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Un grande vulcano si sveglia in Islanda

Ci sono forti probabilità di un evento eruttivo in Islanda di grande portata

Lo comunica l’Ufficio Metereologico Islandese, ci sono molti segnali di un evento in formazione. I terremoti si sono moltiplicati nella parte sud da oltre un mese, sono ancora relativamente, di piccola intensità, ma sono segnali inequivocabili che la caldera sta riempiendosi di magma. Un grande vulcano si sveglia in Islanda

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Convivere con le eruzioni

Le eruzioni in Islanda sono un evento abbastanza normale, anzi è un paese considerato un perfetto laboratorio di analisi per studiare i fenomeni eruttivi. Le autorità sono spesso costrette ad allontanare curiosi, turisti ed anche scienziati, dalle aree dove si svolgono le maggiori attività. I vulcani affascinano e molti diventano imprevidenti.

Paese di pescatori evacuato

Il magma sembra pronto ad uscire anche nella zona del piccolo villaggio di pescatori di Grindavík, tanto da costringere ad evacuare tutti i residenti. Le rocce fuse si sono mosse in direzione del paesino e non era più possibile assicurare l’incolumità delle persone che vivono lì.

Impossibile prevedere quando accadrà

Prevedere esattamente dove e quando avverrà è impossibile ma i segnali non hanno trovato impreparati i sismologi e gli studiosi di vulcanologia. Le probabilità che il magma fuoriesca proprio dove si concentra l’attività sono molto alte. Al momento il paesino è proprio sulla verticale della caldera e quindi ad alto rischio.

Un grande vulcano si sveglia in Islanda

Viaggi aerei interrotti

La storia dei vulcani islandesi è ricca di esempio, molti funesti per i viaggi aerei. Il vulcano Eyjafjallajokull ha eruttato nel 2010, diffondendo nell’aria una nuvola di cenere. Le ceneri sospinte nell’atmosfera hanno fatto modificare o bloccare molte linee, perché troppo dannose per i motori degli aerei. 

Due placche tettoniche che si sospingono

La conformazione dell’Islanda è molto particolare, è alla congiunzione di due placche tettoniche, un punto relativamente “debole” dove il magma può farsi strada. Il segnale che un evento si sta avvicinando è l’incidenza dei terremoti, a volte di forte entità, che aprono squarci nel terreno. Le recenti crepe nel terreno stanno a dimostrare che qualcosa là sotto sta accadendo. I vulcani attivi in Islanda sono 32

Grandi crepe nelle strade e terreni

Le grandi crepe che hanno tagliato in due le strade hanno reso difficile il rientro dei cittadini per raccogliere i loro averi e soprattutto per portare in salvo gli armenti e gli animali. Le autorità hanno concesso una deroga per rientrare nel villaggio e salvare il salvabile. Le rilevazioni hanno mostrato che la quantità di materiale magmatico presente nella caldera è aumentato ed il rischio sta diventando troppo alto, anche i vulcanologi sono stati invitati a lasciare l’area. Un grande vulcano si sveglia in Islanda

Un grande vulcano si sveglia in Islanda
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13 Babbi Natale in Islanda

La tradizione natalizia islandese è veramente particolare

Il Natale in islandese e nelle nazioni nordiche viene chiamato Yule. Non è esattamente come ce lo immaginiamo, anche perché viene da un retaggio medievale, che potremmo definire gotico. Le fiabe erano uno strumento d’insegnamento, con una morale molto forte, che però spesso confinava con l’orrore. Non si contano le streghe, gli orchi, i giganti mangiabimbi che hanno popolato le leggende da raccontare attorno al fuoco. Un retaggio di quelle storie resta nelle leggende natalizie islandesi. 13 Babbi Natale in Islanda

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Qui santa Lucia, là 13 folletti

Mentre da noi si festeggia una santa con gli occhi strappati via, Santa Lucia, lassù compaiono 13 folletti. Il loro ruolo è le stesso di Babbo Natale, ma appariranno uno alla volta nelle tredici notti prima della santa notte. Il loro compito è premiare i bimbi buoni e lasciare pessimi ricordini a quelli che sono stati cattivi. Per conoscere la loro sorte i bambini devono lasciare fuori dalla porta o su una finestra una scarpa. Il mattino dopo troveranno caramelle o dolcetti se le loro azioni sono state giudicate positive, oppure qualcosa di sgradevole come qualcosa di marcio, se sono stati cattivi

Tredici ladruncoli

I tredici folletti sono in realtà dei ladri matricolati. Siccome la leggenda che li riguarda viene dal passato sono quasi sempre legati al cibo. Sono buffi e dispettosi, ma svuotano le dispende. La fame era molto temuta, quindi veder sparire qualcosa dalle riserve era ritenuto un evento pericoloso anche per la vita. Possono fare delle azioni sgradevoli ma mai troppo cattive. Nei secoli precedenti erano descritti come dei veri e propri orchi assassini, ma da 300 anni in qua, per legge, i genitori non possono spaventare i figli con quelle orribili storie. Prevale l’aspetto buffo, goliardico e divertente del loro carattere. Anche l’aspetto fisico è decisamente più sul piano dei nanetti da giardino che quello del killer.

13 Babbi Natale in Islanda

Abili ad intrufolarsi

I folletti sono abili ad intrufolarsi in casa e ad ispezionare tutto ciò che vi è custodito. Lo fanno di notte, quando tutti dormono e i bambini non devono aprire gli occhi o rischiano una brutta fine. I nomi sono una breve descrizione delle loro abitudini, perciò conoscerli comporta una conoscenza del danno possibile che si può subire. I folletti sono figli di Gryla, una gigantessa sempre affamata che a Natale scende dalle montagne e chiede alle famiglie di consegnarle i bambini cattivi per poterli mangiare. Li fa bollire nel suo pentolone, ma per allontanarla basta regalarle del cibo.

Le piccole pesti

Le piccole pesti sono: Stekkjarstaur = che ruba il latte alle pecore, ha le gambe di legno e non è molto lesto. Giljagaur = si nasconde nei fossi e s’intrufola per rubare il latte nelle stalle. Stufur = un nanetto piccolissimo che ama ripulire i resti di cibo nelle padelle. Þvorusleikir = la sua passione è di rubare i cucchiai e leccarli, siccome trova poco cibo è quasi scheletrico. Pottaskefill = lui ama i tegami alla follia, pulisce ogni tipo di avanzo. Askasleikir = letteralmente lecca ciotole, quelle che venivano riposte sotto ai letti, le ruba e si mangia tutto. Hurðaskellir = un fastidioso sbattitore di porte.  

Skyrgamur = divora tutto lo skyr, lo yogurt locale. Bjugnakrækir = adora rubare le salsicce appese. Gluggagægir = uno spione che dalle finestre individua cosa si possa rubare in una casa. Gáttaþefur = ha una passione per i dolci e grazie ad un enorme naso, li fiuta ovunque siano nascosti. È lui che ha ispirato i folletti nasoni col grande berretto. Ketkrókur = è il più attrezzato, ha un gancio per rubare la carne anche se è appesa in alto. Kertasnikir = è un ladro di candele, insegue i bambini e gliele ruba.

Il gatto cannibale

I bambini islandesi non devono badare solo ai ragazzacci del Natale (Yule lads) se non vogliono essere sbranati. Il giorno della vigilia c’è un enorme gattina nera, Jola, che gira in città e divora tutti i bambini che in quella giornata non indossano qualcosa di nuovo. La gatta ha il muso dolce dei micetti, ma ha un animo cattivo, ed è meglio non farsi ingannare dal suo aspetto. 13 Babbi Natale in Islanda

13 Babbi Natale in Islanda

Credits: Pixabay, Wikimediacommon

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A settembre si contano le pecore

Quando rientrano dai loro pascoli estivi le pecore islandesi tornano ai loro proprietari

Dall’anno scorso dovrebbe essere stato raggiunto il pareggio. Un uomo, una pecora. Fino a pochi anni fa il rapporto era un uomo, 4 pecore. In Islanda le pecore non hanno predatori, perciò gli armenti vengono lasciati liberi di pascolare dovunque vogliono. Questo fa sì che le diverse greggi si mescolino, e che a fine stagione sia necessario separarle, per ridarle ai legittimi proprietari. A settembre si contano le pecore

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A settembre c’è il rettir

Il rettir avviene di solito nelle settimane finali di settembre. È un evento che si trasforma in una festa familiare e che piace molto ai turisti. Tutta la famiglia partecipa a questa attività che rischia di sconfinare nello sport. Le pecore vengono radunate dai pastori a cavallo, con l’aiuto dei cani. Sono raggruppate in grandi stazzi, dove verranno separate grazie ai numeri tatuati sulle orecchie. La parte complicata è catturarle, perché scorrazzano e dopo 4 mesi in libertà, non vogliono farsi prendere.

Uno stazzo per ogni proprietario

Lo spazio dedicato al rettir è una sorta di orologio fatto di stazzi più piccoli, che si irraggiano da quello centrale. I pastori e i loro famigliari cercano di catturarli prendendoli per le corna, e trascinandoli, li portano nello stazzo appropriato. Un numero sul cancello aiuta a riconoscere qual è quello corretto. Le pecore devono essere cavalcate tenendole per le corna, e sollevando le loro zampe anteriori. In questo modo sono abbastanza maneggevoli e si lasciano trascinare nel posto giusto.

A settembre si contano le pecore
Un tipico stazzo per il rettir

Tutti a casa

A fine della divisione, ognuno dei proprietari, riporta in fattoria le proprie pecore e decide cosa farne.  Alcune diverranno carne, altre verranno destinate alla riproduzione. La carne di pecora e soprattutto di agnello, è alla base dell’alimentazione islandese. La pecora è il maiale islandese, non si butta nulla. Carne, lana, ossa, sterco, tutto contribuisce all’economia del paese. Il numero di piatti che vi serviranno a base di pecora è molto alto, ma sono soprattutto lo stufato e la testa spaccata e lessata, le portate principali. Se siete particolarmente schizzinosi, ricordate che in Islanda, la pecora viene utilizzata anche per gli hamburger.

Un rito che rinforza la cultura

Questo evento s’è trasformato in un rito che rafforza gli aspetti culturali degli islandesi. La loro alimentazione è basata sull’allevamento delle pecore, da almeno 1000 anni. I vichinghi le hanno portate sull’isola verso il X secolo, e da allora fanno parte del paesaggio. Le vedrete sbucare ovunque, a punteggiare di bianco e grigio l’interno dell’isola. Sono molto resistenti e si sono adattate ad inverni rigidissimi. Non avendo subito contaminazioni, sono tra le pecore più pure esistenti, e su di loro vengono effettuati studi genetici.

Un evento turistico

Sono parecchi i turisti che vogliono assistere al rettir, un’occasione per entrare in contatto con i riti e gli usi islandesi. Ci sono hotel e B&B che offrono il pacchetto completo per assistervi. Anche il menù è quello tipico del periodo, stufato ricco e caldo per ritemprare dallo sforzo e dalle temperature rigide. A fine settembre in alcune località può nevicare. Servono un piatto a base di agnello affumicato su fuoco di sterco di pecora, con contorno di radici e verdure, che si chiama kjotsupa. Sarebbe una ricetta natalizia, ma in questo caso diventa un emblema della festa.

A settembre si contano le pecore

Lana e maglioni

Uno degli elementi tipici della cultura islandese sono i suoi maglioni a collo tondo, realizzati con la lana. Necessari per affrontare inverni lunghi e decisamente freddi. Ma la lana di pecora serve per molte altre creazioni, calze, cappelli, coperte, ecc. Le fibre molto resistenti e calde isolano bene, e contribuiscono a mantenere intatta la tradizione. I lopapeysas (maglioni tradizionali) sono considerati un simbolo di identità nazionale. Per comprendere meglio la loro cultura, ricordate che le pecore sono “venerate”, perché sono un elemento fondante della cultura islandese.

In ovile per 8 mesi

Le pecore islandesi possono trottare indisturbate in libertà per 4 mesi, per il periodo restante rimangono negli ovili a quote basse. Si nutrono di erba dei prati e del fieno che i contadini hanno raccolto in estate. Dopo la stagione degli agnelli, che di solito coincide col mese di maggio, le pecore vengono portate in alpeggio, e restano lì fino a settembre. Poi col rettir, tutto il ciclo ricomincia. A settembre si contano le pecore

A settembre si contano le pecore

Credits: Pixabay

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Il risveglio dopo 6.000 anni di un vulcano islandese

L’Islanda è la nazione con la maggiore attività vulcanica mondiale ed ora ha un altro fenomeno da aggiungere alla sua lunga lista

Il Monte Fagradlsfjall se ne stava tranquillo da 6.000 anni, quando ha deciso di stiracchiare un po’ le sue rocce, ed eruttare lava come nei suoi giorni migliori. L’attività vulcanica non è arrivata inattesa, i fenomeni sismici erano diventati intensi già da alcune settimane. Segno che la lava stava scorrendo libera e cercava un punto idoneo per fuoriuscire. Erano 800 anni che quella parte dell’isola, relativamente vicina a Reykjavik non veniva coinvolta in attività vulcaniche. Il risveglio dopo 6.000 anni di un vulcano islandese

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