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Quanto fa bene il pesce a tavola

È una convinzione sempre più accertata dagli italiani

Un italiano su tre lo consuma regolarmente, molto meno di quanto auspicato, ma comunque un buon dato. Lo considerano un alimento salubre e che contribuisce a variare i menù. In molte aree del paese è parte integrante dei regimi e delle abitudini alimentari. C’è solo uno sparuto 2% che non lo mangia mai e di solito lo fa per scelte che riguardano il gusto. Quanto fa bene il pesce a tavola

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1 volta a settimana

Oltre il 40% consuma pesce solo 1 volta a settimana, mentre il 12% lo immette nella propria routine alimentare ogni 2 settimane. Sono abbastanza pochi coloro che lo cucinano e consumano almeno due volte a settimana, talvolta tre. Purtroppo il tipo di pesce privilegiato non è mediterraneo e selvaggio. L’orata è la tipologia preferita, seguita dal salmone, dal nasello e dal merluzzo.

Naturale e povero

Il pesce più consumato è quello allevato o pescato nei mari nordici. La richiesta di un cibo salutare e buono cozza con la richiesta di pesce “naturale e povero” come il pesce azzurro di origine mediterranea. Pesce che non resta in mare troppo a lungo come branzini, saraghi, orate, trote, rombi, sogliole, o altri di grandi dimensioni. Il Mediterraneo è sempre meno pescoso è la taglia del pescato è inferiore rispetto a pochi anni fa. Urge incrementare la conoscenza di altre specie altrettanto gustose e meno care.

Quanto fa bene il pesce a tavola

Facile da cucinare

Uno degli aspetti che i consumatori tengono maggiormente in conto è la facilità di preparazione. È il trionfo del surgelato in tranci, pronto per andare in forno o padella senza perder tempo ad eviscerarlo o pulirlo. Molto amati anche i piatti a base di prodotti pronti per andare in pastella e frittura, o alla griglia, calamari, gamberoni, gamberi rossi. Apprezzatissime le cozze, i lupini, le vongole veraci mentre spopola il polpo e sono sempre più amate le alici.

Consumi molto regionali.

Il pesce viene consumato in modo molto diverso sul territorio nazionale, con ampi squilibri tra nord e sud. Probabilmente dovuti alle ricette e tradizioni culinarie legate alla vicinanza dei luoghi di pesca. Ma l’incremento dei surgelati ha in buona parte ridotto il gap delle regioni del nord che riescono ad approvvigionarsi più difficilmente di pesce fresco. In epoche di crisi economica, il pesce col suo costo elevato, resta appannaggio soprattutto dei big spender.

Salute primo motore

La prima motivazione che spinge ad acquistare pesce è la necessità di incrementare la salubrità di ciò che viene offerto a tavola. Molto consumato nelle famiglie con bambini per la convinzione che faccia bene ed aiuti lo sviluppo cerebrale. La sostenibilità è anch’essa un fattore, il pesce è messo in contrapposizione alle carni rosse, che godono di cattiva stampa recentemente. Gli allevamenti ittici non sono meno inquinanti ma questo non ha ancora raggiunto gli apici negativi di allevamenti di bovini e suini.

Quanto fa bene il pesce a tavola

Rivalutare le piccole taglie

Sono molte le specie meno conosciute ma altrettanto buone e che non rischiano di impoverire ulteriormente il Mediterraneo. L’intero ecosistema marino richiede scelte più accurate ed oculate. Rigettare in mare le specie che sul mercato non hanno attrattiva perché meno conosciute, non è il modo migliore per proteggerlo. L’impegno dovrebbe essere quello di far conoscere meglio le qualità di pesci meno noti. Una campagna informativa in tal senso, dovrebbe essere uno degli impegni più importanti del ministero.

Pesce al ristorante

La situazione non muta molto per il pesce più richiesto al ristorante dagli italiani. Cozze, polpi, calamari, vongole e lupini sono tra i più amati. Legati alle ricette tradizionali più che alla freschezza e alla disponibilità del pescato del giorno. Gli italiani non amano “rischiare” al ristorante, chiedono quasi sempre gli stessi piatti e si fanno consigliare dagli amici e dai conoscenti per la scelta dei luoghi “giusti”. C’è una leggera crescita di ordinazioni di pesce al ristorante, varrebbe la pena di tentare di spingere a scegliere qualcosa che non sia usuale. L’incremento maggiore è nelle giovani generazioni. Quanto fa bene il pesce a tavola

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Credits: Pixabay

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Dieta mediterranea originale ricca di pesce

Quanto pesce arrivava sulle nostre tavole? Perché troviamo solo resti di capre, buoi e pecore?

Esiste una teoria che considera il pesce locale mediterraneo, come una parte poco rilevante della nostra dieta originale. Basata più sulle carni che sul pescato. La dieta mediterranea viene studiata in ogni dettaglio, e continuano ad uscire reperti che rivoluzionano quel tipo di pensiero. Il mare nostrum come lo chiamavano i romani ha sempre fornito buone dotazioni di proteine ittiche. Dieta mediterranea originale ricca di pesce.

Ma i reperti negli insediamenti antichi mostrano solo parti appartenute a capre, pecore, suini e bovini. In realtà tra i resti c’è anche molto pesce, ma le sue lische piccole e fragili, vengono disperse facilmente. La loro fragilità le fa scomparire ad una prima ricerca, solo con gli approfondimenti si trovano resti di pesci.

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Zoo-archeologi al lavoro

Nell’isola di Creta un gruppo di zoo-archeologi svolge ricerche in quel senso e sta ribaltando l’idea di popoli di soli allevatori. Non solo ovini o ruminanti da mungere e a fornire carni, ma anche vasche di allevamenti ittici. Se questi grandi investimenti sono stati fatti, come mai non si rintracciano i resti? Eppure il pesce era alla base della quotidianità. Rappresentava buona parte dell’apporto proteico delle diete.

Testimonianze ma poche rappresentazioni

Ci sono testimonianze che lo dimostrano, anche se il pesce raramente era parte dei sacrifici agli dei, non veniva rappresentato nei templi o nei luoghi pubblici. Alcuni teorici individuano il Mediterraneo come troppo poco pescoso, ed irrilevante anche per la più celebre dieta. In effetti sono pochi i fiumi che scaricano nutrienti a mare e quindi, la catena alimentare parte ad handicap rispetto agli oceani. Ma i ritrovamenti di piccole parti di lische e teste dimostrano che il pesce era parte integrante della dieta.

Dieta mediterranea originale ricca di pesce

Renderlo più pescoso

il pesce è parte integrante delle diete moderne, l’ipotesi di un Mediterraneo più pescoso sarebbe molto positiva, anche attualmente. L’apertura del Canale di Suez ha mutato la situazione attuale, molti pesci non originali entrano nel Mediterraneo e sconvolgono l’habitat. Alcune specie aliene sono anche pericolosamente tossiche. A questo aggiungete una pesca dissennata e avrete una pessima immagine dell’esistente.

Pesca sostenibile

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, solo il 37% degli stock valutati nel Mediterraneo e nel Mar Nero è stato pescato entro livelli biologicamente sostenibili. Dopo che la diga di Assuan è stata completata, il flusso di nutrienti dal delta del Nilo si è ridotto. Le fioriture di plancton, e forse l’intera rete alimentare marina, hanno subito un grave dissesto, provocando un calo delle nascite di nuovi pesci. 

Disinteresse alla base del problema

Questo costante degrado è causato dal disinteresse verso il settore della pesca, ritenuto minore. Ad eccezione delle piccole comunità costiere, il resto dell’Europa non utilizza il Mediterraneo per la sua sopravvivenza. Ma non è sempre stato così. Il mare ha fatto da culla a più civiltà, ed ​​il pescato era importanti per le società più antiche. Bovini, pecore, capre erano tutti animali usati per i sacrifici nei rituali religiosi. Le rappresentazioni di questi sacrifici sono rimaste ovunque, documentate in testi, incisioni e monumenti. Il pesce però, occupava un posto importante nella società, più strettamente legato al quotidiano,

Dieta mediterranea originale ricca di pesce

Declino delle popolazioni ittiche

Negli ultimi 50 anni c’è stato un declino delle popolazioni ittiche. Prima della seconda guerra mondiale i pescatori locali su piccola scala, simili ai loro antichi omologhi, lavoravano principalmente nel Mediterraneo. Dal dopoguerra navi molto più grandi hanno cambiato il mondo della pesca. Questa pressione ha schiacciato il settore artigianale ed ha ridotto drasticamente gli stock. Mentre la pesca, in tutto il mondo, passa dalla gestione delle quote, nel Mediterraneo si basa ancora su metodi molto meno precisi. Le aperture e le chiusure stagionali e le dimensioni delle maglie delle reti, sono gli strumenti principali con cui vengono controllate le catture. 

Una visione ridotta

Ogni generazione successiva ha una visione ridotta di ciò che costituisce l’abbondanza. I ricordi del pescatore che poteva catturare 100 orate in un’ora, sono folli per il suo erede, che pensa che una giornata con 10 pesci sia andata alla grande. Il Mediterraneo viene ritenuto un mare povero, eppure sappiamo dagli storici romani che era molto popolato, ci sono testimonianze della presenza di molte balene grigie.  Segno che il mare era ricco, lo confermano anche gli squali che un tempo erano ovunque, ed ora stanno scomparendo. Per mantenerlo vivo, occorre attivare sistemi che lo rendano nuovamente molto pescoso.

Basta il solo turismo?

Le richieste dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono mutate. I turisti desiderano mari blu, acque cristalline anche se senza pesci. Vogliono il luogo perfetto per bagnarsi e prendere il sole anche a costo di riempire le coste di cemento. Per un gradevole Souvenir di vacanze, e poco importa se non ci saranno più orate, saraghi, alici o pagelli. Le pressioni sulla UE, perché finanzi progetti ambientali che si prendano cura del Mediterraneo, è forte e costante. La speranza è che il Mediterraneo torni ad essere un punto di forza anche per la nostra dieta quotidiana. Più pesce “selvaggio” locale, non allevato e riempito di antibiotici, e meno pesce oceanico sulle nostre tavole. Dieta mediterranea originale ricca di pesce.

Dieta mediterranea originale ricca di pesce

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Benessere, Enogastronomia, Marketing

Bastoncini di pesce economici e fortunati.

L’enorme successo di un piatto semplice e comodo, anche in periodo di pandemia

Esistono dal ’53 e sono un brevetto americano. Nati quasi per caso per incentivare la cucina pratica e veloce sono sopravvissuti a molti loro simili. La General Foods aveva lanciato cibo sotto forma di bastoncini o parallelepipedi di diversi alimenti. Tra questi bastoncini di vitello, prosciutto, melanzane, fagioli secchi, pollo e merluzzo. Mentre tutti gli altri sono scomparsi dai reparti dei surgelati, i bastoncini di pesce sono rimasti nelle vasche refrigerate della Grande Distribuzione. Bastoncini di pesce economici e fortunati.

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Pesce fresco allevato in centro città

Gli allevamenti di animali nelle aree urbane aumentano, ma il nuovo impianto nato a Singapore supera ogni fantasia. Otto piani di pesce fresco.

Per noi circondati da migliaia di km di coste può far sorridere. Posto per impiantare allevamenti ittici ce n’è a iosa. Però l’idea di aver pesce freschissimo anche nei centri urbani, senza la necessità di costosi trasporti non è affatto male. Partendo da questo presupposto a Singapore hanno deciso di creare questa possibilità. Poiché la popolosissima città stato asiatica, non abbonda di spazi utilizzabili, hanno pensato di svilupparla in verticale. Invece di svilupparsi in profondità, si svilupperà in altezza. Pesce fresco allevato in centro città

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Rispetto per il pesce e i suoi stock

Peschiamo troppo e troppo male. Riduciamo gli stock di alcune specie portandole al collasso

L’organizzazione no profit Marine Stewardship Council (MSC), lavora per promuovere la sostenibilità ittica. I suoi Standard per la pesca sostenibile, vogliono informare il pubblico in modo che possa attraverso la spesa condizionare il mercato. Se la richiesta si sposta verso specie ittiche considerate meno pregiate o semplicemente meno diffuse, si darà il tempo a quelle troppo sfruttate per ricostituirsi. Anche i nostri successori hanno diritto di poter consumare e gustare i pesci ed i crostacei che ci piacciono tanto. Rispetto per il pesce e i suoi stock

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Benessere

Una diagnosi con la puzza del pesce marcio

Dopo il calo delle funzioni olfattive, che sono un sintomo dell’infezione da Covid-19, l’olfatto diventa importante anche per lo studio di chi ha subito lesioni cerebrali

Un biomarcatore della coscienza che viene stimolato dal fiuto e dal riconoscimento di certi odori. È questo che ha indirizzato un gruppo di neurobiologi del Weizmann Institute of Science ad un nuovo studio. Il test ha dimostrato che il corpo reagisce agli odori piacevoli o sgradevoli. Il modo in cui avvengono le reazioni a questi stimoli olfattivi indirizza le cure per il recupero dei pazienti che hanno subito danni cerebrali. Gli odori formano buona parte della nostra memoria, sono legati a situazioni positive e negative. Fissano momenti precisi in modo indelebile. Una diagnosi con la puzza del pesce marcio

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Eventi, Viaggi

Un pesce serpente molto pericoloso

Riesce a respirare e muoversi sulla terraferma come le anguille, è assai invadente e fa paura

L’hanno trovato in Georgia ed hanno lanciato l’allarme. Se lo incontrate o lo pescate, uccidetelo immediatamente. Sono voraci e si nutrono di pesci, crostacei piccoli mammiferi e uccelli. Sono lunghi con un corpo viscido e scivoloso che gli permette di muoversi anche nel terreno o nell’erba. La loro presenza mette in pericolo qualsiasi ecosistema con cui entrano in contatto. Un pesce serpente molto pericoloso

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Benessere, Enogastronomia

Svuotiamo gli oceani troppo in fretta

Impediamo ai pesci di riprodursi a sufficienza, troppo pescato senza rispetto

Ci sono quasi 4 milioni di pescherecci e natanti dedicati alla pesca, raddoppiati in 60 anni e soprattutto quasi tutti motorizzati. La pesca viene effettuata sempre senza avere idea di cosa accadrà nel futuro. Non c’è programmazione. Ogni pescatore ha diritto di sostenersi con quello che è un lavoro probabilmente iniziato in famiglia da secoli, ma si stanno depauperando mari ed oceani in modo insostenibile. Svuotiamo gli oceani troppo in fretta.

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