 tonnellate di materiale e non vogliamo danneggiare il pianeta solo perché qualcuno pensa che dovremmo farlo ed avere maggiore disponibilità del liquore. A noi interessa maggiormente l’equilibrio della vita monastica, produrre maggiormente ci distoglierebbe dalle preghiere e dovremmo farci aiutare da personale esterno. Le nostre pianificazioni non riguardano il presente, ma le attività che si svolgeranno tra secoli. Amiamo le piante, le erbe e i fiori che raccogliamo vogliamo che possano essere a disposizione anche di chi verrà dopo di noi. Un liquore particolarmente etico.
Credits: Ralf-Roletschek, Pixabay

