Abitare, Benessere, Eventi

Covid arrivato dai cani procione?

Emerge la teoria che il virus che causò il Covid-19 si diffuse per le contaminazioni tra umani ed animali

Contrariamente a quanto molti pensano, la contaminazione cha ha portato all’epidemia di Covid-19, non sarebbe causata da una fuga da un laboratorio. Non ci sono ancora elementi sufficienti per sostenerlo. Pare invece che la migrazione del virus sia avvenuta tramite contatti con animali infetti. Sinora erano stati accusati i pangolini e i pipistrelli, ma forse non sono loro i responsabili. I dati raccolti recentemente parlano di infezione avvenuta tramite i cani procione. Covid arrivato dai cani procione?

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Presenti al mercato di Wuhan

Anch’essi erano presenti al mercato di Wuhan, il luogo dove tutto ha avuto inizio. I campioni prelevati dal mercato all’ingrosso di prodotti ittici di Huanan, in Cina, contenevano sia il virus SARS-CoV-2 che materiale genetico di cani procione. Non è ancora una prova vera, ma offre uno scenario diverso rispetto a quello sinora studiato. La loro presenza non basta ad una identificazione certa, ma il fatto che fossero presenti un’area molto ristretta fa sorgere più di un dubbio.

Procioni infetti

Affermare in modo definitivo che i cani procioni infetti sono alla base dell’epidemia è azzardato. Necessita approfondimenti. Ora il report verrà analizzato dagli scienziati della OMS per valutarne fondatezza e veridicità. Quello che possiamo dire sin d’ora è che la possibilità del passaggio del virus da animali a uomini è molto più concreto. Una probabilità assai gradita agli scienziati e alle autorità cinesi, messi sotto pressione come possibili “untori”. Tutti i dati raccolti dei DNA degli animali presenti al mercato di Wuhan sono già stati condivisi con gli altri scienziati impegnati nella ricerca.

Altre possibilità

Dopo aver scartato molte altre possibilità gli analisti sono arrivati ad escludere molte variabili, quella dei cani procioni sembra la più plausibile. Forse l’unica che abbia ancora senso studiare. Ovviamente molti altri ricercatori sollevano dubbi sulla qualità di questo lavoro e attendono che la OMS si esprima. I dati non sembrano esaustivi, e il timore è che gli studiosi cinesi cerchino di allontanare ogni tipo di ombra sul loro operato.

Lentezza nel condividere

Pero la Cina non ha mostrato l’apertura che un simile evento imponeva. Non tutte le informazioni sono arrivate immediatamente e rese disponibili alla comunità scientifica, che continua a mantenere forti dubbi. Il gigante cinese ha dapprima cercato di nascondere e confondere e questo ha creato molta cattiva stampa e molto senso di inappagamento in chi stava lottando per bloccare il SARS. Il dubbio che qualcosa di meglio e più rapido potesse essere fatto permane. Covid arrivato dai cani procione?

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Benessere, Enogastronomia, Marketing

Il miele mānuka della Nuova Zelanda

La controversia per ottenere un marchio riconosciuto fallisce.

È una battaglia che si svolge tutta in Oceania quella per il miele ottenuto da una pianta che cresce solo in Nuova Zelanda e Australia. I neozelandesi volevano ottenere un brevetto per essere gli unici ad utilizzare quel nome ma non ci sono riusciti. Erano anni che cercavano di ottenere la loro DOP ma il nome era troppo generico e quindi non poteva essere registrato. Il miele mānuka della Nuova Zelanda

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L’albero del te

Mānuka è il nome di un albero dai piccoli fiori bianchi che in Australia chiamano anche albero del té. Le api che frequentano i suoi fiori producono un te dalle proprietà salutistiche molto ambite. È ritenuto un antibatterico e antimicrobico naturale e per questa proprietà viene venduto ad un prezzo molto alto rispetto ai mieli concorrenti. La battaglia si sposta quindi sul fronte economico, chi potrà utilizzare quella denominazione, anche se generica, ne ricaverà evidenti benefici. È un articolo tra i più apprezzati e desiderati in ambito salutistico. La grande domanda ha fatto aumentare notevolmente il prezzo sul mercato internazionale.

Un articolo destinato a pochi

È un articolo di lusso, destinato ai pochi in grado di spendere cifre molto alte. La valutazione di un vasetto di miele di altissima qualità da 250 grammi, può superare i 2.000 euro. Viene venduto nelle erboristerie e tramite e-commerce. Il miele di manuka previene le infezioni, favorisce anche la digestione, aiuterebbe nella cura della pelle, prevenendo l’acne. Un articolo che ha fatto ingolosire anche la malavita, che vorrebbe prenderne il controllo. Negli ultimi anni si sono moltiplicati episodi sgradevoli con furti, vandalismi, distruzione di arnie o uccisioni di api.

Una parola maori

Mānuka, è una parola Māori, un patrimonio della cultura neozelandese, pertanto, la delusione per non aver la possibilità di essere gli unici ad usare la sua denominazione, è molto cocente. Non intendono demordere, anche se questa sentenza (già la terza) ha creato malumore. La sensibilità Maori verso il rispetto delle proprie tradizioni è fortissima. È un sentimento nazionale che si nutre della storia, del passato e della dignità di un intero popolo.

In Australia festeggiano

In Australia ovviamente festeggiano ed ottenuto lo sdoganamento del nome, ora possono dedicarsi a commercializzare maggiori quantità di miele. Nonostante i costi proibitivi, la domanda internazionale di miele mānuka è sempre più consistente. La sovra-produzione rischia di far abbassare i prezzi, ma agli australiani non importa, puntano ad ottenere il controllo del mercato grazie alla quantità che possono esportare.

La battaglia prosegue

Sembra una battaglia tra dirimpettai, ma in realtà nasconde molto altro. C’è anche il bisogno di una nazione poco popolata come la Nuova Zelanda di tenere alto il proprio “blasone”. I Maori e i loro discendenti sono un popolo fiero, con un’etica basata sulla condivisione di valori. Non perdonano agli australiani le loro radici britanniche e una cultura basata solo sul business. Il miele mānuka della Nuova Zelanda

il miele manuka della nuova Zelanda

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Abitare, Benessere, Eventi

Omofobia Bifobia Transfobia

Giornata mondiale contro i pregiudizi

Omofobia definisce l’intolleranza, l’odio e la paura nei confronti delle persone non eterosessuali. Il suffisso fobia indica il limite personale e i timori nell’affrontare una situazione, ed è spesso causato da un pregiudizio. Nessuno nasce omo-bi-trans-fobo, è l’ambiente culturale o familiare a costruire queste difficoltà che sfociano in disagio, paura, disgusto, rabbia e che possono portare a reazioni violente. Omofobia Bifobia Transfobia

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Educazione e luogo

Molto dipende dal tipo di educazione, dalla vicinanza alla Chiesa e dal luogo in cui si cresce. L’ingerenza determinante della cultura cattolicaimpone” parametri sessuali che influenzano anche la politica e rendono difficile raggiungere gli stessi diritti. La difficoltà per approvare il decreto Zan, ne è una prova tangibile. La morale cattolica è volta all’accoglienza ma solo se gli omosessuali, i bi e trans rinnegano la loro personalità e gusti sessuali. Posizioni insostenibili per raggiungere la parità.

Violenza e azioni intimidatorie

Solo nell’ultimo anno in Italia si sono superati i 160 casi di atti violenti o discriminatori nei confronti di omo, bi e transessuali. La nostra nazione è una delle più omofobe, nelle classifiche internazionali veniamo inseriti al 22° posto in UE, e al 34° a livello mondiale. Posizioni decisamente di rincalzo, indegne di una società civile e moderna, come ci crediamo di essere. Anche sul posto di lavoro sono molte le persone che vengono discriminate per la loro sessualità.

Messaggi ambigui

I media più o meno consapevolmente, trasmettono messaggi che possono aumentare il livello di omofobia. La censura che annulla o rende poco visibili le scene di sesso omosessuale, senza nudi e compresi innocenti baci, è un mezzo per aumentare la discriminazione. Ne ha fatto le spese anche la pubblicità, quasi solo gli spot che giungono da paesi più aperti non vengono censurati. La mancanza di modelli omosessuali positivi crea una condizione di difficoltà per i più giovani. L’incidenza percentuale di suicidi tra gli adolescenti che si scoprono gay è molto alta, soprattutto se crescono in ambienti con forte valenza cattolica.

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Accuse ingiustificate

Viene concessa troppo spesso un’accusa che non è supportata dai fatti. Gli omosessuali vengono equiparati ai pedofili, uno stigma durissimo da abbattere, che però non corrisponde alla realtà. I pedofili sono al 95% eterosessuali, e sono proprio molti dei religiosi pronti a schierarsi con anatemi ad avere il problema più vistoso. I casi dichiarati in seminari e collegi religiosi sono la maggioranza di quelli rilevati.

Pessima la situazione scolastica col nuovo governo

Col nuovo governo si è immediatamente notata una decisa inversione di marcia nei confronti dell’educazione scolastica. Il problema viene semplicemente annullato e dimenticato. La usuale comunicazione a tutte le scuole per una particolare attenzione alla giornata mondiale contro l’omo-bi-transfobia non è stata inviata. I ministri Roccella e Valditara accusano l’opposizione di fare cagnara per aumentare la divisione. Mentre le posizioni retrograde di associazioni reazionarie respingono ogni tipo di intervento nelle scuole etichettandole come “inutili eventi gender nelle aule”.

Posizioni di retroguardia

Sono posizioni di chi si arrocca in un mondo fantastico, dove nessun messaggio possa giungere ai “loro” figli e traviarli. È ancora la paura del cambiamento a rendere, alcune persone vincolate a principi, spesso religiosi, ostili a tutto ciò che possa essere legato al mondo LGBT. Questi timori e chiusure mentali, sfociano in sentimenti omofobici, che rendono molto complicate le vite di omo-bi-trans. Buona giornata mondiale contro l’omo-bi-trans-fobia a tutti, il paese ha bisogno di migliorare i rapporti tra società civile ed autorità. Le recenti immagini di un carabiniere che ha sposato il suo compagno in alta uniforme, hanno scatenato una serie di messaggi negativi e violenti che si possono comprendere solo come frutto di timori e paure. Sono questi messaggi a dare la vera misura di quanto l’Italia sia omofoba. Omofobia Bifobia Transfobia

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Quanto fa bene il pesce a tavola

È una convinzione sempre più accertata dagli italiani

Un italiano su tre lo consuma regolarmente, molto meno di quanto auspicato, ma comunque un buon dato. Lo considerano un alimento salubre e che contribuisce a variare i menù. In molte aree del paese è parte integrante dei regimi e delle abitudini alimentari. C’è solo uno sparuto 2% che non lo mangia mai e di solito lo fa per scelte che riguardano il gusto. Quanto fa bene il pesce a tavola

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1 volta a settimana

Oltre il 40% consuma pesce solo 1 volta a settimana, mentre il 12% lo immette nella propria routine alimentare ogni 2 settimane. Sono abbastanza pochi coloro che lo cucinano e consumano almeno due volte a settimana, talvolta tre. Purtroppo il tipo di pesce privilegiato non è mediterraneo e selvaggio. L’orata è la tipologia preferita, seguita dal salmone, dal nasello e dal merluzzo.

Naturale e povero

Il pesce più consumato è quello allevato o pescato nei mari nordici. La richiesta di un cibo salutare e buono cozza con la richiesta di pesce “naturale e povero” come il pesce azzurro di origine mediterranea. Pesce che non resta in mare troppo a lungo come branzini, saraghi, orate, trote, rombi, sogliole, o altri di grandi dimensioni. Il Mediterraneo è sempre meno pescoso è la taglia del pescato è inferiore rispetto a pochi anni fa. Urge incrementare la conoscenza di altre specie altrettanto gustose e meno care.

Quanto fa bene il pesce a tavola

Facile da cucinare

Uno degli aspetti che i consumatori tengono maggiormente in conto è la facilità di preparazione. È il trionfo del surgelato in tranci, pronto per andare in forno o padella senza perder tempo ad eviscerarlo o pulirlo. Molto amati anche i piatti a base di prodotti pronti per andare in pastella e frittura, o alla griglia, calamari, gamberoni, gamberi rossi. Apprezzatissime le cozze, i lupini, le vongole veraci mentre spopola il polpo e sono sempre più amate le alici.

Consumi molto regionali.

Il pesce viene consumato in modo molto diverso sul territorio nazionale, con ampi squilibri tra nord e sud. Probabilmente dovuti alle ricette e tradizioni culinarie legate alla vicinanza dei luoghi di pesca. Ma l’incremento dei surgelati ha in buona parte ridotto il gap delle regioni del nord che riescono ad approvvigionarsi più difficilmente di pesce fresco. In epoche di crisi economica, il pesce col suo costo elevato, resta appannaggio soprattutto dei big spender.

Salute primo motore

La prima motivazione che spinge ad acquistare pesce è la necessità di incrementare la salubrità di ciò che viene offerto a tavola. Molto consumato nelle famiglie con bambini per la convinzione che faccia bene ed aiuti lo sviluppo cerebrale. La sostenibilità è anch’essa un fattore, il pesce è messo in contrapposizione alle carni rosse, che godono di cattiva stampa recentemente. Gli allevamenti ittici non sono meno inquinanti ma questo non ha ancora raggiunto gli apici negativi di allevamenti di bovini e suini.

Quanto fa bene il pesce a tavola

Rivalutare le piccole taglie

Sono molte le specie meno conosciute ma altrettanto buone e che non rischiano di impoverire ulteriormente il Mediterraneo. L’intero ecosistema marino richiede scelte più accurate ed oculate. Rigettare in mare le specie che sul mercato non hanno attrattiva perché meno conosciute, non è il modo migliore per proteggerlo. L’impegno dovrebbe essere quello di far conoscere meglio le qualità di pesci meno noti. Una campagna informativa in tal senso, dovrebbe essere uno degli impegni più importanti del ministero.

Pesce al ristorante

La situazione non muta molto per il pesce più richiesto al ristorante dagli italiani. Cozze, polpi, calamari, vongole e lupini sono tra i più amati. Legati alle ricette tradizionali più che alla freschezza e alla disponibilità del pescato del giorno. Gli italiani non amano “rischiare” al ristorante, chiedono quasi sempre gli stessi piatti e si fanno consigliare dagli amici e dai conoscenti per la scelta dei luoghi “giusti”. C’è una leggera crescita di ordinazioni di pesce al ristorante, varrebbe la pena di tentare di spingere a scegliere qualcosa che non sia usuale. L’incremento maggiore è nelle giovani generazioni. Quanto fa bene il pesce a tavola

Quanto fa bene il pesce a tavola

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Abitare, Benessere

I migliori filtri per l’aria sono le piante

Un’azienda francese le modifica geneticamente per svolgere quell’azione.

Quel povero Pothus che fatica a crescere nel vostro appartamento, anche se non avete il pollice verde, potrebbe essere la vostra salvezza. Lo stesso potrebbe accadere coi Ficus Benjamina, le felci, sanseveria o le altre piante che tenete in casa per godere di un poco di verde. Le piante normalmente non possono fare granché per ripulire l’aria, ma ora le cose stanno cambiando. Questa nuova generazione di piantine d’appartamento, ha la capacità di filtrare le sostanze nocive dannose che siamo costretti a respirare. I migliori filtri per l’aria sono le piante

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Il verde non è più solo per decoro

Con questo tipo di vegetazione modificata geneticamente il verde non è più solo utile per il decoro ma anche per la nostra salute. È un metodo naturale, perciò il migliore che esiste. Hanno iniziato a commercializzare un tipo di Photus, una delle piante più semplici e con meno esigenze, per svolgere il lavoro. Una delle piante in vaso più popolari, che riesce a crescere anche in penombra e con la luce artificiale. Ideale per decorare anche uffici o luoghi con poca illuminazione naturale.

Richieste alle stelle

La richiesta di poter avere una di quelle piante modificate è veramente alta. Tanto che per averla bisogna prenotarsi in una lista d’attesa. Il prezzo non è popolare, una pianta costa fino a 180 euro, ma la fila per aggiudicarsene una, è tale che l’azienda sta cercando di aumentare la produzione. Gli agenti volatili che riesce a catturare sono quelli che vanno sotto la voce VOC (composti Organici Volatili) ovvero toluene, xilene, benzene e formaldeide. Contenuti soprattutto nelle vernici dei nostri mobili.

I migliori filtri per l’aria sono le piante

Trasformano in anidride carbonica e zuccheri

Le piantine modificate possono assorbire i VOC e trasformarli da elementi nocivi in anidride carbonica che viene reimpiegata per far crescere la pianta. Aggiungendo un poco di concime i batteri riescono a trasformare le parti nocive in zuccheri, che vengono assorbiti dal terriccio. Ogni piantina viene venduta con questa scorta di batteri per facilitare il processo di conversione.

Non sono miracolose

Non sono piante miracolose, non possono filtrare ambienti molto ampi, da sole. Sarebbe necessario avere una piccola foresta di Photus ma sicuramente posso essere un valido aiuto. Gli esperimenti effettuati dalla NASA, che sono alla base di queste modifiche genetiche, utilizzavano ambienti di piccole dimensioni. In quel caso il filtraggio era evidente, mentre in ambienti più grandi è complicato misurarne la reale efficacia. La rimozione degli agenti negativi è piuttosto lenta e quindi non possono competere cogli attuali moderni sistemi di filtraggio.

I progressi continuano

I progressi però continuano e l’azienda sta cercando di ottenere risultati ancora maggiori con l’aiuto del verde e dei processi naturali. Nel frattempo altre aziende si sono applicate sulla stessa disciplina. Restiamo in attesa di verificare chi riuscirà per primo a ripulirci casa in modo efficace e senza costi energetici supplementari. Affidarci alle piante è sicuramente il metodo più sostenibile al momento. I migliori filtri per l’aria sono le piante.

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Benessere, Enogastronomia

Più spezie e meno sale.

Tra salute e piacere di rinnovare il gusto

C’è una propensione degli italiani a diminuire drasticamente l’uso del sale. Il timore della ritenzione idrica e dell’aumento di peso è uno degli aspetti che fanno la fortuna delle spezie e delle erbe aromatiche. Aggiungere sapore senza usare il sale è diventata un’esigenza molto sentita, perciò i distributori di vasetti o bustine di spezie vengono consultate sempre più volentieri. Più spezie e meno sale

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Trasmissioni di cucina

Al successo delle spezie hanno sicuramente contribuito le trasmissioni dedicate alla cucina trasmesse in tv. Molti cuochi ed influencer suggeriscono di aggiungere ingredienti che possano esaltare profumi e gusti dei propri piatti. I consumatori amano tentare nuove ricette con ingredienti che possano creare un gusto adatto alla propria personalità. La curiosità aiuta a sperimentare ed a mescolare ingredienti e spezie provenienti da paesi e culture lontane.

L’amore per la cucina etnica

La scoperta della cucina etnica contribuisce alla diffusione di aromi che possano ripetere anche a casa, i sapori gustati nei ristoranti etnici e fusion. È la rivincita delle spezie africane ed asiatiche come il cardamomo, la lemongrass, curry (nelle sue varianti), curcuma, cumino, ma anche della paprika. Molto utilizzati nelle cucine asiatiche, con in testa la cucina thailandese, la malese, la vietnamita e l’indonesiana. Ma già molto presenti nei paesi che hanno la cultura dell’inclusione e del melting pot. Sono in grande aumento dove l’etnicità è un valore molto richiesto, o la cucina è frutto di una mescolanza di esperienze da altri continenti. Questo avviene ad esempio nel sud degli stati uniti. La Louisiana in quel senso ha anticipato di almeno un secolo l’uso di fragranze esotiche.

Più spezie e meno sale

Tradizionale mediterranea

Le erbe aromatiche più usate sono quelle tradizionali mediterranee, dove dominano rosmarino, basilico, peperoncino e prezzemolo. Quest’ultimo come vuole il detto popolare, va davvero dappertutto. Anche maggiorana, dragoncello, origano, zafferano e pepe nero fanno parte del gotha delle più utilizzate. Anzi il pepe nero che per secoli ha costituito un’unità di misura e di ricchezza per chi la commerciava, è saldamente al primo posto delle spezie più utilizzate. Molte delle scoperte e delle rotte navali sono nate per poter recuperare le spezie che in Europa non esistevano. Servivano soprattutto a “nascondere” le cattive regole di conservazione delle carni.

Consumi in aumento

Il fascino per cibi speziati e più salutari è decisamente in aumento e a tirare le fila di questo successo sono i più giovani. Mentre le persone anziane tendono a confermare le loro ricette storiche, senza nessuna variante, i più giovani (under 50) sono stimolati a provare. Nuovi sapori, profumi e fragranze che sappiano regalare nuova vita alle portate usuali. Basta un pizzico di questo o quello, per modificare il proprio menu ed arricchirlo di emozioni. Ad esempio un risotto può essere “aggiustato” di sapore in mille modi diversi, sempre nuovo rispetto alla tradizione.

Spezie ed aromi

Spezie e aromi piacciono a tutti, i gusti degli italiani cambiano, anche grazie ad alcuni ingredienti recentemente introdotti. La salvaguardia della cucina italiana tradizionale, viene erosa da questo ventaglio di possibilità. Se non ha attecchito la pizza all’ananas, non significa che altri gusti ritenuti “folli” non possano farsi largo. Venti anni fa una pizza alla nutella o con le patatine fritte, sarebbe passata come un sacrilegio, ora viene proposta in molti luoghi specie ai bambini. Sono le donne ad essere più curiose di sperimentare le spezie, seguite dai single. Forse perché sono alla ricerca di una cucina più salutare ma che abbia più carattere. Più spezie e meno sale

Più spezie e meno sale

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Abitare, Eventi

Il cellulare compie 50 anni

Tutto è cambiato da quando esiste ed evolverà in modi sorprendenti

È cominciato con una semplice chiamata “Hey Marty” la storia della telefonia mobile e portatile. Il primo cellulare il Motorola DynaTAC, ha trasformato il modo in cui comunichiamo e restiamo in contatto col resto del mondo. Una rivoluzione industriale che ha portato quasi alla scomparsa della telefonia collegata coi fili. Oggi ci sono molti più cellulari che persone sulla Terra, con una evidente cattiva distribuzione rispetto alle aree economiche. Ma questo è un problema di difficile soluzione. Il cellulare compie 50 anni

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 Un oggetto fantascientifico

Per chi già c’era nel 1973 il cellulare era un vero oggetto fantascientifico. Era un oggetto di culto che compariva solo nei film di spionaggio, nascosto nelle scarpe o altrove. Per alcuni anni circolo il famoso mattone, il telefono con un corpo di quasi 1 chilo che veniva utilizzato nei film hollywoodiani, come simbolo di estremo potere.  I telefoni per auto esistevano già ma dato il loro peso, circa 40 chili, non potevano essere considerati come cellulari. Dovevano essere installati nel bagagliaio delle vetture e collegati con fili a microfono e cuffia che erano nell’abitacolo. Per ottenere la licenza per montarli nelle vetture, occorreva avere buona reputazione, perciò erano molto limitati.

Mezzo secolo fa

Sembrano passati eoni, ed invece, era appena 50 anni fa. In realtà il cellulare aveva avuto dei precursori già durante le seconda guerra mondiale, ma il vero passo avanti avvenne con la nascita dei transistor, che fecero ridurre le dimensioni e potenziarono i segnali radio. Si passava dal mattone a qualcosa di trasportabile agevolmente, un oggetto tascabile. Anche i tempi di ricarica passavano da 10 ad un paio di ore soltanto. L’interesse crebbe e già nel 1990 gli utenti negli USA superarono il milione, nonostante il prezzo fosse proibitivo, era di 3.500 dollari nel 1983.

Il cellulare compie 50 anni

18 miliardi in 2 anni

Le proiezioni future parlano di 18 miliardi di dispositivi in uso nel 2025. Avremo a disposizione quasi due cellulari a testa, con le ovvie sperequazioni del caso. La fantascienza ha fornito molti suggerimenti agli ingegneri, in Motorola ammettono che l’dea del flip phone (ripiegabile) è arrivata dalle serie “Star Treck”. Sempre da un romanzo di fantascienza venne l’idea per un orologio-telefono, diventato poi i-phone. La letteratura fantastica è piena di idee che sono state sviluppate in anni recenti, e molte coinvolgono il modo di comunicare. I diversi sistemi per restare in contatto hanno stimolato nuove scoperte e nuovi tentativi.

Liberi come l’aria

Il concetto di libertà di comunicare senza vincoli consente di essere raggiungibili ovunque vi sia un segnale radio. È l’essenza della telefonia mobile, potersi dotare di strumenti che ci liberano dalle briglie del filo. Liberi anche di avere tra le mani un oggetto bello, di moda, colorato come piace a noi, glitterato o serio che sia. Sono arrivati in poco tempo le collaborazioni con stilisti che hanno saputo rivestire i piccoli devices in modi originali. Armani Versace e Prada tra i primi a cimentarsi nell’opera di “vestizione”. Un ulteriore passo avanti, da mezzo di comunicazione ad accessorio moda, uno strumento per evidenziare il proprio ceto e la propria appartenenza.

Suonerie e cover

Il mercato delle suonerie e delle cover modificate ad arte ha contribuito in modo formidabile alle personalizzazioni. L’accessoristica, i caricatori, le cuffiette, i bracci estensibili per fare selfie, divennero dei must have.  Le “fastidiose” suonerie, in grado di interrompere qualsiasi momento intimo, hanno portato a nuove sindromi. Il disturbo arrecato dall’uso dei cellulari ovunque, è tale che sono state scritte regole e netiquette, ma nessuna funziona veramente. A tutti noi è capitato il tizio/a che sbraita nel proprio cellulare informazioni personali, che non interessano, ma che siamo costretti ad ascoltare. Unica soluzione sarebbe strangolarlo/a ma pare che ci potrebbero essere conseguenze penali.  In alcuni locali sono comparsi cartelli che dissuadono ad utilizzare i cellulari ed invitano a conversare tradizionalmente.

Sindrome del sono necessario

Una nuova sindrome è comparsa. Quella del “sono necessario”, non posso spegnere il telefono, devo essere reperibile, e devo consultarlo spesso. Una sorte di malia che ci ha stregato, ed ha ridotto la nostra attenzione nella vita sociale. A soffrirne in modo particolare i più giovani, che non mollano il loro piccolo scettro, nemmeno mentre sono a tavola. I social media hanno dato il colpo di grazia alla nostra capacità di interagire con le persone in carne ed ossa. Preferiamo spostare la nostra attenzione verso avatar, chat o gruppi whatsapp, invece di conversare con chi abbiamo di fronte.

Il cellulare compie 50 anni



Il futuro del cellulare? I funghi

Come evolverà? La risposta che pare più credibile è “Sistemi di comunicazione basati sui funghi“. La rete di comunicazione dei funghi è già studiata da molti anni, e ci sono esempi di telecomunicazioni basate su di loro, già in uso. I miceli si comportano come i nostri neuroni, riescono a fornire prestazioni che assomigliano al modo in cui le nostre memorie e abitudini, vengono codificate nel cervello. Le nuove schede madri saranno costituite con funghi. Un aspetto non secondario sarà che potranno essere biodegradabili, e ridurranno in modo significativo i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, che produciamo ogni anno. Il cellulare compie 50 anni

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Benessere, Enogastronomia, Eventi

Giornata mondiale della lentezza

Elogio della riscoperta della banalità

Il tempo che dedichiamo a noi stessi, non è sufficiente, ci facciamo trascinare dai ritmi della vita e del lavoro. Questo causa stress e cattive abitudini. Anche dopo aver testato lo smart working a casa ed aver migliorato la programmazione dei nostri tempi, non abbiamo compreso il valore della lentezza. Che non è solo dormire più a lungo, ma un modo per vivere ogni giorno diversamente. Imparare a dare importanza ai particolari ed alle situazioni che ci coinvolgono. Giornata mondiale della lentezza

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Una riscoperta di valori

La lentezza è una riscoperta dei valori sui quali abbiamo per troppo tempo glissato, tutto quello che non abbiamo potuto osservare con la necessaria calma. Le occasioni che ci sono passate accanto e che, per troppa fretta, e per compiacere i ritmi che ci vengono imposti, non abbiamo colto. È la riscoperta della banalità, delle cose che ci accrescono intimamente e che ci rendono consapevoli di ciò che ci circonda.

Frenesia e ritmi troppo elevati

Una vita troppo frenetica regola le nostre funzioni e ne piega le esigenze. I ritmi di sonno, veglia, lavoro, pranzo, cena, supermercato, divano, sono scanditi in modo poco funzionale ai nostri bisogni. Riprendere possesso delle nostre funzioni con un miglior rapporto velocità-lentezza è vitale per un’armonica capacità di gustare la vita.

Tutto nuovo, anzi nuovissimo

Le abitudini ad usufruire di tutto ciò che è nuovo, modernissimo, up-to-date, ci crea la convinzione di essere inadeguati. Troppo lenti per rincorrere ogni nuovo prodotto, ogni nuova moda, nuovo gusto, nuovo device tecnologico. Una situazione indotta da chi deve tentare di farci sentire arretrati e spingerci a correre di più per ottenere quei risultati e quei beni di cui spesso non abbiamo nessun bisogno. Nei nostri cassetti invecchiano oggetti che solo un anno fa sembravano il must, il meglio a cui aspirare per sentirsi realizzati. Quanta fatica ed impegno ci sono costati ed ora già li abbiamo dimenticati.

Com’è nata la giornata della lentezza

Il rischio è di vivere in modo superficiale, quasi automatico, utilizzando le risposte più ovvie ai problemi che incontriamo. Dobbiamo tornare al 2009, per comprendere come è nata questa iniziativa. I fondatori del Movimento Slow Food, con la loro promozione dei prodotti alimentari tipici, locali e della cultura gastronomica tradizionale, hanno dato inizio al tutto. Il loro esempio di pratiche sostenibili a sostegno dell’integrità dei prodotti alimentari, ha fatto ripensare a molti degli standard recenti. La lentezza è diventata un elemento cardine della rivalutazione della qualità, non solo agricola, del modo di intendere la vita.

Giornata mondiale della lentezza

Nasce una filosofia diversa

Dalla tavola, il concetto è traslato ad ogni aspetto della vita, uno stimolo ad apprezzare maggiormente le singole attività che compiamo. La lentezza è diventata una componente sociale ed educativa, saper apprezzare appieno, senza fretta, è il risultato a cui tendere. Da allora le manifestazioni si sono moltiplicate ed hanno coinvolto il ruolo della cultura, della conservazione dell’ambiente. Tutti questi aspetti hanno dato vita ad una sorta di filosofia dove salute e benessere sono diventati i cardini su cui poggiare le nostre abilità ed abitudini.

Maggiore attenzione a sé

L’obiettivo della Giornata Mondiale della Lentezza è quello di aiutare a ripensare il modo di vivere con maggiore attenzione a sé stessi e con la consapevolezza di contribuire a migliorare anche la vita degli altri. Interrompere l’incessante corsa che ci obbliga a regole coercitive, è il primo passo da compiere. Per onorare questo elogio del vivere con maggior calma e rispetto, vengono attivate moltissime attività, che pongono la lentezza al centro. Lo scorrere lento è un privilegio ed un diritto di cui dobbiamo impossessarci.

Attività e meditazione

Camminate lente, letture, meditazioni, attività di cucina o artigianali in cui il concetto di tempo venga dilatato e faccia parte dell’attività stessa. Non è più il tempo di tutto subito e di corsa. La lentezza svolge anche un valore educativo, soprattutto ai più giovani non viene concesso di annoiarsi, le loro giornate vengono riempite di troppe incombenze. Questo li abitua ad essere dei giovani e degli adulti frenetici che devono trovare stimoli costantemente. In fondo, saper gustare in modo adeguato quanto ci circonda è un modo di leggere in chiave sostenibile il celebre “Carpe Diem”. Giornata mondiale della lentezza

Giornata mondiale della lentezza

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Abitare, Benessere

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riuscire a sbarazzarsi delle cellule più vecchie potrebbe garantirci un invecchiamento molto più sano

È il progetto a cui stanno lavorando alcuni scienziati che tentano di creare farmaci in grado di effettuare una selezione delle cellule. L’invecchiamento è spesso la cronicizzazione di molte malattie che da sole non sarebbero pericolose o in grado di limitarci. Soprattutto il cervello è spesso vittima delle degenerazioni cellulari, che accelerano l’invecchiamento. È un mercato enorme quello che si apre, le persone invecchiano sempre più, e arrivano a farlo con una salute migliore rispetto ai loro avi. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

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Obiettivo immortalità?

L’obiettivo non è l’immortalità, anche se a qualcuno piacerebbe, ma arrivare alle ultime stagioni in uno stato di salute migliore. Invece di allungare la vita, il target è allungare la salute, regalare porzioni di vita sempre più ampie, libere da malattie. Le cellule più vecchie, arrivate ad un certo punto smettono di dividersi, ma non muoiono e non vengono espulse. Il loro ruolo, purtroppo, è quello di diventare l’ambiente tossico in cui possono svilupparsi malattie e infiammazioni. Le cellule cosiddette “senescenti” sono state collegate ad osteoporosi, diabete, ictus e altri impicci in cui spesso c’imbattiamo da anziani

Alzheimer e artrosi

Alzheimer e artrosi sono due dei malanni che colpiscono più spesso le comunità di anziani. La ricerca è rivolta in questi campi, e si spera di ottenere risultati. Ma è decisamente troppo presto per parlare di effettiva terapia. L’eliminazione delle cellule anziane non è ancora stata testata in modo rilevante, perciò dovremo attendere per conoscerne il potenziale, che non è rivolto solo alle terze e quarte generazioni, ma anche ai giovani che abbiano avuto problemi. Trattare anche le lesioni traumatiche o i postumi delle chemioterapie, apre uno scenario nuovo e assai interessante.

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Riscontrate dopo circa 50 cicli

La senescenza delle cellule è stata notata dopo una cinquantina di cicli. Smettono di dividersi e assumono caratteristiche anomale. Gli scienziati hanno anche scoperto centinaia di geni che le cellule senescenti attivano. Lo fanno per arrestare il ciclo delle cellule, e bloccare i meccanismi naturali di autodistruzione. Le cellule senescenti non sono necessariamente un problema ma pare che restino in giro troppo a lungo. Il sistema immunitario negli anziani non riesce ad eliminarle tutte e la loro presenza può danneggiare i tessuti circostanti.

Come eliminare le cellule vecchie

Se le cellule troppo vecchie sono un problema, occorre trovare il metodo per rimuoverle. Da esperimenti di laboratorio effettuati su topi, l’eliminazione delle senescenti ha allungato la loro vita e l’ha resa più sana. Questo parziale successo ha destato l’attenzione di molte case farmaceutiche che hanno stanziato fondi per altre ricerche. La caccia ai farmaci in grado di eliminare le vecchie cellule ha preso molto vigore. Il prossimo passaggio sarà arrivare a test su pazienti umani. Molto interesse anche da parte delle aziende spaziali. In questo caso si tenta di evitare l’invecchiamento cellulare accelerato causato dall’esposizione prolungata alle radiazioni nello spazio.

Risultati ancora scarsi

Cresce l’eccitazione rispetto a queste ricerche, ma siamo ancora agli esordi. Qualche piccolo successo non consente di gridare al miracolo. Gli effetti collaterali sono una preoccupazione continua. Anche se il riferimento è su pazienti che hanno avuto necessità di cure intense. L’anti-senescenza non prevede trattamenti assidui per restare in salute. Trattamenti personalizzati, come vorrebbe la medicina del futuro, validi per soggetti che necessitano di medicinali giusti al momento giusto. Senza eccessi, per restare sani e agili, ed invecchiare dolcemente senza acciacchi debilitanti. Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie

Eliminare vecchie cellule per vivere senza malattie
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A cena completamente nudi

Una tendenza di moda in alcune città USA che vorrebbe essere inclusiva

Alla base ci sarebbe una filosofia etica come quella della body positivity (accettazione del corpo) ma è diventato un vero business. Per ora solamente relegato in grandi città come New York e Los Angeles, ma forse destinato a diventare un movimento. A corollario delle cene molte piccole realtà che confinano con le attività di influencer. Organizzate da una modella e artista americana queste cene dedicate al nudismo sono apparse su molte riviste ed ovviamente sui social. Il menu offerto è di tipo vegano. A cena completamente nudi

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Superare l’imbarazzo

Charlie Ann Max parla di superamento dell’imbarazzo iniziale dovuto alla nudità. Comprendiamo che quando una filosofia travalica il proprio aspetto morale e diventa un affarone cadano molti imbarazzi. Le cene sono per sconosciuti con la funzione di conoscersi, mangiare, bere e comunicare senza abiti addosso. Il costo previsto per partecipare è di 88 dollari, meno di un ristorante stellato ma molto di più del classico ristorante sotto casa. Non sono ancora eventi continuativi, ma per partecipare è già necessario superare una pre-selezione.

Solo per donne

Pensati per sole donne, ora anche i maschi sono ammessi, però devono essere “presentati e garantiti” da persone che già hanno partecipato agli eventi. L’aspetto un po’ esoterico delle cene nude è garantito e amplificato dalla presenza di coordinatori che sono specializzati in arti “parallele”. Vengono praticate attività che potremmo definire alternative come meditazioni, respiro, bagni sonori, canti, lavoro sull’intonazione, disegno, ecc. Lo scopo sarebbe di elaborare una sintonia ed entrare in contatto con le proprie capacità interiori.

A cena completamente nudi

3 portate vegane

Le cena si compone di 3 portate basate sui vegetali che vengono coltivati direttamente da Charlie Max e collaboratori. Dopo aver cenato viene stimolata una discussione su temi che rimandato alla rinascita e all’ascolto e alla condivisione di pensiero. Tutto questo: naturismo, desiderio di rinascita, cibi vegani riporta ad esperienze datate alcuni secoli fa. Una filosofia molto in voga in Germania tra fine ‘800 e inizi ‘900, fatta di luoghi ameni, idilliaci, dove “nutrirsi” di bellezza e purezza che riprendi i temi dell’arcadia

Liberazione dagli abiti

L’aspetto di “liberazione” dalle pastoie sociali, simboleggiate dall’assenza di vestiti, ha un aspetto positivo. Resta però intatto quel retrogusto di operazione commerciale ed estetica che solleva molti dubbi. I temi che vengono discussi, sembrano volutamente estremizzati nella tipica formula acchiappa like tanto cara ai social media.

Solo curiosità

In una di queste serate la discussione verteva sulla pittura con le dita del proprio sangue mestruale. La Füde Dinner Experience dovrebbe essere uno spazio liberatorio dove il corpo smette di essere importante e si incentivano arte, e amore per se stessi. Riuscirà ad uscire dall’alveo della curiosità? Intanto Instagram continua a bloccare il profilo e a rigettare le immagini che vengono proposte, bollandole come pornografiche. A cena completamente nudi

Credits: Füde Dinner Experience