Potrebbe essere una soluzione per molte aziende ma mancano le strutture e la capacità di sfruttare l’occasione
Sembrava essere la panacea per le aziende, tutti a casa a lavorare con smart working per mantenere viva la produzione e andare avanti anche al tempo del COVID_19. Invece sono appena 600.000 i lavoratori che riescono ad attivarsi dai loro appartamenti e dai loro salotti. Una minoranza che mette il dito nella piaga nella poca organizzazione del lavoro italiana. Tutti gli altri sono in ferie forzate, o in cassa integrazione. Un enorme spreco di risorse. Smart working molto a rilento
Potrebbero essere quasi 10 milioni
Sono moltissime le funzioni che si possono svolgere da remoto, però non bastano le strutture e soprattutto si deve cambiare cultura. Se si applicasse lo smart working al suo massimo livello si potrebbe impiegare circa il 45% dei lavoratori. Un numero impressionante rispetto all’attuale, sarebbero circa 10 milioni coloro che potrebbero operare da remoto. A questo corrisponde un cambio di mentalità ed un approccio completamente diverso all’utilizzo delle reti telematiche.
Simbolo dell’inefficienza
Questa occasione mancata mette in luce come non ci sia stata una programmazione efficiente delle risorse umane. Una visione logora del sistema di lavoro legato a stereotipi di controllo e supervisione che comporta la presenza in ufficio. Tanto che ora che si offre l’occasione, le infrastrutture non sono all’altezza. Mai messe alla frusta sinora, non sono in grado di reggere il volume di traffico, le linee fibra o non fibra sono lente, i collegamenti macchinosi. Serve uno scatto importante in avanti, una riqualificazione delle reti. L’Italia ha un territorio complicato con evidenti difficoltà per renderlo tutto connesso, ma a mancare sono soprattutto la velocità e la volontà di evolvere.
Un modo green di lavorare
Poter svolgere le proprie mansioni da casa modificherebbe in modo green o ecologico tutto il sistema delle aziende. I trasporti verrebbero rapidamente alleggeriti. L’inquinamento delle città rallenterebbe in modo significativo. Ne abbiamo la riprova attuale con il crollo delle polveri sottili, col miglioramento di tutti gli indici degli inquinanti. Un miglioramento dell’aria che dovrebbe farci gridare alla ritrovata capacità di vivere anche in luoghi sovra popolati.
Strutture e-commerce in affanno
Con l’obbligo di restare a casa, molti cittadini si sono attivati per gli acquisti in rete. Con amarissime sorprese. Gli addetti in grado di ricevere ed evadere gli ordini sono insufficienti. Non in grado di reggere questa improvvisa domanda di servizi. Molte delle consegne sono garantite solo dopo 10 giorni, ovviamente non compatibili con le esigenze delle famiglie, specie per i prodotti alimentari o i freschi. L’invito è a rivolgersi non alle grandi organizzazioni di vendita ma alle piccole realtà locali, in grado di svolgere anch’esse il servizio di consegna a domicilio, in tempi molto più brevi. L’invito è ovviamente esteso anche alle aziende per rendere più agile il loro servizio e-commerce, per non perdere nessuna opportunità di lavoro. Smart working molto a rilento.
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