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Dall-E 2 Arte creatività o bluff

Una mostra d’arte “Artificial Imagination” ha sollevato grandi polemiche e preoccupazioni nel mondo della grafica

Sono immagini generate dall’intelligenza artificiale, ha senso pensarle come vere opere d’arte o sono solo esercizi di stile. Appenderle alle pareti di una mostra è il modo per sdoganarle o per metterle all’indice? DALL-E 2 è un’applicazione che ha sorpreso e sconvolto molti dei suoi fruitori. Utilizza l’Intelligenza Artificiale ed ha enormi potenzialità. Qualcuno già parla di fine del lavoro per chi si occupa di grafica. Probabilmente è eccessivo, ma un cero timore tra chi si occupa del settore c’è. Dall-E 2 Arte creatività o bluff

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Fin dove è arte?

La difficoltà è creare un divide, un confine. Fin dove è arte e creatività, e dove comincia la semplice gestione fatta da AI di un’idea? Se si parla di idea forse la creatività è ancora presente e fondamentale. Se è solo mera esecuzione di un ordine, il confine diventa molto labile. Quasi una questione di lana caprina. L’approccio alla APP può essere molto diverso, ognuno aggiunge precisi dettagli per arrivare al risultato atteso. È vera originalità, o solo una felice sintesi di una serie di indizi?

Gli artisti non fanno chiarezza

C’è chi utilizza la APP per aggiungere o schiarirsi le idee, per selezionare linee su cui elaborare. Altri fanno eseguire pedissequamente la descrizione del loro “lavoro”, aggiungendo stili che non hanno ancora esplorato. Imitazioni con lo stile degli espressionisti o dei cubisti, interessanti, ma senza la vera anima dell’artista. Opere che possono essere di alto livello o toccanti, esposte come veri capolavori o soltanto trucchi grafici?

Una mostra stimolante

L’obiettivo ricercato dagli organizzatori era stimolare una discussione, e sicuramente hanno ottenuto il loro target. Gli articoli si susseguono, in rete o sul cartaceo, ovviamente ben ripartiti tra caldeggiatori ed oppositori. L’IA serve a stimolare la creatività, migliorarla, regalare nuovi processi creativi o è solo un’alterazione della realtà. E tutto questo cos’ha a che fare con l’arte? Ritorniamo a parlare di limiti, di confini da superare o da non superare. È l’inizio della democratizzazione dell’arte, aperta a chiunque ne voglia usufruire? Tutti in grado, purché in possesso di una buona idea, di produrre capolavori?

Dall-E 2 Arte creatività o bluff

Basta una frase ad effetto

L’IA ha possibilità illimitate. Un buon artigiano in possesso delle giuste informazioni può sviluppare la propria immaginazione. In questo caso d’uso, ha il potere di democratizzare la creazione dell’arte, ogni nostro pensiero, sogno, incubo, può tradursi in qualcosa di visibile. La APP si occupa solamente di tradurre l’immaginazione, se sappiamo descriverla correttamente. Basta inserire una frase che rappresenti una nostra fantasia e lasciare che DELL-E 2 la sviluppi. Possiamo anche aggiungere lo stile di un altro artista per rendere il nostro capolavoro unico. Possiamo sognare alla Michelangelo o alla Braque ed avere risultati agli antipodi. Quale sia il mix corretto di input resta al momento il segreto che ognuno dovrà sviluppare.

In vendita o gratuita

Arte in vendita o arte gratuita? Uno stimolo per altri per produrre a loro volta il loro personale capolavoro, o qualcosa da possedere? Molte le domande in questo senso, con risposte assai articolate dagli “artisti”. Qualcuno rivendica la capacità della propria creatività di produrre immagini uniche, e quindi ne rivendica la proprietà. Altri pensano che sia corretto considerarli stimoli e indicazioni, e che debbano essere liberi. Chi ama l’immagine prodotto dalla AI deve avere la possibilità di averla o riprodurla, e appenderla dove vuole. Torniamo alla domanda originaria: esercizi di stile o vera arte? Dall-E 2 Arte creatività o bluff

Dall-E 2 Arte creatività o bluff
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Coca-Cola Capolavoro un nuovo limite pubblicitario

Opere d’arte e dipinti celebri partecipano e si animano per diffondere il celebre marchio di Atlanta

Abbiamo valicato un altro limite nell’advertising? Le opere d’arte da apici culturali, diventano mezzi di promozione per bevande gassate. La scenografia dello spot parte da un museo dove uno studente svagato ed assonnato non riesce a dare il suo contributo scolastico. Quasi si appisola e lascia vagare i pensieri, mentre le opere d’arte per venirgli in soccorso prendono vita. Una mano di Aket “ruba” una bottiglietta di Coca-Cola da un’opera di Andy Warhol e la fa “volare” di tela in tela. Coca-Cola Capolavoro un nuovo limite pubblicitario

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Una visita molto personale

Un viaggio surreale che coinvolge molti capolavori passando dal “Grido” di Munch alla “stanza di Arles” di Van Gogh. Dopo molti altri passaggi, lanci e prese, giunge fino alle mani della celebre “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer. Sarà proprio lei a stappare la bottiglietta e ad offrirla allo studente, con uno sfrontato occhiolino. Lo studente, stimolato dalle bollicine, diventa improvvisamente produttivo, e porta a termine il suo lavoro sotto l’occhio della sua insegnante.

Un’altra polemica accesa

Proprio la Ragazza con l’orecchino di perla è al centro di un’altra polemica artistica. Il dipinto è parte di una mostra dedicata a Vermeer al Rijksmuseum di Amsterdam. Per celebrare l’evento molti artisti sono stati invitati a reinterpretare il dipinto con qualsiasi tecnica. La sorpresa finale è che il contest, lo ha vinto un autore che ha utilizzato la AI per dare vita alla sua interpretazione. Il vespaio susseguente è tutto incentrato sull’uso dell’intelligenza artificiale in un contesto artistico, e non sembra destinato a placarsi rapidamente.

Coca-Cola Capolavoro un nuovo limite pubblicitario

Cosciente del limite

Coca-Cola ha compreso a quali rischi andava incontro con l’utilizzo di queste opere, molte delle quali assai celebri ed iconiche. Ha sviluppato una pagina apposita nel suo sito dove poter consultare le opere nella loro integrità, e conoscere un poco di storia dell’arte. Ha anche postato interviste di alcuni degli artisti viventi, per rendere più attrattivo il sito. L’invito è ad approfondire e non a cogliere solo l’aspetto immediato dell’arte, che si anima solo per pochi secondi nello spot. Uno sforzo culturale inatteso, da parte di un’azienda molto più attenta all’essere che al divenire. Min Chen di Artnet ha commentato: La loro campagna sembra dire; Se non puoi batterli cooptali“.

Un gioco a scoprire

La campagna Capolavoro potrebbe divenire una specie di gioco per scoprire a chi appartengono tutte le opere. In questo modo il valore culturale supererebbe quello commerciale dello spot. È sicuramente un modo diverso per promuovere un prodotto, anche se è corretto far notare che recentemente le opere d’arte sono molto presenti nelle pubblicità. Non tutti gli artisti sono felici di queste “intrusioni”, ma molti sono defunti e le aziende dopo aver pagato i diritti, sono liberi di utilizzare le opere. Le animazioni dello spot sono di alta qualità, creano un effetto attrattivo, ma è giusto che ognuno guardi il video e giudichi da solo. Coca-Cola Capolavoro un nuovo limite pubblicitario

Credits: Coca-Cola