E’ scomparso Philip Roth il gigante della letteratura americana. S’è spento a Manhattan per insufficienza cardiaca uno dei più grandi romanzieri di tutto il secolo scorso. 30 romanzi all’attivo, molti dei quali gli hanno fruttata fama e polemiche per i tratti ironici e sarcastici con cui ha tracciato i confini di una letteratura mai banale. In grado di mettere a fuoco le contraddizioni della cultura e della way of life americana.
Partendo dalle radici ebraiche della famiglia ha delineato un potente ritratto del costume. Il secondo romanzo “Il lamento di Portnoy” giudicato scandaloso per la forza con cui affrontava i temi dell’erotismo, del piacere autogestito come una commedia in salsa tragica. La figura di Portnoy resta nell’immaginario collettivo come uno dei personaggi letterari più riusciti.
Mai vinto il Premio Nobel
Nel 1997 vinse il Premio Pulitzer con “Pastorale Americana” il suo romanzo più celebre. Candidato più volte al Premio Nobel non lo ottenne mai e forse questa è una delle cose di cui l’Accademia di Svezia dovrà pentirsi. Scrittore feroce, pronto a portare allo sberleffo ogni sentimento compensatorio, ogni riferimento all’aldilà come bilanciamento della vita terrena. Ha messo sempre a fuoco i suoi temi più graditi, sesso, morale, religione e guerra all’ipocrisia. Ha dato voce ad un’etica culturale, mettendo sempre in dubbio il sogno americano. S’è divertito ad immergere il dito nella piaga con un sottile umorismo e un disincanto unico. I suoi personaggi più legati ai credi religiosi sono stati scarnificati e messi alla berlina.

