Benessere, Enogastronomia, Marketing

Slow Food Coldiretti McDonald’s

Il cibo Made in Italy è una cosa seria e va difeso da operazioni commerciali che lo sviliscono

Una patina d’italianità, non basta per affermare che McDonald proponga cultura alimentare italiana. Slow Food nega che le dichiarazioni del presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, abbiano un reale fondamento. La catena di fast-food più stereotipata del mondo, ha lanciato una nuova campagna “I’m lovin’ it Italy” (Mi piace Italia) con ingredienti italiani. Ma poche materie prime appartenenti alla tradizione culinaria italiana, non bastano. Questo è dare mano libera ad una catena di ristoranti che ha fatto della massificazione il suo credo. Se pensi a McDonald pensi al BigMac, la cosa più standardizzata possibile, lontana anni luce da una ristorazione d’eccellenza. Slow Food Coldiretti McDonald’s

Promuovere il vero cibo italiano

Sono altri i mezzi per promuovere il vero cibo italiano. Se si vuole dare visibilità e credibilità al nostro cibo, si deve tenere conto di tutta la storicità su cui si basa la nostra agricoltura. Un cibo “buono pulito e giusto” non può essere contrabbandato in una operazione commerciale. Puntiamo all’eccellenza produttiva, alla salvaguardia della biodiversità, alla protezione dell’agroalimentare di nicchia, mentre il messaggio che McDonald vuole promuovere non è esattamente quello corretto. Il made in Italy, passa per la sostenibilità, per la qualità, per il benessere economico dei produttori, per il benessere animale. Tutte situazioni che la catena internazionale non può fare proprie, per le scelte che sono alla base del suo business.

Slow Food non si sente rappresentata.

Mentre il presidente di Coldiretti promuove la catena come un mezzo per propagandare i nostri prodotti, Slow Food non si sente rappresentata da queste scelta e le critica. Dire che: “è partito come un fast food ma è diventato una catena di ristoranti che può, a tutti gli effetti, rappresentare l’italianità” è perlomeno incauto. La capacità di produrre in modo artigianale, con tutti i saperi che vengono da millenni di storia ed evoluzione della cultura enogastronomica italiana, non sono rispettati.

Lo storytelling scompare

Le colture con le corrette rotazioni, il rispetto dei terreni, la concimazione naturale, ed il ruolo del paesaggio, non violentato con coltivazioni impattanti, sono il simbolo dell’italianità. Le storie che i nostri agricoltori e trasformatori sanno raccontare, se vengono ficcate tra due fette di pane perdono tutto il loro fascino. Standardizzare, è quanto di più lontano esista dal modo di cucinare e presentare le nostre specialità. La smania di promuovere l’italianità ad ogni costo, può in questo modo svilire il concetto di made in Italy. Il traino commerciale di poter utilizzare ciò che italiano è enorme, ma bisogna guadagnarselo. Per tenere alto il valore di ciò che produciamo, non serve ridurlo a semplice operazione di marketing. Slow Food Coldiretti McDonald’s

Benessere, Enogastronomia

La felicità e il buon sonno arrivano dal cibo

Cosa mangiamo più volentieri e qualche piccolo segreto per dormire con gli angeli

Oggi, 20 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Felicità. Il cibo ha un ruolo importante per il nostro umore e voglia di affrontare il mondo. Una corretta e regolare alimentazione contribuisce a farci sentire felici. Cosa dobbiamo mangiare per sentirci ancora più felici? Il cibo ha una forte influenza sul nostro umore, perché è proprio dagli alimenti che estraiamo gli elementi chimici e le sostanze che ci fanno sorridere. Sono neurotrasmettitori e sono noti da tempo. Hanno nomi difficili da ricordare ma sono semplici da utilizzare. Il nostro sistema nervoso si “appropria di questi elementi” e li trasforma in serotonina, dopamina e noradrenalina. La felicità e il buon sonno arrivano dal cibo

Serotonina scatenante

La serotonina ha il piacevolissimo ruolo di farci sentire bene e donarci come dice la radice dal nome, serenità. Per attivarla servono alcuni alimenti che non dovrebbero mai mancare. Agiscono sul triptofano che in seguito diventerà serotonina. Tutti conoscono i benefici della teobromina contenuta nel cioccolato, pochi sanno che è presente anche nel te e con la caffeina partecipa come eccitante al nostro buon umore. Pesce azzurro, formaggi, rosso d’uovo, carni bianche di pollo e tacchino ma soprattutto mandorle ed arachidi sono grandi stimolatori del triptofano. Perciò mangiare le mandorle e le arachidi, che ci vengono spesso servite nelle happy hour, contribuisce alla nostra felicità. I dietologi hanno qualche riserva su ciò che beviamo in quelle evenienze, ma noi fingiamo di non accorgercene.

La felicità e il buon sonno arrivano dal cibo

Semi di chia

I semi di chia come del resto il pesce azzurro e l’olio d’oliva sono ricchi di Omega3 e funzionano come un lazo per “acchiappare” la serotonina. Anche i legumi partecipano a questa caccia grazie all’acido folico che contengono. Se soffrite di stress, cercate di ridurlo con il magnesio, che trovate nei legumi, nei cereali, meglio se integrali, o nelle carni bianche e nelle verdure. Senza mai dimenticare l’ospite principale ovvero il cioccolato, ma senza strafare. Troppa serotonina ed eccitazione potrebbero influenzare male il nostro sonno.

Troppo poco sonno

Gli italiani dormono troppo poco e lo fanno in modo insoddisfacente, questo cambia il nostro umore e ci allontana dalla felicità. È ancora la serotonina a venire utilizzata, quando ci corichiamo il nostro cervello la trasforma in melatonina, l’ormone che ci porta a dormire bene. Ci sono piccoli segreti che possono aiutarci ad avere un corretto apporto in calorie, nei tempi giusti per favorire la digestione. Ecco un breve elenco frutto di un mix di saggezza popolare e dettami sanitari per portarci ad un sonno gradevole ed appagante.

Cena leggera

Cene leggere che non ci obblighino a restare svegli per smaltire ciò che abbiamo inserito nello stomaco. Cerchiamo di stare lontani dagli eccessi di grassi (ah i fritti) e pianifichiamo la cena in modo di far passare almeno 2 ore prima di metterci in orizzontale. Cominciare la giornata con una buona colazione, che sia energetica ed appagante, per rimettere in funzione il nostro organismo. Dobbiamo bere acqua, spremute, succhi di frutta, latte per reintegrare i liquidi persi la notte precedente. Cerchiamo i cibi ricchi di triptofano, uova, formaggio, carni bianche, legumi, cereali, ecc. I formaggi apportano calcio, che ha un vago aspetto calmante e può aiutare nell’assopirci. Evitiamo di negarci il pane, gli amidi sono benvenuti. Ridurre il caffè e il te a partire dal pomeriggio. Meglio non abbuffarsi troppo di cioccolato, anche se si è tristi o depressi, ne basta poco per stare meglio. Idem con l’alcool, una saggia morigeratezza aiuta ad essere felici senza creare problemi, ed in ogni caso l’alcool non annega mai i guai. La felicità e il buon sonno arrivano dal cibo

Benessere, Enogastronomia, Viaggi

Berreste un vino senza etichetta?

Sembra una provocazione ma ha una sua solida ed etica praticità

Una casa vinicola australiana sta sperimentando una soluzione minimalista che riguarda tutta la catena del packaging del vino. Invece di puntare su etichette che colpiscano occhio e fantasia le ha ridotte ai minimi termini. Tutto è condensato sul tappo. Una soluzione che è applicabile solo con un tappo a vite, che offre una superficie stampabile maggiore del tappo di sughero. La capsula che ricopre gabbietta e sughero normalmente, non potrebbe funzionare, perché una volta aperta, la bottiglia diverrebbe completamente anonima. Berreste un vino senza etichetta?

Leggi tutto

Avere tutto sul tappo

Avere tutte le indicazioni di legge è invece possibile se il tappo è a vite. Soluzione che in Europa non è gradita per motivi di storia, tradizione ed abitudine. Il tappo a vite consente di ridurre l’impatto ambientale e rendere più sostenibile la catena dell’imballaggio. Nessuna etichetta tradizionale, quindi niente carta, niente colori, niente stampa e nessun collante. Molta sobrietà nel progetto australiano, che prevede di riportare sul tappo ogni informazione necessaria.

Dove come quando perché

Si possono ricavare tutte le informazioni necessarie direttamente sulla sommità della bottiglia, che così rimane “nuda”. Logo, marchio, uve, località, annata sono tutte presenti e leggibili, e se si vuole approfondire un pratico QR Code consente di viaggiare in rete. Oltre alla praticità delle informazioni condensate in cima alla bottiglia, Crate contribuisce alla sostenibilità anche con l’imballo. I box sono realizzati con carta riciclata e recano il claim: “Il nostro pianeta conta più del nostro imballaggio”.

berreste un vino senza etichetta

Anche il vetro è etico

Proviene da bottiglie riciclate il vetro utilizzato per imbottigliarlo. Inoltre il vino viene venduto solo a casse, in modo da ridurre il peso dell’impronta carbonica legata ai trasporti. Il vino è frutto di un accordo tra piccole aziende che reinvestono i ricavi nelle loro aziende e favoriscono l’economia locale. Una summa di azioni etiche che va nella direzione di fare impresa in modo sostenibile e che favorisce la salute del pianeta.

Potrebbe funzionare

Potrebbe funzionare anche qui, ma nutriamo forti dubbi. Mentre le varie strutture agricole nazionali si accapigliano per decidere se le eventuali etichette di pericolosità verranno approvate, l’Australia ha dato una indicazione molto precisa. Il futuro potrebbe passare proprio dalla miniaturizzazione delle indicazioni in bottiglia. Intanto Crate, prodotto da Fourth Wave Wines di Charleston, nel Nuovo Galles del Sud, ha spiazzato tutti. Altre direzioni a cui si rivolgono le aziende vinicole sono i contenitori in alluminio, sinora destinati ai vini senz’alcool o alle bibite energetiche.

Riuso

Gli imballaggi che possano facilitare il riuso sono studiati con attenzione. La consegna dei vuoti dietro cauzione, sta diventando una realtà, così come l’eventualità di poter fare il refill. Ogni azione volta a contenere l’impatto ambientale, viene sezionata in tutti i pro e contro. Il mondo del vino, anche se sembra legato a un passato millenario, molto codificato, è in evoluzione. Vedremo quale direzione prenderà, ma temiamo che non torneremo al consumo direttamente dalle anfore. Berreste un vino senza etichetta?

Credits: Crate, Fourth Wave Wines

Benessere, Enogastronomia

Menu di impatto climatico.

Se ne parla da un po’ e potrebbero aiutare a creare le condizioni per migliorare il cambiamento climatico

Cambiare il modo in cui mangiamo grazie alle informazioni che riceviamo in etichetta o sul menu. Una rivoluzione gentile che fa leva sulla predisposizione del cliente a scelte etiche e vantaggiose per il futuro del pianeta. Se ogni ristorante riportasse a menu l’impronta carbonica di ciò che propone, potrebbe “educare” a scelte migliori? Per sperimentare l’efficacia delle etichette di impatto climatico hanno coinvolto alcuni fast food. Menu di impatto climatico

Leggi tutto

Menù con vario impatto

In alcuni fast food statunitensi sono stati offerti in visione dei menu “alternativi”. Ai clienti oltre alla loro reale ordinazione, è stato richiesto di provare ad ordinare un pasto maggiormente sostenibile. A farne le spese è stata soprattutto la carne di manzo, l’ingrediente principe dei fast food. Proprio perché la carne bovina, che ha uno dei peggiori impatti, era ben segnalata. È un ingrediente molto dispendioso da produrre, e con evidenti problemi di emissioni di gas serra. Due terzi delle emissioni globali, infatti, sono legati agli allevamenti bovini.

Sostituire con qualcosa meno problematico

Sostituire il proprio hamburger con qualcosa di minore impatto, come carne di pollo o vegetariano sarebbe un buon passo nella giusta direzione. Maggiore rispetto per la Terra a partire da quello che portiamo nel nostro piatto. Per simulare questa capacità di scelta hanno offerto ai clienti, menu colorati che offrivano maggiori informazioni sull’impronta carbonica del loro pasto. Scoraggiare le opzioni meno sostenibili, era il modo migliore per arrivare a far cambiare gli ordini ai commensali. Chi aveva accesso a maggiori informazioni sull’alto impatto climatico, sceglievano le opzioni che escludevano il manzo.

Menu di impatto climatico

Più ecologici

I commensali hanno effettuato scelte più ecologiche, in quanto nei menu erano evidenziati i piatti con basso impatto climatico, come pesce, pollo, o vegetariani. Una conferma di ciò che gli esperti immaginavano potesse accadere, nel caso delle cosiddette cornici negative. I prodotti segnalati con una cornice colorata che faceva rilevare un aspetto negativo, come “ricco di grassi o di zuccheri”, otteneva più attenzione. Questo rimarca l’importanza delle note che riportano un impatto climatico elevato. In un ambito come quello dei fast food può rappresentare un’efficace spinta a scelte alimentari più positive.

Un passo alla volta

Il sogno non è arrivare a mangiare insetti, carotine o alghe tutti quanti ed ogni giorno. Ma fare un piccolo passo nella direzione corretta. Diminuire l’apporto di carni rosse, privilegiando altri alimenti. Una revisione dei nostri regimi alimentari, anche se in minima parte, può dare risultati importanti.  Scegliere di mangiare meno carne rossa avrà effetti positivi non solo per il pianeta, ma anche per la salute. Non esiste un toccasana immediato, inoltre il cibo servito in fast food non è, probabilmente, la miglior scelta possibile. Perché anche la scelta più corretta, non costituisce un’alimentazione davvero sana.

Etichette vantaggiose

Creare etichettatura vantaggiose per i consumatori, è lo step necessario per arrivare a scelte più sostenibili e salutari. L’esempio tracciato ha trovato degli emulatori, una catena inglese, la Wahaca, elenca nei suoi menù l’impronta carbonica dei piatti. La speranza è che non rimanga un’esperienza di una sola catena, ma diventi pratica comune. Il bisogno di rispettare l’ambiente e salvaguardare il pianeta è sempre più impellente. Ogni tentativo per formare una mentalità più sostenibile è benvenuto. Menu di impatto climatico

Menu di impatto climatico
Abitare, Benessere, Enogastronomia

Insetti facciamo chiarezza

Sono almeno 20 anni che si parla delle proteine da insetti

Alimenti a base di insetti, molto nutrienti e alternativi ad altre fonti proteiche sono all’ordine del giorno da almeno un ventennio. Almeno sulla stampa specializzata, ma in Italia il tema sembra nato ieri. Con alzate di scudi e prese di posizioni politiche imbarazzanti. Sullo sfondo una notevole ignoranza sull’argomento, ed un tentativo di creare un tema che ne facesse dimenticare molti altri. Le decisioni della UE di sdoganare una sola farina di insetti, ha creato uno zibaldone di voci, non necessarie, che riguarda tutti i tipi di insetti. Insetti facciamo chiarezza

Leggi tutto

Costi inferiori e facilità di allevamento

L’allarmismo cavalcato da certa stampa ha creato una barriera ad una discussione concreta e chiara. Il problema è reperire proteine a basso costo, alternative e meno impattanti, rispetto a quelle animali. Il numero crescente di esseri umani sul pianeta, crea nuove condizioni ed esigenze alimentari. Impensabile disboscare altri milioni di ettari per allevamenti di bovini, suini, pollame. La richiesta di cibo sarà in espansione, probabilmente farà lievitare i prezzi delle proteine. Una soluzione che comprenda proteine da insetti non è facile da gestire a causa dei molti pregiudizi presenti.

Solo se economicamente vantaggioso

Cibarsi di proteine provenienti da insetti, ha senso solo se economicamente vantaggioso. Al momento i costi di produzione non sono competitivi, se volessimo introdurre nei nostri prodotti, proteine da insetti, non saremmo pronti. Al momento siamo nel livello “curiosità” da soddisfare, decisamente lontani da un impiego massiccio. L’impatto ecologico non è ancora stato valutato, le emissioni di gas sono sicuramente inferiori, ma c’è da valutare se resterebbero basse anche a fronte di impianti di grandi dimensioni. L’impressione è che nel confronto con gli allevamenti animali estensivi, la riduzione di spazi occupati, sarebbe già un enorme vantaggio.

Sicurezza alimentare

Non esiste ancora una letteratura sufficiente a chiarire se possano esistere problematiche di tipo sanitario. Qualcuno fa notare che la sicurezza dei consumatori deve venire al primo posto. Concordiamo ma non esiste neppure una letteratura scientifica che possa individuare reali problemi legati alla salute. Alcuni articoli puntano a far notare che la produzione di insetti per l’alimentazione provengono da paesi ed aree che presentano criticità sanitarie. Non siamo certi che il paese d’origine possa influenzare in modo determinante la qualità degli eventuali prodotti.

Un problema di allergie

Interessante, d’altro canto, la preoccupazione che alcuni soggetti possano sviluppare allergie. Le proteine da insetti potrebbero attivare gli allergeni e creare situazioni sostanzialmente pericolose. Il tutto nasce dal fatto che, molti insetti potrebbero attivare le stesse allergie già note, di cui soffrono alcuni consumatori. La più temuta è probabilmente quella legata agli artropodi ovvero crostacei, gamberi, ecc. Anche in questo caso la letteratura scientifica è ancora scarsissima e non esaustiva. Sembra un timore sviluppato ad arte, da chi vuole dare una connotazione negativa a priori.

Insetti facciamo chiarezza

Non voglio mangiare insetti !

È lo strillo che accompagna molti degli articoli dedicati al tema. In realtà il problema non si pone, non c’è alcuna possibilità di consumare cibi che contengano proteine da insetti, senza esserne informati. Non potranno essere aggiunti ai prodotti esistenti senza che vengano palesati in etichetta. Dovranno essere comunicate provenienza degli ingredienti, ed indicata la possibilità di allergie. Una garanzia di sicurezza per tutti coloro che temono di trovare insetti nella brioche della colazione o nel panino.

Già presenti in percentuali minime

Se la letteratura scientifica non ci viene incontro, va però rilevato che l’esperienza comune già ci dà indicazioni. Nelle farine che utilizziamo per panificare, fare dolci, fare polente, ecc, già sono presenti in percentuali minime, insetti che sono stati macinati all’interno dei molini. Li mangiamo da secoli senza accorgercene, sono quantità minime, ma sono presenti. In ogni caso attualmente è quasi impossibile trovare prodotti a base di proteine d’insetti, perciò il problema di scegliere se consumarli o meno è assolutamente prematuro. Verranno chiaramente indicati i prodotti che le contengono e starà al nostro livello di curiosità decidere se assaggiare questi “novel food” o soprassedere. Il tentativo di far passare l’idea che sarà una imposizione non ha alcun senso di esistere.

C’è un’etica in questo approccio

C’è un’etica nel tentativo di trovare proteine alternative ed è quella di salvare il pianeta. Ridurre le emissioni e l’impronta carbonica, lasciando intatte le possibilità di ottenere cibo sufficiente a sfamare 8 miliardi di persone. Se tutto questo è possibile utilizzando proteine originate da insetti, ben venga. È giusto cercare di mantenere le nostre tradizioni alimentari, ma le condizioni mutano, non possiamo pretendere bistecca o salsicce ogni giorno. Possiamo sicuramente virare verso una cucina che abbia un maggiore apporto di vegetali, ma le proteine sono necessarie. Sta a noi fare scelte che coinvolgano il futuro di tutto il pianeta. Insetti facciamo chiarezza

Insetti facciamo chiarezza

Credits: Pixabay

Abitare, Benessere, Enogastronomia

Birra più sostenibile

Dalla partnership tra Unionbirrai e la start up Biova Project nasce un nuovo progetto contro lo spreco

A Rimini al Beer & Food Attraction succedono molte cose. Un numero formidabile di stand a rappresentare i birrifici e i micro-birrifici artigianali, ne fanno una delle fiere più importanti per il settore. Dall’accordo fra Unionbirrai, che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti, e Biova Project, ha preso vita un progetto contro lo spreco alimentare. La start up innovativa nasce proprio per recuperare surplus di cibo, usando i propri centri di recupero in tutta Italia. Birra più sostenibile

Leggi tutto

Un impegno a fare di più e meglio

Una vera chiamata all’azione contro lo spreco alimentare. I birrifici fanno parte del gruppo di aziende che produce scarti amidacei, in buona compagnia coi produttori di pane, pasta, riso. Rappresenta un buon punto di partenza per recuperare e trasformare ingredienti che, altrimenti, non sarebbero utilizzati. Una visione ecologica del problema, che consente anche di pensarlo in chiave economicamente vantaggiosa. Sostenibilità, riutilizzo, trasformazione, sono alla base di una green economy, a cui è giusto riservare sempre maggiore attenzione.

Uno spreco evidente

Il solo pane gettato ogni giorno dai consumatori italiani e gli invenduti, raggiungono cifre impensabili. Sono 13mila i quintali che finiscono nella spazzatura. Numeri che fanno ancora più impressione se immaginiamo che, con quel pane quotidiano, si potrebbero nutrire 25mila persone per un anno. Gli italiani consumano in media 52 chilogrammo di pane l’anno, e purtroppo, molto altro è sprecato, come avanzo indesiderato. La messa in rete della App Sprecometro, riesce a quantificare quanta della nostra spesa, finisce direttamente nel cassonetto. Uno spreco che non possiamo più permetterci.

Food innovation

Biova Project fondata nel 2019 a Torino, fa food innovation. Il suo obiettivo è ridurre lo spreco alimentare in tutto il pianeta, partendo dalle realtà italiane. Il mezzo è creare nuovi prodotti, che possano interessare ogni tipo di comunità, dal privato cittadino alle aziende. Un nuovo valore aggiunto, che sia vantaggioso economicamente e socialmente sostenibile. Hanno dato vita a diversi progetti locali, ed ora con questo accordo con Unionbirrai, puntano ad estendere il loro operato su tutto il territorio nazionale. Trasformare materie che sarebbero di scarto in prodotti riutilizzabili, è un’attività encomiabile. Una direzione corretta per un mondo migliore. Birra più sostenibile

Birra più sostenibile
Benessere, Enogastronomia

La pasta batte l’obesità

Una dieta mediterranea basata sulla pasta aiuta a perdere peso e stabilizzarlo

Esce proprio nella giornata mondiale dell’Obesità, (4 marzo) una ricerca svolta dall’Università di Parma. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases”. Il focus era dimostrare che un regime ipocalorico basato sui principi della dieta mediterranea, contribuisce a ridurre e a mantenere il peso. La dieta che pone la pasta come elemento cardine, è un indubbio vanto della nostra cucina, ma di fatto, è sempre più diffusa in ogni continente. La pasta batte l’obesità

Leggi tutto

Attività fisica e buon cibo

Potremmo condensare l’articolo in questa semplice frase. Per combattere l’obesità serve un poco di attività fisica e buon cibo. Scelte che ognuno di noi può fare, per evitare di incorrere in problemi di salute, che passano dai problemi cardiocircolatori, al diabete, ai tumori. L’obesità sta diventando un problema in moltissimi paesi, l’accesso a cibi ipercalorici ha modificato l’alimentazione e fatto lievitare il sovrappeso. Il rischio, lamenta l’organizzazione mondiale dell’obesità, è che nel giro di un decennio metà della popolazione sarà sovrappeso.

Impatto sulla salute e sulla sanità

L’organizzazione ha costituito il World obesity day. Una giornata dedicata a sollecitare l’attenzione, di nutrizionisti e dietologi, e di tutti i cittadini. Il rischio è che molti paesi possano vedere la loro sanità crollare, sotto la spinta di un impatto enorme. La cronicizzazione di molte malattie legate all’alimentazione e agli eccessi ponderali, rischia di togliere troppe risorse, se i governi non sapranno intervenire con campagne apposite. L’invito ad una vita più attiva e partecipata, è un must su cui insistere.

Globesity

Lo chiamano “globesity”, una crasi tra global e obesity, questo allarme rivolto a tutte le organizzazioni sanitarie e ad ogni singolo cittadino. È a tavola che si combatte contro l’obesità, e l’Italia ha una tradizione alimentare che può ribaltare questo problema. Infatti, secoli di cultura alimentare ipocalorica, basata sul consumo di pasta come portata principale quotidiana, non si possono cancellare. Si può perdere peso senza rinunciare in toto al piacere di mangiare, ed ottenere i benefici a cui si mira.

Diete a confronto

Un’altra ricerca ha messo a confronto le diete più utilizzate da quelle senza carboidrati, a quelle a zone, al digiuno programmato, alla vegetariana, ecc.. Quella mediterranea è risultata la più efficace. Sia per la perdita di peso, che per il mantenimento, con evidenti riduzioni dei problemi cardiovascolari. Risultati che ribadiscono ciò che dagli anni ’60 del secolo scorso molti nutrizionisti sostengono, con la scoperta dei vantaggi della mediterranea. Dieta ipocalorica e lotta alla sedentarietà sono i cardini per ottenere risultati permanenti.

Diffondere le notizie

Ora assieme a tutte le campagne a difesa del made in Italy, sarebbe utile diffondere le notizie che portano ad una migliore salute. La pasta, del resto, porta buonumore, modifica il nostro mood quotidiano, e il buonumore è di per sé un ottimo viatico al benessere. Educare i giovanissimi diventa importante, sensibilizzarli verso scelte che possono essere alla base della loro salute, è determinante. Messaggi positivi, che consigliano un’alimentazione corretta, dovrebbero coinvolgerli sin dalla più tenera età. Gli eccessi ponderali sono un problema che si può sconfiggere in modo gradevole, mangiando correttamente. La pasta batte l’obesità

Benessere, Enogastronomia, Eventi

Le tendenze per il 2023

Ad ogni fine anno si fanno le previsioni del prossimo anno e non sempre ci azzeccano

Come ad ogni periodo natalizio arrivano oroscopi, predizioni e vaneggiamenti. Più o meno esoterici o fondati, tutti vorrebbero indirizzare i nostri gusti e le nostre tendenze di spesa. Quello del Food&Beverage è sempre uno dei settori più esplorati. Riserva molte sorprese e lascia parecchi dubbi, a volte anche sulla salute mentale di chi compila questi dati. Una delle piattaforme più saccheggiate in questo senso è Pinterest. Corretto ma non tiene conto che chi posta in quel sito, è un maniaco del food porn. Smanioso di postare foto belle, anzi bellissime, anche senza un vero contesto. Le tendenze per il 2023.

Leggi tutto

Pinterest dice…

Le tendenze che si possono estrapolare da Pinterest sono veramente “variopinte”. Coloro che han svolto le analisi di ciò che diventerà un “must” o un “must have” hanno preso come riferimento il numero di ricerche. Basta cercare un argomento o un cocktail per farlo diventare indispensabile? Forse si, forse no. Prendiamo i dati con le molle. Basta ricordare che già 5 anni il trend che avrebbe sbaragliato tutto, doveva essere la cucina a base di insetti. In realtà nulla è accaduto in quel senso. Solo un’estrema minoranza è interessata agli insetti, mentre continua ad esserci una vera diga di “no pasaran”, “mai nel mio piatto”.

8 su 10

Questo è il record dello scorso anno, 8 tendenze su 10 azzeccate. Sono parecchie, ma non sappiamo se le due mancanti erano proprio le più evidenziate nelle ricerche. In ogni caso onore a Pinterest che si butta nel mare delle predizioni e prova a darci la sua versione, con tutti i rischi di fare figuracce. Se il futuro della eno-gastronomia passasse da questa piattaforma, avremmo queste novità a dominare il prossimo anno. Magari rivediamoci a fine 2023 per controllare quante caselle sono state annerite, e quante sono ancora bianche.

Le tendenze per il 2023

Cibo e bevande

L’innovazione più rilevante non sembra essere più cosa e come si beve ma la guarnizione. Una tendenza ad organizzare cocktail molto “visibili” con cubetti di ghiaccio originali. Forme insolite, estrose, colorate con una goccia, che sciogliendosi muta il colore e il sapore della bevanda. Ogni bar tende a creare un proprio cocktail distintivo, che prende il brand del locale o del barman. Molte ricerche riguardano i bar che servono cocktail analcolici, dove la guarnizione diventa parte integrante del cocktail. Bevande che sono ad effetto “wow”, più originali nella presentazione rispetto al mix. Le voci che sulla piattaforma hanno il maggiore incremento sono proprio: cocktail analcolici ad effetto, guarnizioni creative, cubetti di ghiaccio originali.

Superalimenti marini

Saranno le alghe ad accompagnarci nel 2023. Sia alimenti che bevande. La ricerca ha evidenziato come il bere, soprattutto tra i giovanissimi, è molto interessato al benessere. Verranno introdotti ingredienti provenienti da altre culture, e da altre aree del mondo. Un esempio sono le alghe vitaminiche, appartenenti a tradizioni millenarie provenienti dalle culture orientali. Le alghe nori, le alghe verdi e rosse vengono regolarmente consumate con il sushi o il gimbap. Ma questa cultura di prodotti provenienti dal mare, è una tendenza che si sposta anche nelle bevande. Fa parte dell’evoluzione del salutismo, così come l’acqua alla clorofilla. Le voci con maggiore incremento, in questo caso sono: clorofilla, alghe verdi, alghe nori, alghe da consumare come spuntino.

Le tendenze per il 2023

Dolci coi fiori

Anche la cultura del dessert viene “contaminata” dal bisogno di sentirsi connessi con la natura. Il confine tra cucina e botanica vacilla. Le ricerche in questo caso parlano di una tendenza verso dolci e dessert che utilizzano molte piante e fiori. Non solo per i colori ma proprio per gli ingredienti. Una nuova voglia di rispetto verso ciò che la natura offre? Probabile. I “must” in questo caso sembrano piuttosto evidenti. Le voci più ricercate sulla piattaforma sono: cupcake margherite, cupcake fiori di campo, erboristeria edibile ed estetica, torta vila, cupcake salvia.

Le tendenze per il 2023

Arancio colore

Oltre ad essere un frutto delizioso, vitaminico, dolce o amaro che sia, l’arancio è anche un colore. Ed è questa la sorpresa del 2023. L’arancio e l’arancione diventano protagonisti anche nelle cerimonie. Sarà uno dei colori più utilizzati nel prossimo anno anche nei matrimoni, feste e nelle varie celebrazioni. A parte gli abiti, e le decorazioni, che ci piacciano o meno, le arance possiamo continuare a consumarle normalmente, sentendoci decisamente a la page. Le tendenze per il 2023.

Le tendenze per il 2023

Credits: Pixabay

Enogastronomia

Che sapore ha la carne non-carne?

La mangerete? O avete dubbi sulla sua qualità?

E’ arrivata, dopo anni di ricerche, di annunci, di presentazioni e rimandi adesso è veramente pronta per essere servita in tavola. La carne non carne è disponibile nelle hamburgherie Welldone. Sono 15 punti vendita in Italia ma la catena è in espansione. La curiosità è tanta e il progetto sembra decisamente etico e sostenibile. Resta un dubbio che sapore ha la carne non-carne?

Continua a leggere →