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Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Piante di cacao creduto perduto per quasi un secolo è stato ritrovato in una sperduta valle del Perù

Nelle foreste pluviali dellEcuador, cresceva un cacao dal sapore sorprendentemente buono. Morbido, setoso e dal ricchissimo di sapore, era e usiamo il passato, il preferito di alcuni cioccolatieri disposti a pagare prezzi da capogiro per averlo.Era il celebrato Nacional coltivato già da oltre 5.00 anni. Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

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il vero cioccolato da intenditori

Il Cioccolato con la C maiuscola, veniva coltivato in diverse aree interne dell’Ecuador.  Gli europei crearono nuove piantagioni più vicine alla costa, circa un secolo dopo che Cristoforo Colombo aveva “riscoperto” le Americhe. Non possiamo fare congetture su dove e come la malattia si propagò, ma queste splendide piante di cacao, vennero colpite dal marciume gelido, che le fece morire tutte. Un vero disastro ecologico e gastronomico.

Una fama meritata

Grazie al sapore intenso questa varietà di cacao divenne velocemente famosa. Potremmo dire che l’economia del paese venne sospinta quasi solo dal Nacional, grazie all’esplosione di richiesta proveniente dall’Europa. Amburgo era il porto in cui si svilupparono quasi tutti i commerci relativi al cioccolato tra 800 e inizio ‘900, e il Nacional era il più gradito. 

Un secolo fa la scomparsa

Nel 1919 sembrava che tutte le piante fossero scomparse e il raccolto fosse quasi azzerato. Una leggenda voleva che alcune piante si fossero salvate in una valle sperduta nel Perù. Una ricerca a tappeto degna di Indiana Jones, ha coinvolto migliaia di piante per rintracciare quell’Eldorado. La ricerca ha dato frutti ed ha appurato che la piccola valle esiste veramente. 

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Cacao Nacional salvo in Perù

A sorpresa, alcune piantagioni di cacao in Perù, non furono colpite così duramente, e alcune piante del Nacional si erano salvate. Questa valle molto isolata è riuscita mantenere in vita, e sani, alcuni degli alberi originali. Esaminando il DNA delle piante più secolari hanno trovato che erano le pro-pro-nipoti delle piantagioni millenarie. Grazie al ritrovamenti di queste piante è iniziato un percorso di recupero di quel cacao prelibato. 

Rimboschire l’Ecuador anche col cacao

Un’associazione ambientalista si era già posta l’obiettivo di ripopolare le zone ecuadoriane divenute incolte. Ora però il progetto si è integrato con quella rinascita, e la collaborazione tra ecologi e coltivatori s’è fatta più forte. Hanno coinvolto una quarantina di famiglie di contadini, per il rimboschimento delle piantine nate dalle vecchie piante di cacao ritrovate. L’obiettivo è contemporaneamente di riattivare il business del cacao e di ripristinare le foreste ecuadoriane

Terreni nuovamente lavorati e curati

I terreni incolti o lasciati al degrado, vengono nuovamente lavorati nella speranza che presto la foresta riprenda i suoi spazi. Il fatto che abbiano resistito alla malattia fa pensare che possano essere diventate immuni e quindi più forti e resistenti. Per facilitare il reintegro delle piante, hanno dato vita a vivai per le piantine che crescono dalle fave originale ed altre piantine vengono ibridate grazie ad innesti

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Contributi ai contadini

Le famiglie che coltivano Nacional ricevono un contributo per le spese che dovranno sostenere, e per i mancati introiti per gli anni in cui dovranno attendere che comincino a dare frutti. Il Nacional ha una crescita lenta e non fruttifica molto, rispetto ad altre piante di cacao. Ma l’attesa sarà sicuramente remunerata in modo soddisfacente. Per questo le fave di Nacional sono pagate almeno il triplo delle altre. La vendita è garantita e questo aiuta i coltivatori in progetti a lungo termine. 

Proteggere e conservare

La sostenibilità del progetto si sposa con le esigenze di proteggere e conservare l’ecosistema. Il Nacional gradisce i terreni ombreggiati, perciò le piantagioni crescono con altri alberi di alto fusto in grado di produrre ombra e dare cibo e riparo anche alla fauna locale. 

Barrette da vendere in oreficeria 

Le barrette di Nacional (ora rarissime) possono arrivare a costare quasi 500 dollari. Non sareste curiosi anche voi di assaggiare questa delizia? Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

Come salvare il cioccolato più ambito del mondo

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Al lavoro col cibo portato da casa

Le vecchie abitudini alimentari tornano in auge.

Per decenni gli italiani hanno portato con se sul posto di lavoro, il loro pranzo. Cibo cucinato in anticipo o gli avanzi. Un sistema alimentare che permetteva di risparmiare sui costi, evitava di gettare gli avanzi e donava certezze alimentari. La qualità forse non era la migliore possibile, pranzi freddi un poco insapori, magari un poco “rinvenuti” non erano una gioia assoluta, ma nutrivano. Al lavoro col cibo portato da casa

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Inflazione ancora rilevante

Le attuali condizioni economiche, la volontà di non sprecare preziose risorse e una sempre più consolidata attenzione all’ambiente, stanno facendo riscoprire la “schisceta”. La gamella, il portavivande preparato con cura la sera precedente o all’alba con le vivande preferite. Quasi tutte le aziende organizzate dispongono di frigoriferi dove conservare gli alimenti per non alterarli, e pratici forni a microonde o fornetti per riscaldare al momento. Esistono anche pratici contenitori alla bisogna in grado di mantenere a lungo calore, umidità o freddo.

Cibo gustoso e sicuro

Una garanzia di poter disporre di cibo gustoso di cui si conosce la provenienza e a disposizione nel momento in cui si può andare in pausa pranzo. Questa disponibilità di cibo da casa, sta mutando anche il mercato. Molte famiglie programmano meglio cosa acquistare e riempiono meno il carrello della spesa. Controllano con maggiore attenzione scadenze ed ingredienti per una spesa sostenibile e più sobria.

al lavoro col cibo da casa

Quasi la metà portano cibo da casa

I consumatori che amano portare con sé il loro pranzo è quasi del 50%. Una percentuale importante che fa comprendere come il fenomeno sia molto interessante, ed al quale i supermercati stanno rivolgendo sempre più attenzione. Le difficoltà economiche assillano sempre più persone, che non riescono a risparmiare e si sentono condannati ad essere poveri anche se stanno lavorando.

Prezzi in ascesa 

Contribuisce a questa sensazione di disagio la percettibile ascesa dei prezzi, sia dei beni di consumo, che energetici. L’aumento del costo della benzina è una sorta di cartina al tornasole, viene presa come elemento di grande disturbo del valore della propria capacità di spendere. A questo si aggiunge una maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici e una certa avversione a farsi omologare. Una sorta di guerra al consumismo sfrenato ed una presa di coscienza che è possibile ridurre lo spreco.

Private label e discount

L’attenzione alle private label e a prodotti di fascia più economica dei discount sta spingendo il mercato in nuove direzioni. Nuove abitudini che impongono di calmierare il numero dei prodotti acquistati e molta attenzione alle offerte. I rincari preoccupano e la percentuale di chi ha modificato il proprio modo di fare la spesa è superiore al 90%. Le lunghissime e crescenti file di bisognosi che si appostano agli ingressi della Caritas, non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Al lavoro col cibo portato da casa

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Sorpresa vegana cambia il trend 

Vegetariani e vegani non sono più così influenti

Per la prima volta dopo molti anni Vegani e Vegetariani fanno segnare un arresto nelle intenzioni di vendita. Anzi, sono in regresso rispetto allo scorso anno. Solo il 4,2 del campione degli intervistati dichiara di aver fatto la scelta V, ma erano 5,4 solo un anno fa. Un calo consistente. Sorpresa vegana cambia il trend

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La forbice si amplia

La forbice tra le due culture alimentari si fa più ampia con molti ripensamenti. A parte pochi integralisti vegani, tra i vegetariani si segnalano molti ripensamenti. La gratificazione dei cibi di origine animale è troppo consistente e la voglia di concedersi qualche scappatella è sempre più costante. A ripensare alla loro dieta sono soprattutto i maschi, mentre le donne resistono nelle loro convinzioni. 

Carni sintetiche meno invise

Tra le altre notizie rilevata la contrarietà dei consumatori italiani a consumare le carni sintetiche anche se non esiste più l’ostracismo completo di pochi mesi fa. Parlare delle nuove possibilità, sta creando una corrente di pensiero innovativa. Anche i prodotti a base di farine d’insetti non sono graditi ai più, ma va segnalato che le giovani generazioni hanno un approccio meno respingente. Un quarto di loro li consumerebbe.

Calano anche i googlatori di prodotti

Il calo d’interesse nei confronti dei cibi vegani e vegetariani è confermato anche dalla riduzione delle ricerche su tali prodotti e dalle ordinazioni in rete. Anche i ristoranti solamente vegetariani stanno modificando i loro menù, integrando con piatti “tradizionali”. Sono pochi i locali che riescono a mantenere una clientela rilevante con solo piaggi veg.

sorpresa vegana cambia il trend

Finita la frattura o bianco o nero

Forse è terminato il periodo di frattura tra i due mondi. Essere vegetariano è una scelta che può anche non essere esclusiva e non per tutto l’anno. Vengono consumati più vegetali, ma non esclusivamente nella forma all veg, Sono scelte salutiste e di impegno verso un mondo più sostenibile. Ormai tutti i ristoranti inseriscono una proposta vegana, forse è giunto il tempo che anche i vegani seguano l’esempio, aggiungendo una o più portate tradizionali.

Comprendere le reciproche posizioni

Non è più tempo di litigi ma di comprensioni. La curiosità di provare alimenti alternativi legati all’orto e al foraging portano a sperimentare alternative che sono basate su culture alimentari del passato. Una riscoperta di valori legati alla conoscenza dei territori e della coltivazione in loco. Dal km zero, siamo passati agevolmente al metro zero, con coltivazioni direttamente messe in opera dai ristoratori. 

Milano fa ancora scuola

Milano è una città dove il pensiero e la cultura Vegano/vegetariana è maggiormente rilevante. La città è sempre pronta a sperimentare e fare sua ogni esperienza alimentare, che sia reale o modaiola. Qui l’interesse per il sushi e sashimi, per il poke e altre realtà alimentari esterofile o esotiche s’è sviluppato con anticipo rispetto alle altre aree italiane. L’adesione al ven e al vegetarian scema com l’aumentare dell’età, sono soprattutto i più giovani ad esserne attratti. Sorpresa vegana cambia il trend

sorpresa vegana cambia il trend

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Cioccolato e funghi un’esperienza in arrivo

Lascia un poco sbigottiti ma è una tendenza in espansione, potrebbe arrivare tra pochi mesi.

Non è una novità assoluta. In realtà è dare corpo ad una tradizione molto antica proveniente dalle aree andine e centro americane dove si sono sviluppate civiltà millenarie. Luoghi dove il cacao è conosciuto da molti secoli. I funghi vengono studiati con sempre maggiore attenzione alla ricerca delle proprietà che ne hanno fatto la fortuna. Cioccolato e funghi un’esperienza in arrivo

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Barrette toniche o antiage

Sono nate barrette a base di cacao e funghi dalle impreviste qualità nutraceurtiche che stanno conquistando il mercato statunitense. al momento sono in vendita in negozi specializzati, ma presto verranno offerti ovunque. Ciò che no era balzato agli occhi è che l’abbinamento ha reso ancora più funzionali le caratteristiche dei funghi

Pre-colombiani i maggiori conoscitori

La storia pre-colombiana e meso-americana è ricca di esempi di mix dei due ingredienti.  Venivano utilizzati soprattutto per ottenere l’effetto di entrare in un’altra dimensione o in contatti col divino o coi propri defunti. un rito di passaggio che solo gli eletti potevano compiere.

cioccolato e funghi

Sciamani al lavoro

Il lavoro degli sciamani era di collegamento tra i due mondi e queste capacità venivano sollecitate grazie ai funghi, più meno magici. Ma le barrette che sono in produzione ora non servono a visitare altre realtà, sono barrette salutiste che hanno dimostrato di creare benefici alla salute. Il cacao è un vasodilatatore e crea le condizioni per veicolare velocemente le sostanza contenute nei funghi, é il mezzo di trasporto ideale

Una soluzione ecologica e sostenibile?

Chi alleva funghi sa che possono crescere in spazi minimi, indoor, senza quasi consumi di terreni e con pochissima acqua. Una produzione che potrebbe rivelarsi interessante per una riduzione di impatto ambientale e consumi energetici. Sono anche assai veloci nel crescere. Potrebbero divenire utili per coltivazioni poco invasive e di alta resa.

Alcune aziende pronte

Sono già diverse le aziende che stanno mettendo in commercio le loro barrette, sia californiane che messicane ed utilizzano funghi già molto noti come il fungo della criniera di leone un tipo di fungo studiato per problemi neurologici. Altre aziende puntano su proprietà riconosciute e vantate di altri funghi. Stanno creando barrette e base di funghi giapponesi shiitake, ed una varietà avrebbe qualità antiaging. Presto ce ne saranno per ogni gusto ed esigenza, siete pronti a Cacao e Funghi? Cioccolato e funghi un’esperienza in arrivo

cioccolato e funghi
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Fattorie verticali al posto degli uffici

Le città ripensano i propri spazi per coltivare cibo

Sono tantissimi i capannoni, le strutture industriali e gli edifici utilizzato come uffici, in disuso. Una vera crisi dell’edilizia accentuata dal covid-19 e i problemi che ha indotto. Anche lo smart working ha contribuito a rendere obsoleti o inutilizzati molti uffici, che ora non trovano altre accomodazioni. La soluzione a questo problema è forse arrivata da alcune società agricole. Fattorie verticali al posto degli uffici

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Edifici vuoti ed inutilizzati

Si avete capito bene, gli edifici vuoti ed inutilizzato possono diventare orti urbani. Orti automatizzati verticali che consumano pochissima acqua e pochissimo spazio, rispetto alle colture in campo. Un’azienda, la Area 2 Farms, ha dato il buon esempio installando una struttura in grado di produrre verdure, tuberi ed erbe aromatiche.Il tutto nel centro città con la possibilità di raggiungere molte persone con il suo mercato contadino.

Niente affitti con lo smart working

Il crollo degli affitti per gli edifici in posizioni centrali, non più utilizzati, ha coinvolto anche tutto l’indotto di bar cafeterie, ristoranti, che grazie a questa nuova attività riprendono slancio. I tentativi di trasformare gli edifici dedicati agli uffici, in loft e appartamenti, ha trovato scarso interesse. Troppo complicato rendere gradevoli gli ambienti dedicati ad altre attività, e decisamente costoso.

fattorie verticali al posto degli uffici

Il sistema Silo

Il sistema utilizzato trasforma gli ambienti in una fattoria che può operare in gran parte in autonomia. Il sistema utilizza dei nastri trasportatori che si spostano in verticale. La loro funzione è replicare il ciclo luce-buio naturale con cui crescono le piante. La loro automazione alleggerisce il lavoro degli operatori che prima dovevano muovere tutti i contenitori manualmente. Altro punto a favore, non è necessario modificare gli edifici, bastano gli allacci ad acqua ed elettricità per poterlo rendere operativo. Sono ambiente solitamente climatizzati, dotati di riscaldamento e ventilazione.

Fattorie moderne

Le aziende che hanno progettato queste automazioni immaginano che le loro fattorie verticali possano soppiantare molte delle coltivazioni in campo. Non tutto può essere coltivato verticalmente, ma sono molte le verdure e i piccoli frutti che possono essere coltivati arrivando fino a 30 raccolti annui. Ora sono in fase di promozione per farsi conoscere e potrebbero veramente costituire una scelta interessante per dare un futuro a molti edifici. Se pensate alle distese di capannoni vuoti del Veneto, che stringono il cuore, la soluzione sembra ancor più interessante.

Strutture aggiornabili e modificabili

Le fattorie verticali non sono un monoblocco destinato solo a certe coltivazioni. Possono essere adattate a seconda delle esigenze. Modificando alcune parti l’automatizzazione diventa ottimale per la coltivazione che si vuole intraprendere. Non c’è nemmeno bisogno di particolari skils in agraria e agronomia. Il sistema una volta deciso cosa coltivare predispone tutto ciò che serve e comincia a lavorare per noi. S vogliamo insalata o fragole o lamponi basta impostare la richiesta e la fattoria verticale si predispone in autonomia.

Produrre di più

L’agricoltura verticale permette di produrre molto più rispetto al terreno e con una costanza che l’esterno non consente. La ciclicità della stagioni, accelera o rallenta i cicli, mentre in ambienti al chiuso questo può essere evitato. Inoltre c’è l’enorme vantaggio delle energie utilizzate fino al 90% in meno e il risparmio di consumo di acqua, fino al 98% in meno grazie a ricicli e filtraggi. Fattorie verticali al posto degli uffici

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Convivere col gran caldo fino a 40°

Temperature “folli” e disastri meteorologici stanno svegliando anche i negazionismi.

Anche i dubbiosi e gli “agnostici” del cambiamento climatico cominciano a vacillare. Le temperature che si alzano ogni giorno e toccano nuovi record, arrivando e sorpassando i 40 fanno capire cosa accadrà. Se in alcuni paesi temperature simili sono normali e consuete ad ogni stagione estiva, in Europa questo non vale. Convivere col gran caldo fino a 40°

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Persone fragili

Vengono rinnovati i consigli alla cautela specie per le persone fragili, a non uscire, bere molto, ecc. Tutti consigli consueti ma ripetuti con una frequenza inusuale. Lo scorso anno le vittime per il caldo eccessivo sono state 18.000 in Italia, su un totale di 62.000 in tutta Europa. Un primato molto triste.

Vivere con tanto caldo

Quanti altri eventi meteorologici folli dovremo ancora incontrare prima di convincerci che questo diventerà il nostro rituale futuro. Estati roventi con fortunali simili agli uragani tropicali, che ci costringeranno a cambiare le nostre abitudini. Ci rintaneremo nei seminterrati o nel sottosuolo

Servizi interrati  

Ci sono realtà dove già per proteggersi tutta la vita sociale e non avviene al chiuso in luoghi refrigerati o condizionati. Siamo sicuri di voler vivere in questo modo rinunciando a stare all’aperto? Le grandi città con l’uso dissennato dei condizionatori diventano autentiche fornaci con sbalzi di 5-6 gradi rispetto alle aree extraurbane. Scapperemo dalle città?

Come ci vestiremo? 

Dovremo imparare ad utilizzare abbigliamenti che sappiano mediare dal caldo eccessivo esterno, alle folli refrigerazioni interne. Sarà l’apoteosi delle raucedini, dei mal di gola, delle bronchiti. Forse dovremmo investire in sciroppi per la gola sin d’ora. Anche i trasporti diventeranno opzioni su cui investire mota attenzione. Muoversi con la propria auto senza la certezza di un posto riparato o sotterraneo è quasi impensabile, salvo disidratarsi in tre minuti dall’apertura della portiera.

combattere il gran caldo

Mezzi pubblici refrigerati

Spostarsi coi mezzi pubblici se non conveniente raffreddati sarà problematico. Ma anche solo aspettare alla fermata dell’autobus i classici 10 minuti diventerà occasione per un colpo di calore. Da combattere con strumenti che possono essere ricaricati a pile o tramite usb. In ogni caso un altro consumo energetico, che già molto costoso in ogni caso, al di là dei problemi legati alla guerra russo-ucraina.

Combattere il calore esagerato con il cibo corretto.

Dovremo ridare sfarzo alla dieta mediterranea in cui vegetali, frutta e cereali sono alla base dell’alimentazione. Dovremo ridurre il consumo di cibi troppo processati, ridurre le carni rosse e dare più rilevanza ai pesci, anche quelli non celebrati. Ridurre gli insaccati, le cose troppo saporite e salate. Abbandonare i superalcolici e accontentarci di poco vino, eliminare anche i dolci e gli zuccheri, ove possibile.

Bilanciamento indispensabile

Il giusto bilanciamento della nostra dieta, ci aiuterà a sopportare il calore eccessivo e a mantenere una corretta alimentazione. Bere molto e spesso, evitando le bevande troppo ghiacciate, favorire sempre l’acqua rispetto alle bibite, anche se queste sono più “divertenti” al gusto, sono in realtà dannose per il nostro metabolismo interno ed intestinale.

Torneremo a vecchie usanze?

I nostri avi quando dovevano affrontare le giornate più estreme ricorrevano ad espedienti. Alcuni di loro potremmo riesumarli, perché a costo bassissimo e funzionali. Portare una foglia di cavolo sotto al cappello ad esempio, aiuta a mantenere il livello di umidità necessario per evitare di sentirsi mancare. Convivere col gran caldo fino a 40°

combattere il gran caldo
Benessere, Enogastronomia, Marketing

Bevande analcoliche in espansione

Un reparto finora poco esplorato sta diventando una buona occasione di business

Sono acque e bibite addizionate, arricchite o fortificate, aromatizzate, che puntano ad un pubblico attento alla salute o a nuovi modi d’intendere la “sete”. Ma all’opposto anche depauperate di alcuni elementi, senza sali disciolti, caffeina o zuccheri. L’obiettivo è soddisfare il gusto e allo stesso tempo regalare la sensazione di bere qualcosa di salutare od efficace per mantenere peso, colore e brillantezza della pelle. Bevande analcoliche in espansione

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L’aspetto estetico entro in gioco

Le nuove bevande analcoliche fanno leva sulla autostima di chi è preoccupato per i rischi che apporta al proprio corpo. Il timore di aumentare di peso con le bevande zuccherate o contenenti alcool, ha spostato l’attenzione su questi prodotti. Anche la birra analcolica rientra in quel settore, poiché non favorisce la tipica pancetta da bevitore di bionde. In Germania hanno coniato un termine apposito per definire quella piccola rotondità della pancia, “Bierbauch”. Un’autentico spauracchio per i giovani teutonici. La auto gratificazione di compiere un’azione positiva, fa il resto.

Bibite non gassate

Sono bevande che non prevedono aggiunta di anidride carbonica o altri zuccheri. Uniche eccezioni i succhi di frutta, dove il senza zucchero si riferisce a quelli aggiuntivi, mentre è abbondante la presenza di fruttosio. L’effetto salutista e/o di mantenimento è l’elemento chiave di tutti i prodotti del settore. Il modo in cui vengono presentati al pubblico si focalizza su quegli aspetti, con molta rilevanza ai “meno” ed anche ai “più”. Bevande che contengono sostanze ritenute essenziali per la salute fisica, e per il reintegro dei sali persi con l’attività sportiva .

Nuovi alleggerimenti

Molte bevande propongono un panorama di sapori diversi, spesso accompagnati da colorazioni che rendono immediata e facile la scelta degli elementi “utili”. Molto apprezzate dagli sportivi le acque insaporite ed alleggerite delle parti ritenute nocive, sostituite talvolta da elementi integratori. Anche le bevande a base di latte vengono private dalle parti grasse, ben sottolineati dai claim “scremato” o “parzialmente scremato”. La demonizzazione dei grassi animali prosegue anche in questo settore.

Sapori evidenziati

Molto apprezzate le bevande che rinnovano il panorama dei gusti, dalle semplici acque con aromi, frutti o essenze, ai che hanno aggiunto agli usuali limone, pesca o menta, una serie di variabili. La domanda di elementi integrativi ha dato vita a una serie di bevande definite “funzionali”, ovvero utili alla salute e all’attività fisica. Sono veri integratori salini o vitaminici, succhi di frutta e verdura, bevande stimolanti che aggiungono energia (redbull) o che possono rigenerare i muscoli. Di questo gruppo fanno parte anche le bibite a base di elementi naturali, riconosciuti come coadiuvanti delle funzioni fisiche e mentali. Ginseng, zenzero, melograno, goji, mirtilli, acai, papaya, pitaya, ecc. Bevande analcoliche in espansione

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Scoperti altri microbi mangia plastica

Ci sono batteri e funghi che riescono a distruggere le plastiche

Alcuni microbi, batteri e funghi hanno la capacità di aggredire e ridurre l’impatto delle plastiche. Riescono a farlo anche a temperature basse riducendo anche l’incidenza dei consumi energetici. Metodi che se applicati su larga scala potrebbero dare risultati importanti per ridurre l’inquinamento. Le plastiche sono ormai ovunque e le microplastiche sono nei nostri alimenti ed anche nel latte umano. Il problema è ancor più evidente ora che le spiagge si rianimano e dalla sabbia spuntano molti reperti plastici. Scoperti altri microbi mangia plastica

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Meno Plastica

L’unica vera e definitiva soluzione sarebbe ridurre la produzione di plastica in tutto il mondo. Un discorso molto difficile da far comprendere, ad una industria che dipende ancora troppo dai materiali provenienti dagli idrocarburi. Se non possiamo convincere le aziende a non produrne più, possiamo tentare di fare un’azione che dissolva il presente.

Dalle Alpi alle Svalbard

I batteri ed i funghi che possono digerire le materie plastiche sono stati scoperti sulle Alpi e nelle Isole Svalbard. Non sarebbe niente di eccezionale a parte il fatto che riescono a svolgere le loro funzioni a freddo. Un processo molto diverso da quelli utilizzati sinora dove il calore è parte importante del procedimento.Solo una piccola parte delle plastiche prodotte sinora è stato riciclato, anche a causa dei costi per la trasformazione e lo smaltimento.

Riciclare non basta

I rituali metodi di riciclaggio non eliminano il problema, si limitano ad allontanarlo ed implicano l’uso di altra energia per lavarla, e trasformarla in altri prodotti. Il materiale che si ottiene dal riciclo spesso è di qualità inferiore rispetto al materiale di partenza. Il riciclo inoltre non consente, come nel vetro, un riciclo costante, la perdita di qualità ad ogni passaggio, porterà la plastica ad essere stoccata nelle discariche.

Digestione a freddo

Questi batteri scoperti in Groenlandia e sulle Alpi riescono a digerire le plastiche a temperature molto più basse. Riescono a farlo già a 10 gradi rispetto agli almeno 35 gradi necessari negli impianti attuali. Un enorme risparmio in termini energetici. Riescono ad aggredire molti tipi di plastiche ma non il polietilene, forse la più diffusa tra le plastiche. I ricercatori stanno concentrando la loro attenzione sulla scoperta di quali sono gli enzimi che vengono attivati, e quali sono i meccanismi che vengono utilizzati. Buon lavoro. Scoperti altri microbi mangia plastica

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In Francia vietati i voli brevi.

Una scelta che fa discutere ma che potrebbe essere copiata 

Sono decisamente poche le tratte ad essere interessate a questo divieto, perché sono legate ad alcune condizioni. Le tratte che non superano le 2,5 ore di volo possono essere soppresse, ma solo se ci sono corse in treno che possano sostituirle. I treni devono avere orari regolari ed essere presenti nelle ore che possono interessare il grande pubblico. Servirà un ulteriore rafforzamento dei percorsi su strada ferrata per migliorare il servizio. In Francia vietati i voli brevi

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Un territorio che aiuta

A parte una limitata zona alpina ed i Pirenei, la Francia ha un territorio pianeggiante o di piccole colline, adatto a sviluppare bene una rete ferroviaria veloce. I leggendari TGV già coprono una larghissima parte del territorio. Facile fare un rapido confronto con la situazione italiana. Territorio molto più montuoso e rete ferroviaria claudicante, specie al sud. Inoltre la situazione delle isole maggiori non depone favorevolmente in quel senso. Le 13 ore necessarie per andare da Trapani e Ragusa spiegano bene come siano improponibili al momento  le soppressioni dei voli brevi.

Scopo principale ridurre l’inquinamento

I voli aerei inquinano moltissimo e contribuiscono al cambiamento climatico. Ridurre la loro frequenza nelle linee di raccordo può aiutare a decarbonizzare e sarebbe un invito a cambiare stile di vita. L’iniziativa verrà testata per tre anni. Se ci saranno i vantaggi supposti il divieto continuerà. Molte delle linee interne europee potrebbero raccogliere l’invito ed adeguarsi. Sono molte le percorrenze che potrebbero essere coperte dai treni veloci, sconvolgendo il modo abituale di viaggiare di molti cittadini.

In Francia vietati i voli brevi

Velocità superiore

I treni ad alta velocità possono rivelarsi meno costosi in termini d’inquinamento e consumi di energie fossili. Inoltre spesso i tempi sono ridotti rispetto ai voli per i quali occorre presentarsi in anticipo agli aeroporti, fare check-in, prendere posto, volare, ritirare l’eventuale bagaglio e raggiungere il centro città. Il treno offre la possibilità di arrivare direttamente nel cuore delle città

Critiche per le poche tratte coinvolte

Al momento le tratte coinvolte sono quelle che collegano Parigi a tre grandi centri Nantes, Bordeaux e Lione. Sono circa 5.000 voli su un ammontare di quasi 200.000 che solcano i cieli di Francia. Ma questo è solo l’inizio, il governo francese intendere estendere il divieto quando le condizioni di maggiore frequenza dei treno verranno soddisfatte.

Impensabile che sia definitivo

L’invito a cambiare stile di viaggio e di vita non può essere definitivo. Ma è una buona indicazione di come potrebbe migliorare il servizio e soprattutto come potrebbe migliorare la qualità della vita dei cittadini. Anche se l’impatto a livello di decarbonizzazione sarà minimo, compie un’azione simbolica che riduce l’impatto delle emissioni. Una nuova cultura del viaggio è il tema da sviluppare e speriamo che l’Europa sappia fare tesoro di questo esempio e lo applichi ovunque. In Francia vietati i voli brevi

In Francia vietati i voli brevi

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Gli Italiani spendono meno e meglio

Gli Italiani spendono meno e meglio

Sono meno fedeli ai punti vendita, ai brand e cercano le offerte

I consumatori italiani cercano di fare fronte al diminuito potere d’acquisto, con scelte più calibrate. Eliminati o ridotti gli acquisti superflui, maggiore attenzione alle offerte a tempo limitato e a tutti i benefit che possono far ottenere sconti. I timori di una inflazione che possa rivelarsi galoppante sono rilevanti. L’attenzione ai rincari e alle strategie di marketing (shrinking) ha mantenuto alto l’interesse verso i prodotti che hanno mantenuto una linea di prezzo costante. Gli Italiani spendono meno e meglio

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Sconti prima di tutto

Tutto ciò che è scontato attrae, mantenere il carrello pieno ed ancora qualche euro nel portafoglio o nella credit card è l’interesse primario. Non tutti riescono a comprare tutto ciò che desiderano e scegliere bene è diventato un vero esercizio di economia applicata. L’economia domestica, derisa per decenni, torna a diventare un tema di cui dibattere.. Eliminati gli extra e controllate le offerte, l’altra leva più utilizzata sono i programmi fedeltà. Consentono scontistiche supplementari affidandosi a prodotti di private label (a marchio della catena).

Saggezza nello spendere

Si compra ciò che è indispensabile, soprattutto per bambini e anziani, mentre gli adulti fanno alcune rinunce. Per formaggi e salumi, ove possibile si ricorre alle private label, gli alcolici hanno subito i tagli più consistenti. Una diminuzione preoccupante riguarda frutta e verdure, articoli necessari per una buona salute e una dieta corretta. I recenti guai climatici con le alluvioni in Emilia-Romagna, aree di grandi produzioni orticole e frutticole, aggiungono preoccupazioni per ulteriori rincari.

Gli Italiani spendono meno e meglio

Stesso supermercato ma

Gli italiani mantengono la fedeltà alle strutture commerciali abituali. Frequentano le stesse catene di supermercati, ma cambiano gli articoli acquistati. C’è uno spostamento verso le gamme di prodotto medio o basso. Tutto in funzione di un risparmio abbastanza consistente da permettere di riempire il famoso carrello. Il rapporto qualità/prezzo è tenuto sempre in maggior conto e si programma meglio.

Anche in cucina

Anche in cucina le cose stanno cambiando. Le insistenti campagne per l’utilizzo di tutte le risorse e l’uso degli avanzi, anche grazie a ricette apposite, stanno funzionando. Anche nei prossimi mesi gli italiani continueranno a mantenere alta quest’attenzione ai prezzi.  Cambiano le abitudini anche rispetto ai marchi e brand, meno rispettati e riveriti. I prodotti di fascia simili ma con minore prezzo sono diventati molto attraenti.

Gruppi d’acquisto e mercati contadini

Chi può si rivolge ai mercato rionali e contadini, direttamente dal produttore al consumatore. Saltando tutta la filiera intermedia ed i costi di imballaggi e trasporti. Anche i gruppi d’acquisto che consentono sconti consistenti e supportano il lavoro degli agricoltori, godono di buona salute. A rilevare maggiormente gli aumenti dei costi sono le donne, in percentuale quasi doppia rispetto agli uomini, forse meno accurati nel fare gli acquisti. Gli Italiani spendono meno e meglio

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