Abitare, Benessere, Enogastronomia

Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo

Un patrimonio di tutti noi, che ci ostiniamo a considerare troppo poco

Il suolo è l’elemento che consente di coltivare, far crescere e raccogliere i prodotti che ci alimentano, o che indirettamente alimentano gli animali di cui ci nutriamo. Dal benessere del suolo dipende anche il nostro. Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo

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Conservarlo lavorarlo concimarlo

Saperlo conservare, nutrire nel modo corretto con le giuste concimazioni, è ciò che può farci proseguire nel vivere su questo pianeta. Il suolo è una risorsa vitale, solo se comprenderemo questo facile postulato riusciremo a dargli la reale importanza che merita.

Dopo le alluvioni e la siccità

Con le recenti alluvioni in Emilia Romagna e Toscana abbiamo toccato con mano come il suolo possa condizionare la nostra vita anche nell’immediato. I terreni fuori controllo che vengono lasciati incolti possono subire il dilavamento delle piogge e franare a valle. La cattiva gestione del suolo ha un costo elevatissimo che si esplicita in modo irruente e violento.

il suolo trattiene l’acqua

Il suolo può trattenere molta acqua e rilasciarla in modo adeguato, senza causare frane o alluvioni. La sua cura è indispensabile ed è un investimento su cui dovremmo puntare a lungo termine. Non basta un’azione una tantum ma una cura costante, rinnovata nel tempo. Invece di sprecare molte risorse per faraonici progetti di ponti in zone pericolose ed ad altissimo rischio, dovremmo risanare i terreni che non vengono coltivati in modo corretto. 

Molti posti di lavoro e un rilancio dell’economia

Un grande investimento che creerebbe sicurezza e molti posti di lavoro e garantirebbe un futuro. Il territorio italiano è fragile, non possiamo giocare a tamponare solo le falle quando si presentano. Una saggia gestione del suolo migliorerà le condizioni di vita di tutto il paese.

Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo

Bisogno di verde organizzato

La grande ricerca di spazi verdi organizzati è dimostrato dal grande successo degli agriturismi, che compensano la mancanza di spazi aperti per chi vive in città, e riappacifica coi ritmi rurali rispetto alle frenesie cittadine. Concedere i terreni a giovani aziende che intendono portare avanti nuove imprese che mirano a coltivare il suolo potrebbe rivelarsi molto attrattivo.

Tutto il nostro cibo viene dal suolo

Il cibo di cui ci nutriamo è quasi unicamente legato al suolo, riuscire ad ottenere uno sviluppo sostenibile dei terreni deve essere una prerogativa primaria. Ci sono nuove tecnologie che consentono di rispettare il suolo, con lavorazioni che consentono regolari attività umane e conservazione del territorio

Risorse idriche sempre più importanti

Una gestione accurata delle risorse idriche si rivelerà in un prossimo futuro una esigenza molto importante. Fare tesoro delle acque piovane e la loro redistribuzione con impianti efficienti che non disperdono acque sarà alla base di una agricoltura 4.0. Evitare di disperdere acqua, proteggerà da eventi eccezionali come alluvioni ed anche gravi siccità

Eventi meteorologici sempre più frequenti

I cambiamenti climatici in corso faranno accadere eventi metereologici imprevisti ed inattesi. Già ne abbiamo avuto evidenti assaggi, ma l’aumento delle temperatura li renderanno più ravvicinati. I casi eclatanti che facevano storia e finivano negli annales e segnavano un intero secolo ora, rischiano di accadere ogni biennio. 

Troppo ravvicinati per qualunque attività economiche

Troppo per qualunque paese e per qualunque economia, che ha bisogno del suolo per coltivare e fare raccolti. Se il cibo diventerà insufficiente, le popolazioni dovranno trovare soluzioni, spostandosi in altri territori con imponenti migrazioni o al peggio, ricorrendo a guerre, per occupare altri territori in cui ottenere cibo.

Agricoltura di precisione per non impoverirlo 

L’eccessiva pressione sul suolo rischia d’impoverirlo, perciò occorrerà fare attenzione ad interventi di agricoltura di precisione. Coltivazioni dove nulla sia lasciato al caso e nulla vada sprecato. La specializzazione di alcune colture non può essere l’unica leva su cui lavorare, occorrerà ruotare le coltivazioni tenendo conto delle qualità organiche del suolo per ottenere i migliori risultati e rimanere assolutamente sostenibili. Il benessere umano passa per quello dei suoi animali e del suolo su cui poggia la propria agricoltura, cerchiamo di non dimenticarlo.Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo

Oggi è la Giornata Mondiale del Suolo

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Benessere, Enogastronomia

Spremiamo vaniglia dai castori

Ogni tanto torna in rete la notizia degli aromi di vaniglia ottenuti dai sederi dei castori.

Si chiama “castoreo” ed esiste veramente questa sostanza espulsa dalle ghiandole anali dei simpatici roditori. Però è inutile montare proteste e gridare allo scandalo “QUESTO NON VE LO DICONO” perché, in realtà, non viene utilizzato. La motivazione? Il costo eccessivo. Spremiamo vaniglia dai castori

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Segnare il territorio

Questa sostanza vischiosa e marroncino chiaro viene utilizzata dai castori per segnare il loro territorio. Assemblano piccole cataste di legnetti ed in cima spremono questa sostanza per far capire che qui ci sono già castori ed è meglio girare alla larga. Ha un profumo dolciastro e persistente molto riconoscibile anche dagli umani e non solo dagli abitanti delle foreste.

Aroma naturale per biscotti e dolci da forno

In passato è stato utilizzato per aggiungere sapore a dolci o altri preparati, ma ora non esiste una industria che si dedichi ad estrarre la sostanza gelatinosa. Il castoreo non è affatto proibito, anzi è un aroma naturale, ed è ammesso nei disciplinari della Food and Drug Administration. 

Quasi introvabile

Potrebbe essere utilizzato ma è pressoché introvabile. E’ presente nelle ghiandole perianali che stanno ala base della coda palmata dei castori. L’unico modo per ottenerla è narcotizzarli ed estrarre a mano la gelatina. Deve essere spremuta a mano e non è un’operazione semplice o gradevole.

Spremiamo vaniglia dai castori

Inutile creare una campagna contro il suo uso

Perciò evitate l’ennesima crociata nata su internet per vietarne l’uso, nessuna azienda ha intenzione di spendere per il “castoreo” molto più di quanto non costi l’aroma vaniglia sintetico o naturale. Non la troverete nemmeno in vendita nei negozi specializzati in pasticceria e gelateria. Forse potreste trovarla in negozi salutistici o per usi medici.

Sostanza nota da millenni

Era già noto ai romani anche se con un uso completamente diverso (ritenevano che i suoi fumi, bruciandolo, potessero provocare aborti) Il suo profumo muschiato, ma molto più dolce rispetto a quello dei cervidi, è stato utilizzato in profumeria. In medicino è stato usato per curare mal di testa e otiti, febbre, gotta, e mal di denti. Con quali risultati non è dato sapere.

Profumi molto intensi e persistenti

Il suo odore persistente lo ha reso un elemento utile nella creazione di profumi particolarmente intensi. I cacciatori di castori la utilizzavano per catturare altri castori creando situazioni di conflitto in aree ristrette. I castori cercavano di difendere la loro zona dagli estranei che avevano spremuto le loro ghiandole e venivano allo scoperto finendo nelle trappole.

Spremiamo vaniglia dai castori

Castoreo troppo costoso

Agli albori dell’industria dolciaria il castoreo era utilizzato per dare un gusto di vaniglia, ma già nel secolo scorso il suo uso era scomparso. Come si suggerisce nei gialli di “cercare la femmina” in questo caso conviene “seguire i soldi”. Troppo costoso per essere utilizzato per prodotti dolciari dal costo di centesimi. 

Prodotti extra lusso

Solo prodotti dall’alto valore possono permettersi una spesa così consistente. Come ad esempio un liquore svedese, quasi prezioso. Nei processi alimentari il castoreo è stato soppiantato dagli aromi di origine chimica come la vanillina. Anche la tradizionale vaniglia di origine vegetale, è diventata preziosa e se fa un uso molto oculato. Spremiamo vaniglia dai castori

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Benessere, Enogastronomia, Marketing

Compriamo con gli occhi

E’ la vista che ci condiziona negli alimenti, ancor più del gusto

Acquistiamo quasi sempre ciò che ci ha “affascinato”. Le nostre scelte per ciò che mangiamo sono legate ai nostri acquisti , e questi li facciamo per il modo in cui un alimento o un ingrediente riesce a “convincerci”, sin dalla confezione. Sono gli occhi a guidarci fino al tavolo da pranzo, sono loro che condizionano ciò che mettiamo nel carrello. La percezione che il prodotto che stiamo guardando, potrebbe essere eccellente per i nostri piatti, passa da come lo percepiamo. Compriamo con gli occhi

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Packaging, logo, colore, materiali

L’importanza del packaging, del colore, delle scritte, del logo, della esposizione ci porta ad appoggiare lo sguardo su ciò che sa attrarci ed affascinarci. Questa capacità del prodotto di “parlarci” non è sempre veritiera. L’emozione inconscia che suscita in noi ci fa deviare anche quelli che sono gli altri aspetti importanti, come ingredienti, sostenibilità, qualità, filiera produttiva, valori, fino a farci acquistare prodotti che sono relativamente lontani dal nostro senso etico o dai nostri criteri.

Neuromarketing ci studia

La branca del neuromarketing studia da tempo il tipo di percezione che cattura la nostra attenzione. Comprendere quali sono i meccanismi che ci fanno propendere per quel certo prodotto, quel certo colore, quella qualità del packaging, i materiali stessi del packaging, aiuta le aziende a diventare più attraenti. Come consumatori, crediamo di essere perfettamente in possesso di tutta la gestione della scelta quando acquistiamo. Ma non è sempre così.

Qualche acquisto quando rientriamo a casa non ci soddisfa

A volte, di ritorno dalle nostre giornate di shopping, ci accorgiamo di aver acquistato cose che, forse, non erano esattamente ciò che ci sarebbe servito. Mettiamo in dubbio le nostre capacità di scelta, e ci chiediamo come mai quel prodotto adesso sia nella nostra dispensa, anche se avremmo potuto scegliere altro. Quale sortilegio ci ha fatto portare a casa quello e non altro.

Compriamo con gli occhi

L’eyetracking svela cosa guardiamo e per quanto

Per svelare questo processo di scelta “condizionata” sono stati utilizzati dei software di eyetracking (misuratori dello sguardo). Un sistema che individua dove si posa il nostro sguardo, per quanto tempo lo fa, con quale intensità e come indaghiamo sui dettagli della confezione. I risultati dei test hanno evidenziato come ad attrarre sono stati nell’ordine colore, marchio, logo, qualità e sostenibilità connessa al materiale del packaging. il risultato finale è che i prodotti più osservati, erano quelli che erano stati anche i più acquistati.

L’aspetto estetico è l’elemento su cui lavorare

L’aspetto estetico diventa preponderante, l’occhio vuole decisamente la sua parte in fase di scelta d’acquisto. Il mix che porta a formulare un certo packaging è quello che determinerà la nostra scelta davanti ad uno scaffale affollato di prodotti. Ciò che saprà colpirci finirà nel carrello, anche se non sarà la migliore delle opzioni possibili. L’attenzione si sposta sugli elementi che sanno attrarre il nostro pensiero rispetto ai prodotti. Se soddisfano il nostro livello di sostenibilità, il processo decisionale si attiva verso quel prodotto.

Un elemento negativo farà fuggire il cliente

Se un elemento colpirà in modo negativo le nostre percezioni, influenzerà le nostre scelte. Per questo soprattutto nelle aziende alimentari, ciò che accade a livello grafico e a livello di materiali è fondamentale. Tutto deve essere curato e pensato per attrarre saldamente lo sguardo del consumatore, e non deve respingerlo. Se un prodotto è bello, ben confezionato e sa differenziarsi tra gli altri ha maggiori possibilità di affermarsi, ovviamente. Anche a discapito, in alcuni casi, della reale qualità del contenuto.

Su quale leva agire per diventare attraenti

Tener conto dei processi decisionali del consumatori nel momento cruciale dell’acquisto, determina quale leva vogliamo usare per renderci attrattivi. Il packaging diventa la scelta cruciale su cui lavorare, per comunicare nel modo migliore e riuscire a catturare lo sguardo di chi acquista. Comunicare qualità, sostenibilità e valori sin dal primo contatto, ed invitare gli occhi dei consumatori a sostare per approfondire quanti di questi valori soddisfa, è la ricetta vincente. Compriamo con gli occhi

Compriamo con gli occhi

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Abitare, Benessere, Enogastronomia

Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

Sono altrettanto pericolosi quanto quelli realizzati in plastica 

Dobbiamo sfatare il mito della sostenibilità dei bicchieri di carta, quelli tanto cari alle caffetterie, per la facilità dell’asporto. E’ il rivestimento interno dei bicchieri di carta, che li rende impermeabili, ad essere dannoso quanto la plastica stessa. Il rivestimento senza il quale i bicchieri non potrebbero garantire la tenuta, è necessario ,ma ma va in controtendenza rispetto allo scopo di evitare di inquinare. Bicchieri di carta dannosi per lambiente

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Bicchieri da asporto per caffè e altre bevande

I peggiori risultati si ottengono dai bicchieri per il caffè o il cappuccino, dotati del loro relativo coperchio in materiale plastico o polistirolo. I bicchieri da asporto non svolgono la loro funzione correttamente, ma sarebbe impensabile tornare al vetro o al coccio, se non grazie al servizio, graditissimo, di qualche cameriere che si presta alla consegna a domicilio o ufficio

La plastica cambia il sapore

La plastica altera il sapore del contenuto, specie se è caldo, I bicchierini in espanso sono altrettanto, se non ancor più, inquinanti. La soluzione corretta sarebbe di assumere le bevande calde direttamente al bar in tazze di ceramica o biscotto, o in vetro. Non è sempre possibile, ma è bene svelare che la supposta sostenibilità della carta non esiste. O almeno non al 100%.

Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

Una ricerca sul campo

Per controllare l’eventuale tossicità dei contenitori di carta, una ricerca svolta dall’Università svedese di Göteborg, ha esaminato le reazioni di alcune larve di insetti e ditteri. I bicchierini usa e getta sia di carta che di plastica sono stati messi a confronto nelle stesse condizioni ambientali. Lasciati in aree umide o in acqua hanno permesso di controllare la reazione delle larve che crescevano al loro interno.

Una crescita irregolare

Ogni tipo di contenitore, plastico, cartaceo o poliuretano ha impedito una crescita regolare delle larve. Le femmine non sono quasi mai riuscite a svilupparsi completamente per arrivare alla fase riproduttiva. L’esperimento è stato svolto con diversi tipi di liquidi, da acqua fresca residui di percolato o acque torbide. I risultati sono stati confermati in tutte e tre le variabili.

Meglio non disperderli nell’ambiente

Disperderli nell’ambiente è pericoloso per la salute, e l’impatto è negativo per molti esseri viventi. Anche i coperchietti di polistirolo hanno dato gli stessi esiti. Gli effetti negativi si sono confermati anche nel corso del tempo, non solo nella prima settimana. Anzi col proseguire delle settimane la tossicità s’è evidenziata in modo ancor più palese. I bicchieri di carta è necessario che vengano smaltiti con attenzione negli appositi contenitori per la carta, in modo da evitare che si innalzi il livello di tossicità nell’ambiente. E’ una buona pratica, etica e sostenibile, che tutti possiamo fare.Bicchieri di carta dannosi per lambiente

Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

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Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Tanta confusione in questo periodo sull’argomento delle carni che non provengono da allevamenti.

Sono tre le definizioni da prendere in considerazione, carne sintetica è il termine usato dal governo per spaventare un po’ i consumatori. Ma non è corretta, quella che viene e verrà proposta in futuro non è sintetica ma coltivata. Anche la carne stampata che riproduce in tridimensionalità alcuni tagli di carne non è sintetica ma ricomposta. Carne non carne coltivata stampata o sintetica

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Una inutile competizione

Il timore di governo e allevatori è che si accenda una competizione tra la carne allevata e quella prodotta in coltivazione. Sono due cose diverse e non potranno mai sostituire completamente quella a cui siamo abituati da qualche milione di anni. 

Per un futuro consapevole e non sprecone

Però è un prodotto molto interessante che consente di pensare ad un futuro meno “sprecone. La riduzione degli allevamenti comporta risparmi notevoli in termine di energia, spazio, inteso come terreni occupati dagli armenti od occupata da colture per alimentarli, acqua, antibiotici e altri elementi chimici per mantenere sane le bestie coinvolte.

Non esiste un pianeta B, meglio pensare ad una soluzione B

Già questo è un argomento che dovrebbe scardinare ogni altra considerazione. In un pianeta sempre più abitato, con difficoltà a sfamare tutti, avere una opzione B, che è più sana e che inquina meno dovrebbe far gridare “Evviva”.

Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Alto valore proteico

La carne coltivata ha un alto valore proteico e consente di creare in cucina in modo differente. La bistecca resterà carne da allevamento, ma ci sono centinaia di tagli in grado di essere sostituiti dalle carni provenienti da coltivazioni. lLa repulsione verso gli insetti spinge a trovare soluzioni più gradite ai consumatori.

Prodotta da cellule animali

La carne coltivata è prodotta da cellule animali prelevate con una semplice inoffensiva biopsia. Vengono messe in una coltura di proteine quasi sempre vegetali che replicano le cellule all’infinito, senza rischi di contaminazioni e senza utilizzare antibiotici o altri farmaci. Per gli esteti che vogliono a tutti costi la tridimensionalità di una fiorentina esistono le stampanti 3D che riescono ad assemblare le carni coltivate copiando la texture della carne da allevamento.

Fantasia in cucina

La carne coltivata potrà essere cucinata in molti modi liberando la fantasia degli chef. Probabilmente verranno sviluppate ricette apposite che si muoveranno in senso contrario. Ovvero si portano realizzare solo con carni coltivate, Quello che appare immediato che sarà possibile aprire nuovi panorami degustativi.

Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Proteine su misure adatte alla nostra dieta

Le proteine in questo modo saranno ritagliate su misura sulle esigenze dei consumatori, creando nuovi sistemi e paradigmi dietetici. Da tenere in grande considerazione anche l’aspetto salutare, le carni coltivate, infatti, non sono infarcite di ormoni, e sono sane fino all’ultimo pezzetto. Non scatenano nemmeno quel senso di colpevolezza per aver costretto a morte l’innocente animale

Potrebbe far rivedere la cultura vegana

Potrebbe essere una svolta anche per l’alimentazione vegana che vede la carne come un nemico acerrimo proprio per le sofferenze a cui sono sottoposti gli animali negli allevamenti. Avere proteine accessibili ma senza passare dalla loro uccisione potrebbe spostare le loro opinioni sull’alimentazione. O al contrario potremmo tutti diventare più vegani-onnivori (come indicano le tendenze del prossimo decennio) con prodotti che non dipendono da atti cruenti. La carne sintetica potrebbe diventare il nuovo seitan e il nuovo tofu.

Occasione da non perdere

Il mercato non è ancora pronto ma negare in partenza la possibilità di produrre proteine a buon costo risparmiando terreno, acqua, farmaci ed inquinando meno sembra stolto. La domanda arriverà, inutile negarlo, la conservazione dello status quo dimostra scarsa visione del futuro e l’Italia con la sua fama di paese all’avanguardia nel campo del cibo non merita di restare al palo. Carne non carne coltivata stampata o sintetica

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Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Una nuova festa nazionale

Una nuova festa dedicata a chi vive l’agricoltura in modo continuativo facendone uno strumento de benessere economico ambientale e sociale, è stata istituita nella seconda domenica di novembre, e quest’anno cade il 12. Giornata Nazionale dell’Agricoltura

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Ingredienti essenziali per la nostra cucina

La cucina italiana è rinomata in tutto il mondo, e deve molto del suo appeal agli ingredienti genuini che la compongono. Anche gli alimenti più semplici che vengono considerati commodities sono curati alla perfezione dagli agricoltori italiani e contribuiscono a questo successo.

Patatoes Forever! Patate sempre!

La campagna europea Potatoes Forever! vuole proprio a sottolineare tutta la sapienza agricola dei coltivatori italiani. L’obiettivo è informare i consumatori sulla qualità della produzione nazionale di patate. Un ingrediente utilissimo in molti piatti, che fa parte della nostra cultura culinaria

Vecchio e nuovo si integrano

Le buone antiche pratiche agricole, supportate dalle nuove conoscenze, tengono conto sia dei sapori di questi fantastici tuberi, che della loro sostenibilità. Mantengono intatte le conoscenze centenarie dei produttori e li aiutano, inoltre, a svolgere un lavoro di protezione dei territori. Gli agricoltori col loro lavoro diventando veri custodi dell’ambiente.

Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Biodiversità, uso accorto dell’acqua e fitofarmaci

La biodiversità dei prodotti, l’utilizzo coscienzioso dell’acqua, evitandone sprechi e le contaminazioni con fitofarmaci, sono alla base di questa cultura. Il mantenimento degli elementi paesaggistici, la cura del terreno per evitare l’erosione da agenti atmosferici, sono i principi base. A cui seguono il sostegno a fauna e flora, utili alla coltivazione delle patate, oltre alla riduzione del rischio da eccessi di prodotti fito-sanitari.

Irrigazione di qualità

L’impiego dell’acqua irrigua essenziale e la consultazione dei dati meteorologici, permette la riduzione dello spreco d’acqua. Gli impianti goccia a goccia o controllati da remoto, integrano il corretto consumo idrico e riducono le spese degli agricoltori.

Fertilizzanti ridotti all’indispensabile

Anche l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti viene ridotto e certificato, per contribuire ad una maggiore salute, ed un più ampio livello di soddisfazione dei consumatori. Le riduzioni delle spese aziendali contribuiscono ad un sistema di commercio agricolo più redditizio, e contribuiscono alla sostenibilità dell’economia locale. Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Giornata Nazionale dell’Agricoltura
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Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

Si stanno diffondendo anche in Italia i robot che possono servire ai tavoli.

Può un robot sostituire il personale di servizio? Uno degli argomenti che ha mantenuto sempre un grande appeal negli ultimi mesi è quello della difficoltà a reperire mano d’opera. Uno dei settori che ha sofferto maggiormente di questa mancanza di “vocazioni”  è quello della ristorazione e del commercio. Orari che comprendono anche i weekend e quasi tutte le sere, scoraggiano i giovani dall’intraprendere quel tipo di attività. La loro vita sociale viene messa in crisi dalla disponibilità necessaria per completare i turni di lavoro. Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

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Stipendi scarsi e ritmi elevati

A scoraggiare ancora di più, gli stipendi non sono favolosi, oltre la metà dei giovani italiani ritiene di ricevere stipendi troppo bassi. Inoltre le ore di impiego sono piuttosto impegnative,. Molti giovani si sono cimentati, ma i ritmi di lavoro hanno fatto mutare la loro opinione, e si sono dimessi. Dover rinunciare ai weekend e alle uscita con amici e amiche, ha condizionato le loro scelte. Pochi giovani vogliono rinunciare al piacere di restare a contatto con gli amici e gli amori, senza limitazioni d’orario.

Reddito di cittadinanza nonna spronato

La cancellazione di molti dei contributi erogati col reddito di cittadinanza, era stato salutato come l’evento che avrebbe spinto molte persone ad “accontentarsi” di un mestiere qualsiasi, pur di avere una retribuzione. La polemica sui giovani senza lavoro e “divanizzati”, è proseguita a lungo assumendo aspetti sgradevoli. Va detto che la tanto auspicata corsa a diventare cameriere o commesso, non c’è stata. Anche se sull’argomento sono intervenute molte figure, a perorare questa o quella causa, e a spronare a prendere in mano il proprio destino. Il problema del personale di servizio permane.

Robot camerieri in sostituzione

C’è chi ha cercato di scavalcare il problema con l’utilizzo di robot camerieri. Decisamente poco costosi (circa 15.000 euro+ IVA), non necessitano di molte cure e non richiedono retribuzione. In questo momento sono attivi incentivi fiscali per gli update tecnologici. I robot camerieri rientrano appieno in quella categoria. Un cameriere costa all’incirca lo stesso denaro per ogni anno di lavoro, quindi un robot si ripaga in una sola annata. Inoltre il cameriere robot non ha necessità di permessi, non si ammala, non accumula ferie e non ha mai recriminazioni.

Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

Una attrazione per alcuni locali

Il robot cameriere, essendo una novità, è anche una attrazione per i locali che lo utilizzano. Riesce a svolgere semplici mansioni come un cameriere alle prime armi. Ha ovvi limiti, ma può portare a termine diverse commissioni. E’ molto amato dai bambini che lo trovano divertente. Non riesce a prendere comande complicate, non riconosce tutti i membri di una tavolata, ma riesce a riconoscere immediatamente i tavoli.

Vengono dalla Cina

I più utilizzati sinora, sono robot costruiti in Cina, nella città di Shenzen e pare che stiano veramente diventando popolari. Gli affidano tutte le commissioni di contorno, sa sparecchiare e apparecchiare, portare da bere, i dolci, o i piatti che non necessitano di particolari servizi. E’ dotato di un vassoio su cui vengono posati i piatti o le bevande da servire. Il suo punto di forza è servire le torte di compleanno accompagnandole con musichette e piccoli video, che appaiono nel suo monitor. 

Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

Perdite di posti di lavoro

La diffusione di questi robot solleva particolare preoccupazione per la probabile perdita di posti di lavoro. Il personale potrebbe essere ridotto e sostituito dalle macchine. Anche se sembra impossibile che possa accadere in molti ristoranti, per la grande quantità di portate, e tutte le variabili che differenziano le ordinazioni di ogni cliente. 

Intervenire sugli stipendi

In Italia si prospetta la mancanza di 4 milioni di operatori nel prossimo triennio e sono proprio turismo e commercio i due settori più colpiti da questa difficoltà. La situazione va monitorata per comprendere appieno la portata del problema, e cercare soluzioni intelligenti. Ai giovani fanno paura l’inflazione, gli stipendi bassi, la sanità e l’immigrazione in ordine di percentuale. Intervenire sugli stipendi sembra la misura che può mettere un freno alla fuga di cervelli e braccia, verso l’estero. Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

Robot camerieri in aiuto ai ristoratori

Credits: dadawan, foodaffairs, Atlanta news

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Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Avete mai osservato gli altari dedicati ai defunti del Centro America? Grandissimi o minimali che siano sono pieni di significati

Se avete visto il film Coco sapete già come sono composti e a quale scopo vengono allestiti. Sono realizzati per mantenere la memoria dei propri cari e per consentire loro di avere per un giorno la possibilità di rivedere chi è rimasto sulla terra. Come già allo Shamain celtico (Helloween) nella notte di Ognissanti i due regni si avvicinano. Le barriere che li mantengono separati diventano permeabili e morti possono tornare nelle loro case. Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

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Una Ofrenda ricca 

Nulla è lasciato al caso sulla Ofrenda (altarino) perché il viaggio possa essere agevole per i propri cari. In una Ofrenda che si rispetti non possono mancare 7 elementi. I teschi di zucchero decorati con colori sgargianti. Le Calavere (teschi) possono essere realizzati in casa ma c’è una fervente industria che li produce e in tutti i mercati ci sono sezioni apposite che le vendono.

Fiori arancioni

Per dare ulteriore colore gli altari sono arricchiti con calendule, il fiore arancione che fiorisce in questi giorni. In Messico e America Latina sono chiamati i fior dei morti ed il loro profumo e colore ha lo scopo di attirare e guidare i defunti. Un tocco di arancione non può mai mancare. I più accorti aggiungono anche una campana che coi suoi rintocchi faciliti il ritrovamento del sentiero giusto.

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Carta velina traforata

Papel Picado, sono fogli o striscia di carta perforata a formare delle trine colorate di carta velina. Anche in questo caso esiste una fiorente industria ma chi può li realizza in casa con un lavoro certosino. La leggerezza della carta simboleggia la fragilità della vita ed i fori servono per passare attraverso i confini.

Dolci per i propri cari

Non può mancare qualcosa di dolce, il pan del muerto è una focaccia dolce a forma di teschio con le ossa incrociate, spolverata di zucchero o glassata. I defunti così possono rifocillarsi e rimettersi in forze per poter ritornare nell’aldilà. Se i defunti avevano preferenza per alcuni cibi, questi vengono riproposti per regalar loro una soddisfazione extra.

Qualcosa da bere

Dopo un lungo viaggio i morti avranno tanta sete perciò è indispensabile mettere sull’altare una bottiglia d’acqua. Anche in questo caso se erano golosi di qualche bevanda è giusto metterla a disposizione. La sera di Ognissanti è dedicata al ritorno dei bambini, perciò le bibite zuccherate sono indispensabili, il giorno successivo è quello dedicato agli adulti, perciò non mancherà una tequila per rendere meno triste il ritorno tra le ombre.

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Una piccola purificazione

Un poco di sale aiuterà a sentire meno la sete e purificherà le anime che si alleggeriranno delle azioni commesse in vita, e potranno ritornare facilmente nel luogo che gli compete. La festa trae origine da rituali aztechi in onore della dea Mictecacihuatl, conosciuta anche come la “Signora dei Morti”. Col tempo a questi riti si sono assommate tradizioni cattoliche e la festa che durava un mese si è ridotta a soli due giorni.

Immagini dei propri cari

Per fare in modo che i defunti non vaghino senza mete, sulla Ofrenda vanno poste le foto dei propri cari, nelle famiglie numerose servono altari di molti metri per rappresentarli tutti. Il modo migliore per ricordarli e mantenere la possibilità di tornare il prossimo anno. La leggenda vuole che possano ritornare finché almeno uno dei vivi si ricordi di loro. Ovviamente verranno illuminate con candeline e piccole lucerne.

Ossa dei morti

I morti sono festeggiati anche in altre località oltre a centro e sud America. Le ossa dei morti, riuniscono il macabro di Halloween e il piacere di gustare dolci. Questi dolci a forma di dita, mani, piedi, costole o altre ossa, sono diffuse in molte altre culture. In Italia soprattutto in Sicilia e in Calabria, sono una tradizione molto sentita e sono noti come morticeddi. I bambini sono ovviamente coloro che più godono di questi biscotti e dolci a base di zucchero e/o pasta di mandorle. Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico
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Zucche vuote per allontanare il buio

Torna la notte di Halloween e tutti i suoi simboli magici ed esoterici

Le associazioni cattoliche lanceranno, come sempre, i loro anatemi contro queste feste demoniache ed i ragazzini continueranno a fregasene e a fare festa. La Chiesa dimentica tropo facilmente che la festa di Ognissanti è proprio una derivazione delle celtica Halloween. Sono moltissimi i riti barbari a cui sono stati sovrapposte festività religiose cristiane, compreso il Natale, ma non amano che si ricordino le radici di questi rituali. Zucche vuote per allontanare il buio

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Scherzetti e caramelle

I ragazzini andranno in ogni caso, a suonare alle porte dei vicini per raccogliere dolcetti e a “spaventarli” minacciando burle. In realtà quando la festa ha ripreso slancio, circa un secolo fa, erano molti coloro che subivano realmente scherzi anche pesanti. Uno dei più comuni era quello di ricattare le padrone di casa con una saponetta da sfregare su tutte le finestre. Poi col tempo le cose si sono ammorbidite ed ora non si supera il livello delle minacce.

Tutto parte con lo Shamain

Come sapete tutto nasce dallo Shamain la festa di fine estate ed inizio inverno nella cultura celtica. Un giorno di passaggio dal calore estivi ai freddi invernali. Un momento di passaggio al quale venivano associati altri rituali, sia religiosi che decisamente laici. Mentre i druidi facevano riti e divinazioni sulla prossima stagione, il popolo accendeva fuochi per essere sempre illuminato ed allontanare le tenebre che sarebbero arrivate a dominare nei prossimi tre mesi.

Un velo assottigliato

Di questo passaggio approfittavano secondo le leggende druidiche, i defunti che potevano filtrare attraverso il velo che separa morti e vivi, per ritornare nei luoghi che frequentavano da vivi. Il mondo delle tenebre era quello in cui le ombre erano abituate a muoversi a loro agio, mentre la luce le allontanava. Perciò era utile, per i vivi, avere qualcosa che producesse luce e tenesse alla larga gli spiriti dei morti, i mostri, le fate, le streghe, e tutti i personaggi delle leggende celtiche. 

Zucche vuote per allontanare il buio

Lanterne costose 

Le lanterne, soprattutto quelle in metallo erano costose, e servivano per illuminare e proteggere le case, per questo venivano fabbricate lanterne “usa e getta intagliando i vegetali e i tuberi a disposizione. Molto utilizzate erano le rape o i ravanelli più grandi, che potevano essere scavati all’interno ed ospitare una brace o una piccola candela. Da questa tradizione venne l’uso di intagliare le zucche che ora dominano tutti i materiali legati ad Halloween.

Rape intagliate

Chi doveva uscire di casa, portava con se queste rape intagliate, a forma di testa umana. Venivano intagliati occhi e bocca, per illuminare il buio attorno a loro, ed essere sicuri di non essere rapiti e portati nell’altra dimensione. Per garantirsi una ulteriore scappatoia portavano con se del cibo, da usare come riscatto se incrociavano qualche antenato. Questo rituale col tempo si è trasformato nel rito di “dolcetto o scherzetto”. 

Un nome specifico

Anche il nome della lanterna ha un significato specifico e viene dal più temuto dei mostri  che si potevano incontrare quella notte, Stinghy Jack. Un essere multiforme che era stato relegato in una sorta di limbo tra i due mondi e che era il primo ad approfittare del diradamento del velo che mantiene divisi i due regni. Per non incontrare il temutissimo “Giacomo Pungiglione” vennero create le Jack O’lantern.

Zucche coltivate appositamente

Le zucche utilizzate ora sono decisamente vuote, facili da incidere ed intagliare. Esiste una vera cultura per ottenere figure che vengono retroilluminate, che sappiano spaventare i mostri o li facciano almeno ridere. Si va da volti arrabbiati con tanto di canini aguzzi a figure ironiche e scherzose. In alcune località le zucche sono diventate veri e propri sberleffi con cui arredare i giardini o i porticati. Viene evidenziato il lato ironico e stravolgente di alcuni volti, per strappare almeno una risata, con buona pace degli avversatori della festa. Zucche vuote per allontanare il buio

Zucche vuote per allontanare il buio

Credits: Pixabay

Benessere, Enogastronomia, Eventi

Patatine mostruosamente piccanti

La Challenge Hot Chip sta spopolando in rete.

C’è sicuramente della follia nell’animo umano e di questo non si discute. Ma il limite sembra spostarsi sempre più anche in campi inusuali. Le Challenge (sfide) da postare in rete sono quanto mai attuali, con tute le annesse conseguenze. Giocano con il senso di inadeguatezza di chi vorrebbe partecipare ma non osa. Patatine mostruosamente piccanti

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Iniziate per scopi benefici e raccolte fondi

Sono iniziate quasi tutte per scopi benefici, le challenge in rete, ricordate le secchiate di ghiaccio? Ma ora il loro obiettivo non è sensibilizzare su un problema, ma è solamente stupire e raggiungere quante più persone possibili grazie a piattaforme come TikTok. Anche il campo alimentare non ne è esente, anzi forse sta raggiungendo vertici impensabili.

Mangiare fino a scoppiare

Qualche tempo fa, la sfida poteva essere a mangiare a più non posso. Oppure  raggiungere nuovi record di hamburger mangiati in un minuto, o provare schifezze proposte dagli utenti, ora l’asticella s’è alzata. Un partecipante a questi sfondamenti di stomaco, è morto due anni fa, per i suoi eccessi. Siamo entrati nel campo del pericolo e dell’insano. A provare quanto interesse suscitano questi eccessi arrivando gli oltre 130 milioni di visualizzazioni dell’ #hotchipchallenge 

Assaggiare una patatina e filmarsi

Una sfida se volete molto semplice, assaggiare una patatina al peperoncino, così piccante da far lacrimare o sanguinare la bocca e il naso, in diretta. Cavoli loro, penserete, se vogliono bruciarsi gola e lingua, facciano pure, purché non vengano a lamentarsi per il dolore con noi, dopo aver accettato la sfida. 

Perfette per gli scherzi di Halloween

Queste patatine che sembrano perfette per la settimana di Halloween, per fare scherzacci ad amici e conoscenti sono veramente roventi. Sono condite con peperoncini terribili come il Trinidad Scorpion e il Carolina Reaper, ritenuto fino a poche settimane il più piccante al mondo, ma ora scalzato da un altro peperoncino ancor più potente

Patatine mostruosamente piccanti

Reazioni terribilmente dolorose

Le reazioni sono fortissime e difficilmente contestabili. Non ci sono mollica di pane o latte a smorzare il bruciore. Alcuni dei partecipanti alle challenge hanno avvisato di avere avuto molti problemi. Qualcuno è finito all’ospedale, altri hanno svuotato l’acquedotto della città, nel tentativo di smorzare l’effetto. A conferma della pericolosità, c’è anche un’inchiesta aperta negli Usa, per un 14enne che sarebbe morto a causa del consumo delle patatine troppo speziate.

Confezione che allude alla pericolosità

Contribuisce anche la confezione a suscitare interesse. Ha la forma di una bara e rimanda ad immagini forti e perfette per la stagione di “dolcetto o scherzetto” dove il macabro raggiunge alte vette. C’è anche la certificazione del Guinness dei Primati a garantire un numero folle di gradi Scoville, quelli con cui si misura la piccantezza

Sfida già vietata negli USA

Negli Stati Uniti la sfida della patatina super piccante è già vietata, probabilmente verrà vietata in altri paesi Italia compresa. In ogni caso il divieto arriverebbe troppo tardi vista la facilità con cui le patatine superpiccanti sono reperibili e senza alcuna restrizione d’età. Perché in queste challenge sono soprattutto i giovanissimi ed i bambini a volersi cimentare. Una sorta di rito d’iniziazione per dimostrare quanto sono tosti ed in grado di sopportare il dolore.

Un iPhone in premio

C’è anche un premio alla base di questo successo. L’azienda ceca che le ha messe in commercio, ha sfidato gli utenti a postare il loro video in rete, mentre mangiano le piccantissime patatine con l’hashtag #hotchipchallenge . Il vincitore della sfida otterrà l’ultimo modello di iPhone. Ovviamente molti hanno abboccato ed il gioco ha funzionato, con tutte le conseguenze del caso. Patatine mostruosamente piccanti

Immagini: Hot Chip Challenge e Pixabay