La violenza di genere è la più diffusa violazione dei diritti umani
Abbiamo incontrato Barbara Poggio Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento. Ci ha concesso un’intervista sulla violenza di genere. Abbiamo preso lo spunto dalla prossima festa di San Valentino per mettere in risalto l’incongruenza tra il cosiddetto troppo amore e violenza.
Che cos’è la violenza di genere?
Quando parliamo di violenza di genere ci riferiamo a diverse forme di violenza basate sulla discriminazione in base al sesso, da quella psicologica e fisica a quella sessuale. Dagli atti persecutori dello stalking allo stupro, fino al femminicidio. Sono fenomeni che riguardano un vasto numero di persone: la violenza di genere è infatti la violazione più diffusa dei diritti umani. Non ha confini geografici, limiti di età, livelli sociali, differenze etniche e culturali. E’ un fenomeno molto antico, ma che assume continuamente nuove configurazioni (si pensi al cyber-stalking). Ed è un fenomeno che ha rilevanti costi sociali
Ci può fornire alcuni dati sulla violenza?
L’ultimo rapporto ISTAT sulla violenza di genere (2014) evidenziava come la violenza di genere fosse un fenomeno ampio e diffuso. Si stima che 6 milioni 788 mila donne abbiano subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Chi sono gli autori di queste violenze?
A
commettere le violenze più gravi sono i partner
attuali o ex. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o
precedente. Gli sconosciuti sono
nella maggior parte dei casi autori di molestie
sessuali (76,8%).
Quali le conseguenze e i costi sociali?
Oltre agli evidenti costi sociali e psicologici è un fenomeno che ha rilevanti costi economici. Si stima intorno ai 17 miliardi in termini di costi economici diretti (salute, farmaci, giustizia, legali..) e indiretti (quelli legati alla mancata produttività). I costi attuali per la prevenzione sono circa 6 miliardi.
La situazione locale?
L’ultimo
rapporto sulla violenza di genere pubblicato
in provincia di Trento dall’Osservatorio provinciale sulla violenza di
genere (2018), parla di 638 casi emersi nella fascia di età tra i 16 e i 64
anni. Si tratta di una media di quasi
cinquanta al mese, 1,6 al giorno. Nell’83%
dei casi la vittima conosce l’autore; nel 61% dei casi si tratta di partner o
ex partner. Queste percentuali si ritrovano anche per le donne accolte nei servizi antiviolenza, dove si è
registrata anche la presenza di 524
minori vittime di violenza assistita.
Il rapporto conferma che il fenomeno riguarda soprattutto la rete di relazioni più vicina alle vittime, famigliari, partner ed ex partner.
Questo rende più difficile l’emersione.
Quali sono le ragioni?
Si tratta prevalentemente di ragioni di carattere culturale. La violenza di genere riflette le disuguaglianze sociali tra uomini e donne. E’ una manifestazione dei rapporti di forza storicamente asimmetrici tra uomini e donne. Gli uomini violenti agiscono deliberatamente, raramente per ragioni legate a patologie o al consumo di sostanze (10%). Spesso non c’è molto di passionale, ma c’è molta premeditazione. In un numero crescente di casi il problema è legato all’incapacità degli uomini di accettare la libertà delle donne.
Come viene rappresentato il problema mediaticamente?
I
messaggi mediatici, l’enfasi sul corpo femminile e il linguaggio sessista influiscono sul tessuto culturale in cui si
situa il fenomeno. Una questione specifica riguarda poi proprio la rappresentazione mediatica della violenza. Vittimizzazione e sensazionalismo, retoriche giustificatorie e scarso
approfondimento non aiutano a rappresentare il fenomeno in modo appropriato. L’enfasi
è posta sui comportamenti delle vittime (stile di vita, aspetto fisico,
abitudini sessuali) più che sulla problematicità delle relazioni.
Come si può intervenire per affrontare il fenomeno?
Per intervenire sulla violenza si deve mettere in atto un piano di azioni organiche. Con percorsi formativi nelle scuole per educare alla relazione di genere. Formazione di insegnanti, operatori sanitari, giudiziari e forze dell’ordine. Il riconoscimento e il sostegno ai centri antiviolenza. Sostegno economico alle donne che vogliono uscire dalla violenza, fino alla certezza dei tempi per procedimenti e processi. In provincia di Trento nel corso degli ultimi anni è stato un lavoro importante in tal senso.
Troppo amore
Terminiamo l’intervista con un augurio a tutte/i. Almeno a San Valentino nessuna violenza, né fisica né morale. Il troppo amore che a volte viene utilizzato come scusante, rientri nel suo alveo e si trasformi in rispetto. La capacità di vivere in coppia va costruita anche rendendosi conto che si possono prendere strade diverse. Questo non può e deve comportare mai l’uso delle maniere forti e della sopraffazione.
Barbara Poggio è Presidente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (CUG). E’ Professore associato del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

