Abitare, Benessere, Viaggi

Un santuario del buio

L’inquinamento luminoso è una materia poco discussa ma ben presente

Abbiamo tutti presenti le immagini notturne prese da satellite o da navicelle spaziale della Terra. Le cose più riconoscibili sono le aree che hanno maggiori luci accese, a volte macchie ininterrotte che occupano quasi un intero paese. Non ci rendiamo conto di quanto le luci artificiali mutino il paesaggio ed influenzino la vita di umani ed animali. Ora in Galles una piccola isola diventa un santuario del cielo scuro. Nessuna luce a modificare la visibilità del cielo stellato ed una pacchia per gli uccelli che ritrovano i loro riferimenti. Un santuario del buio

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Un nome quasi impronunciabile

Si chiama Ynis Enlli, la minuscola isola gallese, dal nome quasi impronunciabile, ad essere il primo Santuario del Cielo Nero d’Europa. (Dark Sky Sanctuary) la definizione internazionale del sito. Sono appena 17 i luoghi in cui viene dato pieno rispetto al buio, un luogo in cui tutti gli studiosi possono fare osservazioni senza interferenze. Cieli stellati affascinanti che riescono ad emozionare, come probabilmente hanno fatto per millenni i nostri progenitori.

Un fazzoletto di terra

L’isolotto di appena 2,5 km di lunghezza e 800 metri di larghezza ospita solo due persone. Anche se in estate subisce una invasione di ben 12 persone. L’isolotto si trova a 3 km dalla penisola di Llŷn, nel nord-ovest del Galles. L’isola è protetta dall’inquinamento luminoso della terraferma da una collinetta di 200 metri, che crea le giuste condizioni di buio. Per poter far parte di questo esclusivo club di luoghi oscuri, occorrono alcuni precisi parametri. Sono aree con un inquinamento luminoso eccezionalmente basso che sono almeno parzialmente accessibili al pubblico. Sono tra i luoghi più bui del pianeta.

Le luci di Dublino

Il luogo più vicino che potrebbe creare inquinamento luminoso è Dublino, sul lato opposto del Mare d’Irlanda ad oltre 100 km. L’isola è un paradiso naturalistico che ospita una grande colonia di berte notturne. Sono uccelli che per tornare al nido, viste le abitudini notturne, hanno bisogno di stelle ben visibili. Procellarie, gufi ed alcuni roditori, sono endemici. L’isolotto è stata sede di monasteri tanto da essere nota come l’isola dei 20.000 santi, ed era luogo di pellegrinaggio. Con l’abbandono dei monaci è diventata sede di predoni e pirati, nel tempo sostituiti da pescatori e contadini, fino all’attuale spopolamento.

Un faro killer

Sull’isola esiste un faro a base quadrata che ha causato migliaia di vittime tra gli uccelli, sia stanziali che migratori. La luce bianca disturbava e stordiva, da alcuni anni è stata sostituita da una luce rossa, e gli incidenti sono immediatamente crollati. Un esempio che dovrebbero seguire altri fari. L’inquinamento luminoso è in aumento e non disturba solo la fauna selvatica. Sono molti gli umani che sviluppano disturbi del sonno, legati alla eccessiva luminosità notturna. Un santuario del buio.

Un santuario del buio

Credits: Pixabay

Benessere, Enogastronomia, Viaggi

La torta te la stampo in 3D

Un dolce disponibile con una semplice stampante pronto in pochi minuti.

Gettiamo altra benzina sulle preoccupazioni di tuti coloro che avversano le innovazioni. Le stampanti 3D stanno diventando relativamente popolari, ed il loro impiego è molto variegato. Ora un team di ricercatori ha spostato i limiti noti un poco oltre, utilizzando la tecnica in cucina. Una cheesecake ha preso forma grazie ad un mix di ingredienti che sono i classici elementi della ricetta tradizionale. La torta te la stampo in 3D

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Non tradizionale

Ciò che non è tradizionale è il metodo. Dopo aver acquistato gli ingredienti li hanno sminuzzati, riducendoli a forma liquida o semi solida per poter essere “iniettati” sul piano di lavoro e creare la torta. Sono serviti molti tentativi per trovare i giusti livelli di consistenza degli ingredienti, ma alla fine il risultato è stato eccellente. Non abbiamo potuto assaggiarla perciò ci limitiamo a giudicare l’aspetto esteriore. I ricercatori giurano che era buona, anche se differente, da quella cucinata da nonna, indubbiamente commestibile.

Sette ingredienti

La ricetta si basa su sette ingredienti: pasta di cracker Graham, burro di arachidi, marmellata di fragole, nutella, purea di banana, ciliegie candite e glassa. Sono stati tutti ridotti per poter essere contenuti nelle siringhe utilizzate dalla stampante. Le linee sottili degli ingredienti si sono sovrapposte, fino a creare la cheesecake. Unico escluso la base di crackers con burro e acqua, realizzata con un robot da cucina. L’intero processo è terminato in mezz’ora.

Lo avremo tutti

Sarà l’ennesimo elettrodomestico che tutti vorremo avere o resterà un curioso oggetto da dimenticare rapidamente? Sembra poco probabile che una stampante 3D diventi un “must” della nostra cucina, ma potrebbe interessare i locali pubblici per rinnovare costantemente le fette di torta nelle loro vetrinette. Anche la NASA sta studiando la possibilità di utilizzare questa tecnologia per i viaggi nello spazio. Già esistono carni, verdure e formaggio realizzati con le stampanti, mancavano i dolci, prossimo step la frutta.

Mancano i ricettari

Al momento la tecnologia esiste, gli ingredienti pure, ma mancano le ricette ed i trucchi per realizzarle, se volete creare una start-up apposita, avete campo libero. Non mancheranno i detrattori della nuova tecnologia, ma qualcuno potrebbe trovare soluzioni accattivanti che la renderanno ancor più semplice. Per gli igienisti potrebbe rivelarsi un vero toccasana, il cibo non verrebbe manipolato, e tutto si svolgerebbe nell’ambiente asettico in cui funziona la stampante 3D. La torta te la stampo in 3D

Credits: Jonathan BlutingerColumbia Ingegneria

Abitare, Eventi, Viaggi

Thor il tricheco in tournée

Evento abbastanza raro ma i trichechi scendono sempre più a sud forse per colpa del cambiamento climatico

È già accaduto altre volte, anche se di rado, di trovare un tricheco comodamente spiaggiato a riposare sulle coste europee. L’ultimo caso è quello di Thor, un maschio di circa 5 anni che probabilmente è partito dall’atlantico canadese per raggiungere Groenlandia, Islanda e Inghilterra. Ha eletto a residenza momentanea alcuni porticcioli dove è diventato una star dei selfie e idolo dei bambini. Sono due anni che nuota in acque relativamente calde rispetto a quelle che preferisce. Un lungo viaggio che lo ha spossato. Thor il tricheco in tournée

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In Islanda nuovamente

Ha lasciato l’Inghilterra ora e si è diretto verso acque più fredde, è stato infatti localizzato in Islanda. È un mammifero di grandi dimensioni che può arrivare ai 3,5 metri di lunghezza e al peso di 2 tonnellate. Per raggiungere queste dimensioni deve nutrirsi bene e forse ha seguito banchi di pesci per recuperare il suo “peso forma”. Non è certo cosa lo spinga a lasciare le acque fredde dell’Artico, dal momento che è adatto ad affrontare climi rigidi. Il suo enorme strato di grasso lo protegge tra i ghiacci, mentre lo ostacola in climi più caldi.

 Nella lista rossa

I trichechi sono inclusi nella lista rossa delle specie minacciate. Dovrebbero essere presenti solo 110mila esemplari sul pianeta, una quantità non tropo cospicua. La minaccia principale per loro è che il riscaldamento globale, porti a mutare le condizioni vitali nelle aree più a nord. Già foche ed orsi bianchi sono in grave sofferenza, anche i narvali che di solito vivono sotto ai ghiacci della calotta artica si sono spostati a sud. Gli orsi bianchi non riescono a nutrirsi a sufficienza e si avvicinano sempre più ai centri abitati, creando conflitti con gli umani.

Thor il tricheco in tournée

Thor il giovanotto

Forse Thor s’è preso il suo anno sabbatico per fare esperienze. È ancora giovane e relativamente “piccolo”, solo 8 quintali, probabile che si senta avventuroso e desideroso di conoscere di più di cosa offre il mondo. La speranza è che non si renda responsabile di guai. Un altro tricheco vagabondo è stato soppresso in Norvegia, perché si era reso pericoloso. I trichechi amano restare immobili al sole per ritemprarsi, ma a volte scelgono barche come luoghi isolati dove stendersi. In molti casi nel tentativo di salire a bordo le sbilanciano e le affondano. Un tricheco vagabondo, che era arrivato in Irlanda, ha avuto a disposizione un pontone tutto suo, per evitare che affondasse altre imbarcazioni

Solo selfie

La speranza è che Thor decida di essere solo il protagonista di molti selfie e che trovi una giusta collocazione. Il viaggio che ha ripreso verso l’Artico sembra un buon segno, ma i biologi marini sono preoccupati perché non comprendono cosa causi queste migrazioni. Fortunatamente al momento sono casi sporadici che possono essere legati a molte eventualità. Il timore che i trichechi possano “perdersi” in altri mari comprometterebbe anche la loro possibilità di riprodursi. Thor il tricheco in tournée

Credits:Pixabay

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Svelato un altro mito

Le tartarughe marine migrano a tentoni, forse non sanno veramente dove andare.

Si riteneva che le tartarughe marine, dopo aver abbandonato le spiagge dov’erano nate, avessero un obiettivo ben chiaro. Niente di tutto ciò. Dopo aver passato un breve periodo in qualche nursery, aree protette da alghe, per raggiungere una certa dimensione, cominciano a cercare aree dove nutrirsi. Nuotano per molte miglia nell’oceano, alla ricerca dei loro manicaretti preferiti. Amano le spugne, piccoli pesci ed alghe. Chi immagina che questo porti ad una migrazione in linea retta, su un obiettivo ben chiaro, è in errore. Svelato un altro mito

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Conservazione delle specie in pericolo durante il Covid

Sempre più complicato portare a termine i progetti di salvaguardia degli animali in pericolo d’estinzione, eppure potrebbe essere un passaggio fondamentale.

Possiamo progettare i migliori interventi possibili per salvare le specie in pericolo. Possiamo finanziare i migliori progetti, preparare il personale e le attrezzature. Ma quando arriva il lockdown e la logistica s’inceppa non resta molto da fare. Gli scienziati che solitamente lavorano sul campo nel periodo più caldo dell’anno, non hanno potuto viaggiare. Il rischio è che i progetti non ancora portati a termine possano abortire. Conservazione delle specie in pericolo durante il Covid

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Viaggi

Torniamo ai velieri non inquinanti

I trasporti inquinano moltissimo, le navi cargo ancora di più, sostuiamole coi nuovi velieri

Greta Thunberg darà l’esempio con la prossima traversata dell’Atlantico. Farà la traversata con un moderno veliero che oltre all’energia eolica sfruttarà quella solare. E’ un veliero dotato di cellule fotovoltaiche che consentono di utilizzare nei momenti di bonaccia le nuove turbine. Efficace e non inquinante. Torniamo ai velieri non inquinanti.

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Viaggi

La linea aerea che non ci fa vergognare

Chi tiene alla salute del pianeta invita a Non Volare

Lo dice anche Greta Thunberg di non volare se non è assolutamente indispensabile. Ogni volo aereo fa aumentare la nostra impronta carbonica di tantissimo, soprattutto nei voli intercontinentali con grandi aerei da oltre 300 posti. Il carburante consumato in quei voli è veramente tanto e la sua traccia è visibile in cielo per molti minuti in alcune giornate. Ora c’è una novità importante una linea aerea che non ci fa vergognare.

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Viaggi

Porti turistici italiani tra i più inquinati d’Europa

Inquinano tantissimo le navi da crociera, molto peggio delle auto

Il nuovo rapporto di Transport & Environment le canta chiare. Le auto inquinano, immettono CO2 e zolfo nell’atmosfera, eppure tutte le auto circolanti in Europa rappresentano appena il 10% della quota di inquinanti rilasciate dalle super navi. Complice dello scempio una legislazione molto benevolente nei confronti delle navi che solcano il Mediterraneo. Porti turistici italiani tra i più inquinati d’Europa.

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