Abitare, Benessere, Eventi

I pois come carta d’identità

I pinguini africani riescono a riconoscersi dal piumaggio del petto

Anche in colonie affollatissime i pinguini africani riescono a rintracciare il loro partner. Non lo fanno col riconoscimento vocale, o col riconoscimento del volto, o del becco, ma controllando il piumaggio che hanno sul petto. Le piume che appaiono dopo 3-5 mesi dalla nascita hanno inserite nel bianco del petto alcune piume nere che creano una particolare texture. I pois come carta d’identità

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Quel piumaggio diventa permanente

Anche dopo aver fatto la muta le piume nere ricrescono esattamente nello stesso punto, mantenendo l’unicità del piumaggio. I pinguini che vivono in Sudafrica, Namibia ed alcune isolette dell’area, amano condividere le stesse aree per nidificare e allevare i pulcini. Il numero a volte immenso degli uccelli in ogni singola colonia rischia di diventare un problema di reperibilità. Ma i pinguini si riconoscono.

Monogami per tutta la vita

I pinguini africani sono monogami e mantengono la loro unione per tutta la vita, per questo diventa particolarmente importante riuscire a riconoscere il proprio partner. I pinguini per le loro movenze barcollanti e goffe vengono ritenuti buffi e poco intelligenti, ma in realtà stanno rivelando di essere più dotati di quanto immaginiamo.  Sono alti soltanto 50 centimetri e arrivano ai 6-7 chili di peso, si nutrono solo di pesce perciò collocano le loro colonie nelle aree rocciose che confinano con l’Oceano.

I pois come carta d’identità

Esperimenti per confermare la teoria

Per confermare la teoria dell’uso delle piume del petto come elemento di riconoscimento, gli etologi hanno svolto degli esperimenti. Hanno posto due foto di diversi pinguini in uno spazio ristretto, una raffigurava un pinguino a caso, l’altro il loro partner. I pinguini hanno individuato il partner. Per avvalorare la loro teoria, gli scienziati hanno nascosto la testa dei due pinguini raffigurati nella foto. Anche in questo caso hanno riconosciuto il loro partner.

Ritoccate le piume con photoshop

In uno step successivo alcune delle piume nere del petto sono state photoshoppate sulle foto. Anche se con difficoltà sono riusciti ad individuare il partner, mentre non lo hanno  riconosciuto quando quasi tutte le piume nere sono state cancellate. La speciale texture del petto rappresenta una sorta di documento d’identità che consente ai pinguini di riconoscere i loro compagni. 

In pericolo di estinzione

Nonostante la loro intelligenza, le colonie di pinguini africani sono in forte calo, ne sono rimasti allo stato selvaggio solo 200.000. Sono appena il 10% rispetto a qualche anno fa. Diventa urgente scoprire la causa di questo rapido rallentamento, che potrebbe essere causato dai cambiamenti climatici, o dalla pesca industriale che ha ridotto moltissimo i banchi di pesci di cui si nutrono. Sembra che soffrano anche di una difficoltà a generare nuovi pulcini e che questi vengano predati da volpi, sciacalli, gabbiani e altri rapaci. Gli etologi temono che potrebbero estinguersi in un solo decennio. I pois come carta d’identità

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Benessere, Enogastronomia

Spremiamo vaniglia dai castori

Ogni tanto torna in rete la notizia degli aromi di vaniglia ottenuti dai sederi dei castori.

Si chiama “castoreo” ed esiste veramente questa sostanza espulsa dalle ghiandole anali dei simpatici roditori. Però è inutile montare proteste e gridare allo scandalo “QUESTO NON VE LO DICONO” perché, in realtà, non viene utilizzato. La motivazione? Il costo eccessivo. Spremiamo vaniglia dai castori

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Segnare il territorio

Questa sostanza vischiosa e marroncino chiaro viene utilizzata dai castori per segnare il loro territorio. Assemblano piccole cataste di legnetti ed in cima spremono questa sostanza per far capire che qui ci sono già castori ed è meglio girare alla larga. Ha un profumo dolciastro e persistente molto riconoscibile anche dagli umani e non solo dagli abitanti delle foreste.

Aroma naturale per biscotti e dolci da forno

In passato è stato utilizzato per aggiungere sapore a dolci o altri preparati, ma ora non esiste una industria che si dedichi ad estrarre la sostanza gelatinosa. Il castoreo non è affatto proibito, anzi è un aroma naturale, ed è ammesso nei disciplinari della Food and Drug Administration. 

Quasi introvabile

Potrebbe essere utilizzato ma è pressoché introvabile. E’ presente nelle ghiandole perianali che stanno ala base della coda palmata dei castori. L’unico modo per ottenerla è narcotizzarli ed estrarre a mano la gelatina. Deve essere spremuta a mano e non è un’operazione semplice o gradevole.

Spremiamo vaniglia dai castori

Inutile creare una campagna contro il suo uso

Perciò evitate l’ennesima crociata nata su internet per vietarne l’uso, nessuna azienda ha intenzione di spendere per il “castoreo” molto più di quanto non costi l’aroma vaniglia sintetico o naturale. Non la troverete nemmeno in vendita nei negozi specializzati in pasticceria e gelateria. Forse potreste trovarla in negozi salutistici o per usi medici.

Sostanza nota da millenni

Era già noto ai romani anche se con un uso completamente diverso (ritenevano che i suoi fumi, bruciandolo, potessero provocare aborti) Il suo profumo muschiato, ma molto più dolce rispetto a quello dei cervidi, è stato utilizzato in profumeria. In medicino è stato usato per curare mal di testa e otiti, febbre, gotta, e mal di denti. Con quali risultati non è dato sapere.

Profumi molto intensi e persistenti

Il suo odore persistente lo ha reso un elemento utile nella creazione di profumi particolarmente intensi. I cacciatori di castori la utilizzavano per catturare altri castori creando situazioni di conflitto in aree ristrette. I castori cercavano di difendere la loro zona dagli estranei che avevano spremuto le loro ghiandole e venivano allo scoperto finendo nelle trappole.

Spremiamo vaniglia dai castori

Castoreo troppo costoso

Agli albori dell’industria dolciaria il castoreo era utilizzato per dare un gusto di vaniglia, ma già nel secolo scorso il suo uso era scomparso. Come si suggerisce nei gialli di “cercare la femmina” in questo caso conviene “seguire i soldi”. Troppo costoso per essere utilizzato per prodotti dolciari dal costo di centesimi. 

Prodotti extra lusso

Solo prodotti dall’alto valore possono permettersi una spesa così consistente. Come ad esempio un liquore svedese, quasi prezioso. Nei processi alimentari il castoreo è stato soppiantato dagli aromi di origine chimica come la vanillina. Anche la tradizionale vaniglia di origine vegetale, è diventata preziosa e se fa un uso molto oculato. Spremiamo vaniglia dai castori

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Benessere, Enogastronomia, Marketing

Compriamo con gli occhi

E’ la vista che ci condiziona negli alimenti, ancor più del gusto

Acquistiamo quasi sempre ciò che ci ha “affascinato”. Le nostre scelte per ciò che mangiamo sono legate ai nostri acquisti , e questi li facciamo per il modo in cui un alimento o un ingrediente riesce a “convincerci”, sin dalla confezione. Sono gli occhi a guidarci fino al tavolo da pranzo, sono loro che condizionano ciò che mettiamo nel carrello. La percezione che il prodotto che stiamo guardando, potrebbe essere eccellente per i nostri piatti, passa da come lo percepiamo. Compriamo con gli occhi

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Packaging, logo, colore, materiali

L’importanza del packaging, del colore, delle scritte, del logo, della esposizione ci porta ad appoggiare lo sguardo su ciò che sa attrarci ed affascinarci. Questa capacità del prodotto di “parlarci” non è sempre veritiera. L’emozione inconscia che suscita in noi ci fa deviare anche quelli che sono gli altri aspetti importanti, come ingredienti, sostenibilità, qualità, filiera produttiva, valori, fino a farci acquistare prodotti che sono relativamente lontani dal nostro senso etico o dai nostri criteri.

Neuromarketing ci studia

La branca del neuromarketing studia da tempo il tipo di percezione che cattura la nostra attenzione. Comprendere quali sono i meccanismi che ci fanno propendere per quel certo prodotto, quel certo colore, quella qualità del packaging, i materiali stessi del packaging, aiuta le aziende a diventare più attraenti. Come consumatori, crediamo di essere perfettamente in possesso di tutta la gestione della scelta quando acquistiamo. Ma non è sempre così.

Qualche acquisto quando rientriamo a casa non ci soddisfa

A volte, di ritorno dalle nostre giornate di shopping, ci accorgiamo di aver acquistato cose che, forse, non erano esattamente ciò che ci sarebbe servito. Mettiamo in dubbio le nostre capacità di scelta, e ci chiediamo come mai quel prodotto adesso sia nella nostra dispensa, anche se avremmo potuto scegliere altro. Quale sortilegio ci ha fatto portare a casa quello e non altro.

Compriamo con gli occhi

L’eyetracking svela cosa guardiamo e per quanto

Per svelare questo processo di scelta “condizionata” sono stati utilizzati dei software di eyetracking (misuratori dello sguardo). Un sistema che individua dove si posa il nostro sguardo, per quanto tempo lo fa, con quale intensità e come indaghiamo sui dettagli della confezione. I risultati dei test hanno evidenziato come ad attrarre sono stati nell’ordine colore, marchio, logo, qualità e sostenibilità connessa al materiale del packaging. il risultato finale è che i prodotti più osservati, erano quelli che erano stati anche i più acquistati.

L’aspetto estetico è l’elemento su cui lavorare

L’aspetto estetico diventa preponderante, l’occhio vuole decisamente la sua parte in fase di scelta d’acquisto. Il mix che porta a formulare un certo packaging è quello che determinerà la nostra scelta davanti ad uno scaffale affollato di prodotti. Ciò che saprà colpirci finirà nel carrello, anche se non sarà la migliore delle opzioni possibili. L’attenzione si sposta sugli elementi che sanno attrarre il nostro pensiero rispetto ai prodotti. Se soddisfano il nostro livello di sostenibilità, il processo decisionale si attiva verso quel prodotto.

Un elemento negativo farà fuggire il cliente

Se un elemento colpirà in modo negativo le nostre percezioni, influenzerà le nostre scelte. Per questo soprattutto nelle aziende alimentari, ciò che accade a livello grafico e a livello di materiali è fondamentale. Tutto deve essere curato e pensato per attrarre saldamente lo sguardo del consumatore, e non deve respingerlo. Se un prodotto è bello, ben confezionato e sa differenziarsi tra gli altri ha maggiori possibilità di affermarsi, ovviamente. Anche a discapito, in alcuni casi, della reale qualità del contenuto.

Su quale leva agire per diventare attraenti

Tener conto dei processi decisionali del consumatori nel momento cruciale dell’acquisto, determina quale leva vogliamo usare per renderci attrattivi. Il packaging diventa la scelta cruciale su cui lavorare, per comunicare nel modo migliore e riuscire a catturare lo sguardo di chi acquista. Comunicare qualità, sostenibilità e valori sin dal primo contatto, ed invitare gli occhi dei consumatori a sostare per approfondire quanti di questi valori soddisfa, è la ricetta vincente. Compriamo con gli occhi

Compriamo con gli occhi

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Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

Sono altrettanto pericolosi quanto quelli realizzati in plastica 

Dobbiamo sfatare il mito della sostenibilità dei bicchieri di carta, quelli tanto cari alle caffetterie, per la facilità dell’asporto. E’ il rivestimento interno dei bicchieri di carta, che li rende impermeabili, ad essere dannoso quanto la plastica stessa. Il rivestimento senza il quale i bicchieri non potrebbero garantire la tenuta, è necessario ,ma ma va in controtendenza rispetto allo scopo di evitare di inquinare. Bicchieri di carta dannosi per lambiente

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Bicchieri da asporto per caffè e altre bevande

I peggiori risultati si ottengono dai bicchieri per il caffè o il cappuccino, dotati del loro relativo coperchio in materiale plastico o polistirolo. I bicchieri da asporto non svolgono la loro funzione correttamente, ma sarebbe impensabile tornare al vetro o al coccio, se non grazie al servizio, graditissimo, di qualche cameriere che si presta alla consegna a domicilio o ufficio

La plastica cambia il sapore

La plastica altera il sapore del contenuto, specie se è caldo, I bicchierini in espanso sono altrettanto, se non ancor più, inquinanti. La soluzione corretta sarebbe di assumere le bevande calde direttamente al bar in tazze di ceramica o biscotto, o in vetro. Non è sempre possibile, ma è bene svelare che la supposta sostenibilità della carta non esiste. O almeno non al 100%.

Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

Una ricerca sul campo

Per controllare l’eventuale tossicità dei contenitori di carta, una ricerca svolta dall’Università svedese di Göteborg, ha esaminato le reazioni di alcune larve di insetti e ditteri. I bicchierini usa e getta sia di carta che di plastica sono stati messi a confronto nelle stesse condizioni ambientali. Lasciati in aree umide o in acqua hanno permesso di controllare la reazione delle larve che crescevano al loro interno.

Una crescita irregolare

Ogni tipo di contenitore, plastico, cartaceo o poliuretano ha impedito una crescita regolare delle larve. Le femmine non sono quasi mai riuscite a svilupparsi completamente per arrivare alla fase riproduttiva. L’esperimento è stato svolto con diversi tipi di liquidi, da acqua fresca residui di percolato o acque torbide. I risultati sono stati confermati in tutte e tre le variabili.

Meglio non disperderli nell’ambiente

Disperderli nell’ambiente è pericoloso per la salute, e l’impatto è negativo per molti esseri viventi. Anche i coperchietti di polistirolo hanno dato gli stessi esiti. Gli effetti negativi si sono confermati anche nel corso del tempo, non solo nella prima settimana. Anzi col proseguire delle settimane la tossicità s’è evidenziata in modo ancor più palese. I bicchieri di carta è necessario che vengano smaltiti con attenzione negli appositi contenitori per la carta, in modo da evitare che si innalzi il livello di tossicità nell’ambiente. E’ una buona pratica, etica e sostenibile, che tutti possiamo fare.Bicchieri di carta dannosi per lambiente

Bicchieri di carta dannosi per l’ambiente 

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Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Tanta confusione in questo periodo sull’argomento delle carni che non provengono da allevamenti.

Sono tre le definizioni da prendere in considerazione, carne sintetica è il termine usato dal governo per spaventare un po’ i consumatori. Ma non è corretta, quella che viene e verrà proposta in futuro non è sintetica ma coltivata. Anche la carne stampata che riproduce in tridimensionalità alcuni tagli di carne non è sintetica ma ricomposta. Carne non carne coltivata stampata o sintetica

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Una inutile competizione

Il timore di governo e allevatori è che si accenda una competizione tra la carne allevata e quella prodotta in coltivazione. Sono due cose diverse e non potranno mai sostituire completamente quella a cui siamo abituati da qualche milione di anni. 

Per un futuro consapevole e non sprecone

Però è un prodotto molto interessante che consente di pensare ad un futuro meno “sprecone. La riduzione degli allevamenti comporta risparmi notevoli in termine di energia, spazio, inteso come terreni occupati dagli armenti od occupata da colture per alimentarli, acqua, antibiotici e altri elementi chimici per mantenere sane le bestie coinvolte.

Non esiste un pianeta B, meglio pensare ad una soluzione B

Già questo è un argomento che dovrebbe scardinare ogni altra considerazione. In un pianeta sempre più abitato, con difficoltà a sfamare tutti, avere una opzione B, che è più sana e che inquina meno dovrebbe far gridare “Evviva”.

Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Alto valore proteico

La carne coltivata ha un alto valore proteico e consente di creare in cucina in modo differente. La bistecca resterà carne da allevamento, ma ci sono centinaia di tagli in grado di essere sostituiti dalle carni provenienti da coltivazioni. lLa repulsione verso gli insetti spinge a trovare soluzioni più gradite ai consumatori.

Prodotta da cellule animali

La carne coltivata è prodotta da cellule animali prelevate con una semplice inoffensiva biopsia. Vengono messe in una coltura di proteine quasi sempre vegetali che replicano le cellule all’infinito, senza rischi di contaminazioni e senza utilizzare antibiotici o altri farmaci. Per gli esteti che vogliono a tutti costi la tridimensionalità di una fiorentina esistono le stampanti 3D che riescono ad assemblare le carni coltivate copiando la texture della carne da allevamento.

Fantasia in cucina

La carne coltivata potrà essere cucinata in molti modi liberando la fantasia degli chef. Probabilmente verranno sviluppate ricette apposite che si muoveranno in senso contrario. Ovvero si portano realizzare solo con carni coltivate, Quello che appare immediato che sarà possibile aprire nuovi panorami degustativi.

Carne non carne coltivata stampata o sintetica

Proteine su misure adatte alla nostra dieta

Le proteine in questo modo saranno ritagliate su misura sulle esigenze dei consumatori, creando nuovi sistemi e paradigmi dietetici. Da tenere in grande considerazione anche l’aspetto salutare, le carni coltivate, infatti, non sono infarcite di ormoni, e sono sane fino all’ultimo pezzetto. Non scatenano nemmeno quel senso di colpevolezza per aver costretto a morte l’innocente animale

Potrebbe far rivedere la cultura vegana

Potrebbe essere una svolta anche per l’alimentazione vegana che vede la carne come un nemico acerrimo proprio per le sofferenze a cui sono sottoposti gli animali negli allevamenti. Avere proteine accessibili ma senza passare dalla loro uccisione potrebbe spostare le loro opinioni sull’alimentazione. O al contrario potremmo tutti diventare più vegani-onnivori (come indicano le tendenze del prossimo decennio) con prodotti che non dipendono da atti cruenti. La carne sintetica potrebbe diventare il nuovo seitan e il nuovo tofu.

Occasione da non perdere

Il mercato non è ancora pronto ma negare in partenza la possibilità di produrre proteine a buon costo risparmiando terreno, acqua, farmaci ed inquinando meno sembra stolto. La domanda arriverà, inutile negarlo, la conservazione dello status quo dimostra scarsa visione del futuro e l’Italia con la sua fama di paese all’avanguardia nel campo del cibo non merita di restare al palo. Carne non carne coltivata stampata o sintetica

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Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Una nuova festa nazionale

Una nuova festa dedicata a chi vive l’agricoltura in modo continuativo facendone uno strumento de benessere economico ambientale e sociale, è stata istituita nella seconda domenica di novembre, e quest’anno cade il 12. Giornata Nazionale dell’Agricoltura

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Ingredienti essenziali per la nostra cucina

La cucina italiana è rinomata in tutto il mondo, e deve molto del suo appeal agli ingredienti genuini che la compongono. Anche gli alimenti più semplici che vengono considerati commodities sono curati alla perfezione dagli agricoltori italiani e contribuiscono a questo successo.

Patatoes Forever! Patate sempre!

La campagna europea Potatoes Forever! vuole proprio a sottolineare tutta la sapienza agricola dei coltivatori italiani. L’obiettivo è informare i consumatori sulla qualità della produzione nazionale di patate. Un ingrediente utilissimo in molti piatti, che fa parte della nostra cultura culinaria

Vecchio e nuovo si integrano

Le buone antiche pratiche agricole, supportate dalle nuove conoscenze, tengono conto sia dei sapori di questi fantastici tuberi, che della loro sostenibilità. Mantengono intatte le conoscenze centenarie dei produttori e li aiutano, inoltre, a svolgere un lavoro di protezione dei territori. Gli agricoltori col loro lavoro diventando veri custodi dell’ambiente.

Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Biodiversità, uso accorto dell’acqua e fitofarmaci

La biodiversità dei prodotti, l’utilizzo coscienzioso dell’acqua, evitandone sprechi e le contaminazioni con fitofarmaci, sono alla base di questa cultura. Il mantenimento degli elementi paesaggistici, la cura del terreno per evitare l’erosione da agenti atmosferici, sono i principi base. A cui seguono il sostegno a fauna e flora, utili alla coltivazione delle patate, oltre alla riduzione del rischio da eccessi di prodotti fito-sanitari.

Irrigazione di qualità

L’impiego dell’acqua irrigua essenziale e la consultazione dei dati meteorologici, permette la riduzione dello spreco d’acqua. Gli impianti goccia a goccia o controllati da remoto, integrano il corretto consumo idrico e riducono le spese degli agricoltori.

Fertilizzanti ridotti all’indispensabile

Anche l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti viene ridotto e certificato, per contribuire ad una maggiore salute, ed un più ampio livello di soddisfazione dei consumatori. Le riduzioni delle spese aziendali contribuiscono ad un sistema di commercio agricolo più redditizio, e contribuiscono alla sostenibilità dell’economia locale. Giornata Nazionale dell’Agricoltura

Giornata Nazionale dell’Agricoltura
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Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Avete mai osservato gli altari dedicati ai defunti del Centro America? Grandissimi o minimali che siano sono pieni di significati

Se avete visto il film Coco sapete già come sono composti e a quale scopo vengono allestiti. Sono realizzati per mantenere la memoria dei propri cari e per consentire loro di avere per un giorno la possibilità di rivedere chi è rimasto sulla terra. Come già allo Shamain celtico (Helloween) nella notte di Ognissanti i due regni si avvicinano. Le barriere che li mantengono separati diventano permeabili e morti possono tornare nelle loro case. Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

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Una Ofrenda ricca 

Nulla è lasciato al caso sulla Ofrenda (altarino) perché il viaggio possa essere agevole per i propri cari. In una Ofrenda che si rispetti non possono mancare 7 elementi. I teschi di zucchero decorati con colori sgargianti. Le Calavere (teschi) possono essere realizzati in casa ma c’è una fervente industria che li produce e in tutti i mercati ci sono sezioni apposite che le vendono.

Fiori arancioni

Per dare ulteriore colore gli altari sono arricchiti con calendule, il fiore arancione che fiorisce in questi giorni. In Messico e America Latina sono chiamati i fior dei morti ed il loro profumo e colore ha lo scopo di attirare e guidare i defunti. Un tocco di arancione non può mai mancare. I più accorti aggiungono anche una campana che coi suoi rintocchi faciliti il ritrovamento del sentiero giusto.

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Carta velina traforata

Papel Picado, sono fogli o striscia di carta perforata a formare delle trine colorate di carta velina. Anche in questo caso esiste una fiorente industria ma chi può li realizza in casa con un lavoro certosino. La leggerezza della carta simboleggia la fragilità della vita ed i fori servono per passare attraverso i confini.

Dolci per i propri cari

Non può mancare qualcosa di dolce, il pan del muerto è una focaccia dolce a forma di teschio con le ossa incrociate, spolverata di zucchero o glassata. I defunti così possono rifocillarsi e rimettersi in forze per poter ritornare nell’aldilà. Se i defunti avevano preferenza per alcuni cibi, questi vengono riproposti per regalar loro una soddisfazione extra.

Qualcosa da bere

Dopo un lungo viaggio i morti avranno tanta sete perciò è indispensabile mettere sull’altare una bottiglia d’acqua. Anche in questo caso se erano golosi di qualche bevanda è giusto metterla a disposizione. La sera di Ognissanti è dedicata al ritorno dei bambini, perciò le bibite zuccherate sono indispensabili, il giorno successivo è quello dedicato agli adulti, perciò non mancherà una tequila per rendere meno triste il ritorno tra le ombre.

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Una piccola purificazione

Un poco di sale aiuterà a sentire meno la sete e purificherà le anime che si alleggeriranno delle azioni commesse in vita, e potranno ritornare facilmente nel luogo che gli compete. La festa trae origine da rituali aztechi in onore della dea Mictecacihuatl, conosciuta anche come la “Signora dei Morti”. Col tempo a questi riti si sono assommate tradizioni cattoliche e la festa che durava un mese si è ridotta a soli due giorni.

Immagini dei propri cari

Per fare in modo che i defunti non vaghino senza mete, sulla Ofrenda vanno poste le foto dei propri cari, nelle famiglie numerose servono altari di molti metri per rappresentarli tutti. Il modo migliore per ricordarli e mantenere la possibilità di tornare il prossimo anno. La leggenda vuole che possano ritornare finché almeno uno dei vivi si ricordi di loro. Ovviamente verranno illuminate con candeline e piccole lucerne.

Ossa dei morti

I morti sono festeggiati anche in altre località oltre a centro e sud America. Le ossa dei morti, riuniscono il macabro di Halloween e il piacere di gustare dolci. Questi dolci a forma di dita, mani, piedi, costole o altre ossa, sono diffuse in molte altre culture. In Italia soprattutto in Sicilia e in Calabria, sono una tradizione molto sentita e sono noti come morticeddi. I bambini sono ovviamente coloro che più godono di questi biscotti e dolci a base di zucchero e/o pasta di mandorle. Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico

Il giorno dei morti ha una forte simbologia in Messico
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Pasta world day il 25 ottobre

Il più celebrato e diffuso cibo amato dagli italiani, continua a diffondersi in tutto il mondo

Non mancherà nella dieta di moltissimi italiani un piatto di pasta il 25 ottobre.  Anche perché è una giornata speciale, quella in cui il piatto  più diffuso della tradizione mediterranea ha la sua celebrazione. E’ un simbolo del nostro paese e delle nostre tradizioni culinarie, così seguite ed imitate in moltissimi altri paesi. Il Pasta World Day ha la possibilità di essere un mezzo di comunicazione, direttamente con le pance di tutto il mondo. Pasta world day il 25 ottobre

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Italianità nel mondo

La pasta rappresenta l’italianità nel mondo. Meglio del Colosseo o la Torre di Pisa o il Canal Grande di Venezia. Chiunque mangia pasta probabilmente dedica per qualche istante un pensiero al nostro paese. Non saremo gli inventori della pasta, ma sicuramente siamo coloro che l’hanno saputa interpretare meglio e renderla un alimento così importante e gradito.

Versioni spurie in giro per il mondo

Ovunque troverete qualche ristoratore che vi offrirà la sua versione più o meno accurata della carbonara, gricia, cacio e pepe, lasagne, amatriciana, o spaghetti aglio olio e peperoncino. Piatti abbastanza semplici da preparare e che chiunque potrebbe imparare a cucinare seguendo semplici ricette. Questo è il segreto che ha consentito una diffusione così capillare, da HongKong alle grandi città europee ed americane, passando per località minuscole purché  attrezzate di uno scolapasta.

world pasta day

Incontrare i gusti del paese

Come è facile comprendere ogni paese ha dato le sue interpretazioni anche per venire incontro alla reperibilità delle materie prime ed incontrare il gusto dei commensali. Le ricette si sono arricchite di ingredienti che agli italiani possono sembrare folli, ma che ai consumatori piacciono. Ogni ristoratore o cuoco rivendica il diritto di poter aggiungere e modificare la pasta con una versione custom, che è spesso una reinterpretazione.

Classiche o reinventate

Ci sono paesi come l’Inghilterra dove trionfano le ricette più vicina all’originale e semplici. Lo spaghetto al sugo è il preferito, il più vicino possibile alla tradizione italiana, ma con scivoloni verso il ketchup e salse pronte che non sono proprio eccellenti. Il mercato UK attrae anche molte delle nostre salse pronte come il pesto o le creme di funghi ed ovviamente la salsa al pomodoro. Piace molto anche l’amatriciana.

Consumi in aumento anche col servizio di consegna a domicilio

I consumi mondiali di pasta aumentano, favoriti anche dalle compagnie di consegna a domicilio che poggiamo molto del loro business sulla facile porzionalità e trasportabilità di penne, mezze pene, fusilli, farfalle, ziti, spaghetti e quant’altro. La pasta ha anche creato delle curiose “aberrazioni” con piatti noti all’estero ed inesistenti in Italia. Come le celebri spaghetti con le polpette, o Lingue Alfredo, create negli Usa e diffuse un poco ovunque. I turisti si stupiscono sempre quando le ordinano, ed i camerieri spiegano questa realtà, e li dirottano verso le più italiane tagliatelle al ragù.

world pasta day

I francesi amano variare sul tema

Ai francesi piacciono paste un poco più lavorate ed articolate, del resto la loro cucina li ha abituati a ricette pesanti e molto concettuali. Amano le paste fresche con creme arricchite di tartufi, funghi, parmigiano, con le uova, con la pancetta croccante, e varie spezie ed erbe aromatiche. Immancabili i piatti con formaggi vari, di cui si sentono depositari nel globo terracqueo. Devono aggiungere qualcosa o si sentono incompleti anche nel momento di fare una pasta. Ma si arrendono davanti ad una carbonara, il più possibile tradizionale. 

Belgio e Medio Oriente

Anche in Belgio le cose non mutano granché rispetto ai francesi, ma c’è una forte tendenza alla pasta con frutti di mare. In medio oriente a causa delle restrizioni alimentari verso il maiale, le ricette mutano con moltissimo pollo che sostituire le salse a base suina. Anche le Linguine Alfredo vengono preparate con pollo arrostito e macinato. Ovviamente la bolognese ha un ragù molto più roseo e le lasagne sono quasi vegetariane. Nei paesi orientali amano le salse che contengono panna, ma scordatevi di ordinare le classiche penne salmone, vodka e panna in un paese musulmano,  se non volete beccarvi un bel rifiuto. Pasta world day il 25 ottobre

world pasta day
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Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Nato da alcuni incroci il nuovo piccantissimo Pepper X è stato brevettato.

Se pensavate di aver toccato il vostro record personale ed esserne usciti vivi, ora avete un’altro duello a cui sottoporvi. Vincerà la vostra “calabresità” e l’amore per la piccantezza o perirete? Pepper X è tre volte più piccante del Carolina Reaper (il mietitore della Carolina). A cimentarsi nella produzione di questo “mostro” di piccantezza Ed Currie, l’orticoltore che già aveva coltivato il Carolina Reaper. Ritoccato il record del peperoncino più piccante

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3 volte più piccante del vecchio record

Decretato il nuovo record anche dal Guinness dei Primati, dove si sono accontentati delle rilevazioni strumentali senza osare assaggiarlo. Il Currie ha raccontato la sua esperienza descrivendola in modo terrificante. Subito dopo averlo assaggiato ha percepito un’ondata di calore molto intensa ed immediata come se avesse ingoiato un tizzone ardente.

Almeno tre ore di agonia

L’effetto è durato oltre tre ore. Racconta di aver passato oltre un’ora steso su una lastra di marmo sotto una pioggia battente, gemendo ed implorando varie divinità perché facessero diminuire l’intensità di quel bruciore. Dopo sono arrivati i crampi, intensi e dolorosissimi quasi peggiori del bruciore.

Misurata in Scoville

La piccantezza si misura in gradi Scoville e riguarda la percentuale di capsaicina contenuta nei peperoncini. Un tempo si misurava diluendo progressivamente con sciroppo di zucchero e facendolo assaggiare ad alcuni volontari, per determinare il punto in cui non era più percepito. Un mestiere davvero invidiabile non trovate? Ora sono venuti in aiuto metodi di misurazione scientificamente più precisi che non coinvolgono i cavi orali.

Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Come funziona la capsaicina?

Invia al nostro cervello un messaggio di pericolo che manda un segnale di dolore. Funziona come se avessimo toccato una superficie rovente e il nostro corpo cerca di raffreddarsi facendoci sudare ed aumentare la respirazione. Inoltre le particelle di capsaicina arrivano al naso che cercherà di espellerle facendoci scorrere muco, un evento che i più temerari conoscono bene con le tipiche gocce al naso degli incalliti “peperonicisti”. 

Ci han provato solo in 5

Sono solo 5 le persone che hanno osato mangiare un intero Pepper X, sono tutti vivi ma giurano che l’esperienza non è stata una passeggiata. Ed Currie dopo aver inventato il Carolina Reaper nel 2013 ora vuole godere dei frutti del proprio lavoro. Sono moltissimi i prodotti che vantano la presenza del Reaper tra i loro ingredienti, ma che non hanno versato nessuna royalty al suo inventore. 

Non in commercio liberamente

10.000 o forse più le aziende che hanno guadagnato dalle sue coltivazioni senza citare il creatore. Ora Currie vuole fare le cose per bene e proteggere il frutto del suo lavoro. Stavolta per avere il Pepper X bisognerà pagare per avere la licenza di coltivazione. Ritoccato il record del peperoncino più piccante

Ritoccato il record del peperoncino più piccante

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Svuotare l’etichetta è il nuovo trend

Le indicazioni del mercato parlano chiaro, il bisogno d’informazioni modifica le abitudini d’acquisto

Dopo una lunga stagione di indicazioni “senza” con grande evidenza ai prodotti alimentari preparati con “zero” o scarso utilizzo dello zucchero, del sale, dell’olio di palma, dell’abbattimento del numero delle calorie, siamo passati ad uno step successivo. I consumatori sono più attenti a ciò  che mettono nel carrello, leggono le etichette e scelgono i prodotti che contengono solo le indicazioni obbligatorie per legge ma che non siano troppo lunghe. Svuotare letichetta è il nuovo trend

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Elenchi molto più brevi

Gli elenchi infiniti di antiossidanti, coloranti e quelli che fanno riferimento a troppo complicate processazioni non sono graditi. L’esigenza di maggiore naturalezza e attenzione a salute e benessere, porta a selezionare le etichette più brevi e pulite. Una etichetta svuotata di orpelli, e lunghe liste, fa immaginare un prodotto semplificato che punta al sapore originale.

Più naturali possibili

L’idea è che un elenco di pochi ingredienti porti a prodotti più vicini ai processi tradizionali di produzione, a sapori più naturali, semplici e più vicini a quelli originali. Una ricerca di gusti che siano il più possibile simili a quelli tradizionali, forse una ricerca di esperienze provenienti dal passato ma che potremmo sintetizzare in bisogno di sicurezza alimentare.

Svuotare l’etichetta è il nuovo trend

L’alta qualità ci avvantaggia

I prodotti italiani in questo senso sono in vantaggio rispetto a quelli internazionali. La ricerca del gusto è ben presente nella nostra tradizione. L’alta qualità è parte costitutiva delle materie prime che arrivano nelle nostre cucine. Siamo pronti ad accogliere innovazioni ma sempre con un piede saldamente fisso alle tradizioni, ai sapori divulgati da nonne e bisnonne.

Solleticare il valore del benessere

In questo senso il bisogno di tornare ad alimenti che ci assicurino il benessere porta ad evitare le etichette che sembrano l’elenco telefonico. Troppi ingredienti mettono in allarme, causano preoccupazione per la propria salute. Il benessere che governa il nostro corpo, si costruisce in ogni pasto, ogni giorno, come ben sa chi è attento a linea e salute in generale.

Etichette sempre più leggere

Le etichette pulite “clean labels” diventano così un biglietto da visita per le aziende che vogliono presentarsi al pubblico in modo trasparente. La riduzione delle voci in etichetta è diventata un must, una esigenza che i consumatori hanno reso esplicita nelle ultime stagioni. Tanto da costringere a ripensare molte delle retro etichette per farle apparire sempre più “leggere

Eliminare è vincente

Le informazioni in rete o in tv che drammatizzano le processazioni eccessive, hanno contribuito in modo particolare a questo snellimento. Le aziende che hanno saputo eliminare molti dei passaggi per ottenere un prodotto più vicino o esattamente uguale alle ricette originali si sono avvantaggiate. La semplificazione è un elemento vincente per attrarre i consumatori più attenti informati e consapevoli. Svuotare letichetta è il nuovo trend

Credits: Pixabay