Molte le aree dove l’impatto con la presenza umana e le sue alterazioni sono ancora minime
Noi umani siamo tantissimi e rischiamo di rovinare il nostro pianeta se non ricorreremo ad interventi strutturali, se non cambieremo le abitudini. Dobbiamo entrare in una mentalità nuova che passa per il rispetto dei territori dove viviamo. Salvare, proteggere, conservare e riconvertire, dovrebbero essere gli imperativi. Ma nemmeno la pandemia è riuscita a sconfiggere la tendenza dell’uomo a modificare in negativo il pianeta. I tanti progetti green sembrano già accantonati. Sorpresa Quasi metà delle terre emerse sono intatte
Eppure c’è ancora del buono
Nonostante lo sfruttamento eccessivo, la superproduzione di CO2, l’inquinamento delle risorse idriche, l’innalzamento delle temperature, la Terra ha ancora tante risorse. A sorpresa, quasi la metà del pianeta ha aree non ancora contaminate, in modo irreparabile, dall’azione umana. Sono quasi tutte aree confinate alle estremità o al centro, dove le condizioni climatiche sono più aspre per la sopravvivenza. Aree che obbligano a fare scelte di vita difficili ed importanti.
3 fasce da conservare
Si possono suddividere in 3 fasce distinte. La foresta a nord del pianeta che occupa gran parte del territorio russo della Siberia e dell’estremo nord europeo, oltre alle foreste canadesi. L’area più a sud del Sudamerica, l’area centrale africana e la maggior parte dell’Australia. Al centro c’è una fascia che coinvolge la foresta amazzonica e le aree desertiche africane e mediorientali. Ovviamente non sono zone completamente incontaminate, però qui l’influenza delle opere e degli insediamenti umani è molto inferiore.
Proteggere ma non da mettere in vetrina
Sono aree che devono essere conservate il più possibile nella loro forma, ma che sarebbe scorretto trasformare in aree protette. Non si possono creare parchi enormi e lasciare che la natura svolga il suo corso. Una grande vetrina non sarebbe utile, quello che invece serve è tenere un basso profilo. Occorre mantenere un impatto assai ridotto, per rendere produttive le aree coinvolte, senza distruggerle o stravolgerle. Serve una nuova agricoltura rispettosa, rigenerativa e che punti sull’economia circolare.
L’ingordigia dei latifondisti
A mettere a rischio queste aree c’è soprattutto l’ingordigia dei latifondisti che in un’area incontaminata vedono soltanto un possibile business. Quello che sta avvenendo nella foresta amazzonica del Brasile e in alcune aree del sudest asiatico, non fa dormire soni tranquilli. L’ossessione per l’accumulo di denaro a scapito delle scorie lasciate alle future generazioni, è una nota molto amara. Preziosi habitat sono già stati saccheggiate e sono tantissime le specie animali a rischio di sterminio. Noi umani abbiamo il pessimo difetto di lasciare immense scie dietro di noi, in pochi casi sono azioni positive, assai spesso sono scie di morte. Sorpresa Quasi metà delle terre emerse sono intatte.
Credits: PxHere

