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Berreste un vino senza etichetta?

Sembra una provocazione ma ha una sua solida ed etica praticità

Una casa vinicola australiana sta sperimentando una soluzione minimalista che riguarda tutta la catena del packaging del vino. Invece di puntare su etichette che colpiscano occhio e fantasia le ha ridotte ai minimi termini. Tutto è condensato sul tappo. Una soluzione che è applicabile solo con un tappo a vite, che offre una superficie stampabile maggiore del tappo di sughero. La capsula che ricopre gabbietta e sughero normalmente, non potrebbe funzionare, perché una volta aperta, la bottiglia diverrebbe completamente anonima. Berreste un vino senza etichetta?

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Avere tutto sul tappo

Avere tutte le indicazioni di legge è invece possibile se il tappo è a vite. Soluzione che in Europa non è gradita per motivi di storia, tradizione ed abitudine. Il tappo a vite consente di ridurre l’impatto ambientale e rendere più sostenibile la catena dell’imballaggio. Nessuna etichetta tradizionale, quindi niente carta, niente colori, niente stampa e nessun collante. Molta sobrietà nel progetto australiano, che prevede di riportare sul tappo ogni informazione necessaria.

Dove come quando perché

Si possono ricavare tutte le informazioni necessarie direttamente sulla sommità della bottiglia, che così rimane “nuda”. Logo, marchio, uve, località, annata sono tutte presenti e leggibili, e se si vuole approfondire un pratico QR Code consente di viaggiare in rete. Oltre alla praticità delle informazioni condensate in cima alla bottiglia, Crate contribuisce alla sostenibilità anche con l’imballo. I box sono realizzati con carta riciclata e recano il claim: “Il nostro pianeta conta più del nostro imballaggio”.

berreste un vino senza etichetta

Anche il vetro è etico

Proviene da bottiglie riciclate il vetro utilizzato per imbottigliarlo. Inoltre il vino viene venduto solo a casse, in modo da ridurre il peso dell’impronta carbonica legata ai trasporti. Il vino è frutto di un accordo tra piccole aziende che reinvestono i ricavi nelle loro aziende e favoriscono l’economia locale. Una summa di azioni etiche che va nella direzione di fare impresa in modo sostenibile e che favorisce la salute del pianeta.

Potrebbe funzionare

Potrebbe funzionare anche qui, ma nutriamo forti dubbi. Mentre le varie strutture agricole nazionali si accapigliano per decidere se le eventuali etichette di pericolosità verranno approvate, l’Australia ha dato una indicazione molto precisa. Il futuro potrebbe passare proprio dalla miniaturizzazione delle indicazioni in bottiglia. Intanto Crate, prodotto da Fourth Wave Wines di Charleston, nel Nuovo Galles del Sud, ha spiazzato tutti. Altre direzioni a cui si rivolgono le aziende vinicole sono i contenitori in alluminio, sinora destinati ai vini senz’alcool o alle bibite energetiche.

Riuso

Gli imballaggi che possano facilitare il riuso sono studiati con attenzione. La consegna dei vuoti dietro cauzione, sta diventando una realtà, così come l’eventualità di poter fare il refill. Ogni azione volta a contenere l’impatto ambientale, viene sezionata in tutti i pro e contro. Il mondo del vino, anche se sembra legato a un passato millenario, molto codificato, è in evoluzione. Vedremo quale direzione prenderà, ma temiamo che non torneremo al consumo direttamente dalle anfore. Berreste un vino senza etichetta?

Credits: Crate, Fourth Wave Wines

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Menu di impatto climatico.

Se ne parla da un po’ e potrebbero aiutare a creare le condizioni per migliorare il cambiamento climatico

Cambiare il modo in cui mangiamo grazie alle informazioni che riceviamo in etichetta o sul menu. Una rivoluzione gentile che fa leva sulla predisposizione del cliente a scelte etiche e vantaggiose per il futuro del pianeta. Se ogni ristorante riportasse a menu l’impronta carbonica di ciò che propone, potrebbe “educare” a scelte migliori? Per sperimentare l’efficacia delle etichette di impatto climatico hanno coinvolto alcuni fast food. Menu di impatto climatico

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Menù con vario impatto

In alcuni fast food statunitensi sono stati offerti in visione dei menu “alternativi”. Ai clienti oltre alla loro reale ordinazione, è stato richiesto di provare ad ordinare un pasto maggiormente sostenibile. A farne le spese è stata soprattutto la carne di manzo, l’ingrediente principe dei fast food. Proprio perché la carne bovina, che ha uno dei peggiori impatti, era ben segnalata. È un ingrediente molto dispendioso da produrre, e con evidenti problemi di emissioni di gas serra. Due terzi delle emissioni globali, infatti, sono legati agli allevamenti bovini.

Sostituire con qualcosa meno problematico

Sostituire il proprio hamburger con qualcosa di minore impatto, come carne di pollo o vegetariano sarebbe un buon passo nella giusta direzione. Maggiore rispetto per la Terra a partire da quello che portiamo nel nostro piatto. Per simulare questa capacità di scelta hanno offerto ai clienti, menu colorati che offrivano maggiori informazioni sull’impronta carbonica del loro pasto. Scoraggiare le opzioni meno sostenibili, era il modo migliore per arrivare a far cambiare gli ordini ai commensali. Chi aveva accesso a maggiori informazioni sull’alto impatto climatico, sceglievano le opzioni che escludevano il manzo.

Menu di impatto climatico

Più ecologici

I commensali hanno effettuato scelte più ecologiche, in quanto nei menu erano evidenziati i piatti con basso impatto climatico, come pesce, pollo, o vegetariani. Una conferma di ciò che gli esperti immaginavano potesse accadere, nel caso delle cosiddette cornici negative. I prodotti segnalati con una cornice colorata che faceva rilevare un aspetto negativo, come “ricco di grassi o di zuccheri”, otteneva più attenzione. Questo rimarca l’importanza delle note che riportano un impatto climatico elevato. In un ambito come quello dei fast food può rappresentare un’efficace spinta a scelte alimentari più positive.

Un passo alla volta

Il sogno non è arrivare a mangiare insetti, carotine o alghe tutti quanti ed ogni giorno. Ma fare un piccolo passo nella direzione corretta. Diminuire l’apporto di carni rosse, privilegiando altri alimenti. Una revisione dei nostri regimi alimentari, anche se in minima parte, può dare risultati importanti.  Scegliere di mangiare meno carne rossa avrà effetti positivi non solo per il pianeta, ma anche per la salute. Non esiste un toccasana immediato, inoltre il cibo servito in fast food non è, probabilmente, la miglior scelta possibile. Perché anche la scelta più corretta, non costituisce un’alimentazione davvero sana.

Etichette vantaggiose

Creare etichettatura vantaggiose per i consumatori, è lo step necessario per arrivare a scelte più sostenibili e salutari. L’esempio tracciato ha trovato degli emulatori, una catena inglese, la Wahaca, elenca nei suoi menù l’impronta carbonica dei piatti. La speranza è che non rimanga un’esperienza di una sola catena, ma diventi pratica comune. Il bisogno di rispettare l’ambiente e salvaguardare il pianeta è sempre più impellente. Ogni tentativo per formare una mentalità più sostenibile è benvenuto. Menu di impatto climatico

Menu di impatto climatico
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Insetti facciamo chiarezza

Sono almeno 20 anni che si parla delle proteine da insetti

Alimenti a base di insetti, molto nutrienti e alternativi ad altre fonti proteiche sono all’ordine del giorno da almeno un ventennio. Almeno sulla stampa specializzata, ma in Italia il tema sembra nato ieri. Con alzate di scudi e prese di posizioni politiche imbarazzanti. Sullo sfondo una notevole ignoranza sull’argomento, ed un tentativo di creare un tema che ne facesse dimenticare molti altri. Le decisioni della UE di sdoganare una sola farina di insetti, ha creato uno zibaldone di voci, non necessarie, che riguarda tutti i tipi di insetti. Insetti facciamo chiarezza

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Costi inferiori e facilità di allevamento

L’allarmismo cavalcato da certa stampa ha creato una barriera ad una discussione concreta e chiara. Il problema è reperire proteine a basso costo, alternative e meno impattanti, rispetto a quelle animali. Il numero crescente di esseri umani sul pianeta, crea nuove condizioni ed esigenze alimentari. Impensabile disboscare altri milioni di ettari per allevamenti di bovini, suini, pollame. La richiesta di cibo sarà in espansione, probabilmente farà lievitare i prezzi delle proteine. Una soluzione che comprenda proteine da insetti non è facile da gestire a causa dei molti pregiudizi presenti.

Solo se economicamente vantaggioso

Cibarsi di proteine provenienti da insetti, ha senso solo se economicamente vantaggioso. Al momento i costi di produzione non sono competitivi, se volessimo introdurre nei nostri prodotti, proteine da insetti, non saremmo pronti. Al momento siamo nel livello “curiosità” da soddisfare, decisamente lontani da un impiego massiccio. L’impatto ecologico non è ancora stato valutato, le emissioni di gas sono sicuramente inferiori, ma c’è da valutare se resterebbero basse anche a fronte di impianti di grandi dimensioni. L’impressione è che nel confronto con gli allevamenti animali estensivi, la riduzione di spazi occupati, sarebbe già un enorme vantaggio.

Sicurezza alimentare

Non esiste ancora una letteratura sufficiente a chiarire se possano esistere problematiche di tipo sanitario. Qualcuno fa notare che la sicurezza dei consumatori deve venire al primo posto. Concordiamo ma non esiste neppure una letteratura scientifica che possa individuare reali problemi legati alla salute. Alcuni articoli puntano a far notare che la produzione di insetti per l’alimentazione provengono da paesi ed aree che presentano criticità sanitarie. Non siamo certi che il paese d’origine possa influenzare in modo determinante la qualità degli eventuali prodotti.

Un problema di allergie

Interessante, d’altro canto, la preoccupazione che alcuni soggetti possano sviluppare allergie. Le proteine da insetti potrebbero attivare gli allergeni e creare situazioni sostanzialmente pericolose. Il tutto nasce dal fatto che, molti insetti potrebbero attivare le stesse allergie già note, di cui soffrono alcuni consumatori. La più temuta è probabilmente quella legata agli artropodi ovvero crostacei, gamberi, ecc. Anche in questo caso la letteratura scientifica è ancora scarsissima e non esaustiva. Sembra un timore sviluppato ad arte, da chi vuole dare una connotazione negativa a priori.

Insetti facciamo chiarezza

Non voglio mangiare insetti !

È lo strillo che accompagna molti degli articoli dedicati al tema. In realtà il problema non si pone, non c’è alcuna possibilità di consumare cibi che contengano proteine da insetti, senza esserne informati. Non potranno essere aggiunti ai prodotti esistenti senza che vengano palesati in etichetta. Dovranno essere comunicate provenienza degli ingredienti, ed indicata la possibilità di allergie. Una garanzia di sicurezza per tutti coloro che temono di trovare insetti nella brioche della colazione o nel panino.

Già presenti in percentuali minime

Se la letteratura scientifica non ci viene incontro, va però rilevato che l’esperienza comune già ci dà indicazioni. Nelle farine che utilizziamo per panificare, fare dolci, fare polente, ecc, già sono presenti in percentuali minime, insetti che sono stati macinati all’interno dei molini. Li mangiamo da secoli senza accorgercene, sono quantità minime, ma sono presenti. In ogni caso attualmente è quasi impossibile trovare prodotti a base di proteine d’insetti, perciò il problema di scegliere se consumarli o meno è assolutamente prematuro. Verranno chiaramente indicati i prodotti che le contengono e starà al nostro livello di curiosità decidere se assaggiare questi “novel food” o soprassedere. Il tentativo di far passare l’idea che sarà una imposizione non ha alcun senso di esistere.

C’è un’etica in questo approccio

C’è un’etica nel tentativo di trovare proteine alternative ed è quella di salvare il pianeta. Ridurre le emissioni e l’impronta carbonica, lasciando intatte le possibilità di ottenere cibo sufficiente a sfamare 8 miliardi di persone. Se tutto questo è possibile utilizzando proteine originate da insetti, ben venga. È giusto cercare di mantenere le nostre tradizioni alimentari, ma le condizioni mutano, non possiamo pretendere bistecca o salsicce ogni giorno. Possiamo sicuramente virare verso una cucina che abbia un maggiore apporto di vegetali, ma le proteine sono necessarie. Sta a noi fare scelte che coinvolgano il futuro di tutto il pianeta. Insetti facciamo chiarezza

Insetti facciamo chiarezza

Credits: Pixabay

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Birra più sostenibile

Dalla partnership tra Unionbirrai e la start up Biova Project nasce un nuovo progetto contro lo spreco

A Rimini al Beer & Food Attraction succedono molte cose. Un numero formidabile di stand a rappresentare i birrifici e i micro-birrifici artigianali, ne fanno una delle fiere più importanti per il settore. Dall’accordo fra Unionbirrai, che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti, e Biova Project, ha preso vita un progetto contro lo spreco alimentare. La start up innovativa nasce proprio per recuperare surplus di cibo, usando i propri centri di recupero in tutta Italia. Birra più sostenibile

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Un impegno a fare di più e meglio

Una vera chiamata all’azione contro lo spreco alimentare. I birrifici fanno parte del gruppo di aziende che produce scarti amidacei, in buona compagnia coi produttori di pane, pasta, riso. Rappresenta un buon punto di partenza per recuperare e trasformare ingredienti che, altrimenti, non sarebbero utilizzati. Una visione ecologica del problema, che consente anche di pensarlo in chiave economicamente vantaggiosa. Sostenibilità, riutilizzo, trasformazione, sono alla base di una green economy, a cui è giusto riservare sempre maggiore attenzione.

Uno spreco evidente

Il solo pane gettato ogni giorno dai consumatori italiani e gli invenduti, raggiungono cifre impensabili. Sono 13mila i quintali che finiscono nella spazzatura. Numeri che fanno ancora più impressione se immaginiamo che, con quel pane quotidiano, si potrebbero nutrire 25mila persone per un anno. Gli italiani consumano in media 52 chilogrammo di pane l’anno, e purtroppo, molto altro è sprecato, come avanzo indesiderato. La messa in rete della App Sprecometro, riesce a quantificare quanta della nostra spesa, finisce direttamente nel cassonetto. Uno spreco che non possiamo più permetterci.

Food innovation

Biova Project fondata nel 2019 a Torino, fa food innovation. Il suo obiettivo è ridurre lo spreco alimentare in tutto il pianeta, partendo dalle realtà italiane. Il mezzo è creare nuovi prodotti, che possano interessare ogni tipo di comunità, dal privato cittadino alle aziende. Un nuovo valore aggiunto, che sia vantaggioso economicamente e socialmente sostenibile. Hanno dato vita a diversi progetti locali, ed ora con questo accordo con Unionbirrai, puntano ad estendere il loro operato su tutto il territorio nazionale. Trasformare materie che sarebbero di scarto in prodotti riutilizzabili, è un’attività encomiabile. Una direzione corretta per un mondo migliore. Birra più sostenibile

Birra più sostenibile
Eventi

Ovunque e comunque Buon San Valentino

Festeggiate il bisogno e la capacità d’amare

Ovunque e comunque Buon San Valentino a tutti. Festeggiate con chi vi pare,e festeggiate il bisogno d’amare. Fidanzati , mogli, mariti, amanti, figli, mamme, nonne, zie. Ma anche cani gatti e chiunque per qualche motivo vi sta a cuore. Qualcuno che vi fa sentire bene, e potreste essere anche voi stessi.

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Brevi buone notizie etiche

Notizie positive che è corretto diffondere

Ichnusa e Legambiente insieme per la Sardegna

Un’iniziativa congiunta “Il Nostro Impegno” per tutelare 6 aree dell’isola colpite da incendi e dissesto idrogeologico. Ichnusa, la birra sarda e Legambiente metteranno a dimora 10mila piante autoctone per riqualificare l’isola. È una campagna di sensibilizzazione per proteggere i 900mila ettari di boschi e macchia mediterranea della Sardegna, che rappresentano il 40% della superficie totale. “Il Nostro Impegno”, nasce per difendere e tutelare le bellezze naturali della Sardegna e per contrastare i cambiamenti climatici. Brevi buone notizie etiche

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Buone notizie in campo etico

Una rassegna rapida di notizie interessanti che non meritano un intero articolo ma che è bene conoscere

Radio Monte Carlo Planet

Il 22 aprile è la giornata mondiale dedicata alla terra. Sono molte le occasioni per celebrarlo ed a Radiomontecarlo hanno deciso di dedicare tutta la programmazione a quel tema. Inoltre sempre dal 22 partirà una radio web dedicata ai temi della sostenibilità ed all’ambiente. Grande musica e temi etici per la salvaguardia del nostro pianeta da ascoltare in rete o tramite la App. Buone notizie in campo etico

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Abitare, Benessere, Marketing

Economia circolare quando fa comodo

Dai sondaggi emerge che il 70% dei consumatori chiede più attenzione all’economia circolare.

A parole i consumatori sono pronti ad applicare più attenzione all’economia circolare. Però con dei distinguo, che fanno comprendere che ancora non sono completamente pronti. Infatti solo il 40% accetta che i prodotti che intende acquistare siano accompagnati da un imballo ridotto al minimo. Molti separano e smaltiscono i loro rifiuti in modo corretto (58%) ma siamo lontanissimi dagli obiettivi di una perfetta economia circolare. La richiesta rivolta alle aziende è di adottare principi etici in modo tale che l’economia circolare diventi un beneficio per tutti. Ma in pratica sono ancora troppi coloro che non intendono rinunciare a nessuna delle proprie abitudini. Economia circolare quando fa comodo

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Benessere, Enogastronomia

Marketing Etico: un plus mordi e fuggi o vera strategia?

I cambiamenti imposti dalla pandemia hanno modificato molte delle strategie aziendali anche in chiave etica

Questo periodo post pandemia ha visto un crollo generalizzato dei consumi. L’unico settore ad uscirne indenne è il comparto dei prodotti alimentari, quindi agricoltura sugli scudi. Molti grandi marchi food & beverage, hanno compreso ed intuito questo cambiamento in atto. A fare la parte preponderante del nuovo modo di porsi verso i consumatori è stato lo stile di comunicazione. La pausa ha lasciato spazio a messaggi ispirati al tema dell’etica, della sostenibilità, della responsabilità sociale. Ma è una strategia destinata a durare o è l’ennesima occasione colta al balzo e presto dimenticata? Marketing Etico: un plus mordi e fuggi o vera strategia?

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Benessere, Enogastronomia

Frolla Biscotti solidali etici che integrano ragazzi disabili

Nati da un’idea di un pasticcere e un operatore sociale i biscotti a km0

Un progetto nata da due amici Jacopo Corona pasticcere e Gianluca Di Lorenzo operatore sociale per dare vita ad un’azienda solidale. E’ così che sono nati i Biscotti Frolla, nel marchigiano. Sull’onda dei micro-birrifici che producono birra con ingredienti locali è nato il micro-biscottificio Frolla. Nel laboratorio sono stati coinvolti ragazzi disabili che hanno dimostrato tutta la loro vitalità ed il loro potenziale. Il lavoro sociale è diventato una vera e propria professione ed il marchio ha acquisito fama e successo. Frolla Biscotti solidali etici che integrano ragazzi disabili.

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