La tecnologia avanza a spron battuto per arrivare a costruire macchine che sappiano sostituire gli umani in sala operatoria
Ovviamente i robot chirurgici esistono già, ma in realtà sono delle proiezioni o dei validi assistenti degli attuali chirurghi. Sono i prolungamenti degli arti o delle dita di chi opera. Perfetti per operare in situazioni scomode o per avere la certezza della fermezza dei movimenti. Operare in laparoscopia, ad esempio, è assai più semplice se è una macchina a compiere le azioni immaginate da un team di chirurghi. Però questo ancora non basta. L’obiettivo è arrivare ad una macchina che sappia fare tutto da sola. Saranno i militari i primi ad avere i robot chirurgici
Una macchina che agisce,
Una macchina che agisce, che interpreta la situazione, che sa correggere il proprio approccio, esattamente come fa un umano. Ma con il vantaggio di una maggiore precisione e di non stancarsi mai. Un robot non ha la necessità di prendere un respiro, per cogliere l’attimo giusto in cui incidere. E non ha nemmeno bisogno di detergere il sudore che cerca di entrare negli occhi. Non perde la concentrazione e non si fa trasportare da ricordi di altri interventi simili. Una perfezione che riduce i margini di errore al minimo e consente di operare per moltissime ore consecutive. Per invogliare le equipe medico-scientifiche a trovare la soluzione, sono stati stanziati molti fondi.
Un sogno militare
È un sogno di ogni ospedale da campo militare quello di avere la possibilità di operare costantemente, anche in situazione di difficoltà. Senza impiegare risorse umane che possono essere utilizzate in altri reparti. Per questo saranno probabilmente loro, i primi ad arrivare al target. La tecnica, se riusciranno a svilupparla, potrebbe essere poi passata ai “civili” e diventare una routine anche negli ospedali non da campo. Ovviamente la parte più complessa sarebbe convincere le truppe e poi i cittadini, che ne vale la pena. Immaginiamo che pochi di noi si sentirebbero a loro agio pensando di essere tagliati, operati, tamponati e ricuciti da una macchina.
Corpi in movimento
La complessità maggiore è data dai corpi che si muovono, muscoli che si contraggono, l’attività respiratoria. Alcune parti del nostro corpo reagiscono, come normale, alle sollecitazioni di un bisturi, o una leva o un trapano. Alcune operazioni di routine come la sostituzione dell’anca, vengono già parzialmente effettuate da un robot, che si limita però a tagliare l’osso. Quando l’arto è bloccato, il rischio che l’osso si muova sono pochissime. Ma riuscirà un giorno a sostituire tutta l’articolazione richiesta, magari riducendo ai minimi termini la cicatrice sull’anca?
Raggiungere gli organi interni
Uno dei sogni è riuscire a raggiungere gli organi interni in modo poco invasivo e riuscire ad effettuare anche interventi di ricostruzione. Recentemente un team è riuscito a ricucire il retto di un suino, con successo, con un intervento pochissimo invasivo. Grazie ad una tecnologia che riproduce in 3D una visione del punto in cui operare e che “insegue”, le eventuali contrazioni o movimenti degli organi. Lo fa in tempo reale perciò riesce a proseguire ad esercitare le sue funzioni anche in casi di criticità. Ma soprattutto impara dall’esperienza che effettua.
Controllo e supervisioni
Stiamo parlando di steps ancora lontani da raggiungere. Al momento è necessario che ci sia un umano a guidare le operazioni. O almeno che sia presente ed in grado di intervenire se le cose per qualsiasi motivo si complichino. Un esempio pratico potrebbe venire dagli endoscopi. Analizzare il colon ed eventualmente intervenire in caso di ospiti, sta diventando complicato. Sono pochi i tecnici formati e la presenza di polipi in aumento, fa allungare le liste d’attesa. Un robot in grado di effettuare tutta l’analisi endoscopica sarebbe di grande aiuto. Potrebbe essere l’inizio dell’autonomia robotica. Alle endoscopie potrebbero aggiungersi altri compiti che solleverebbero i chirurgi da molte sessioni in sala operatoria. Aspettiamo i nuovi sviluppi. Saranno i militari i primi ad avere i robot chirurgici
Credits: S.Sanzo, Pixabay

