É una compagnia energetica danese a dare un esempio pratico di fattibilità
Il progetto ha una scadenza molto ravvicinata, entro il 2025, Ørsted prevede di essere la prima utility a zero emissioni di carbonio. Ma senza rinunciare ai propri affari. Ha solo spostato il suo interesse dal petrolio all’eolico. Anche le centrali a carbone sono state convertite in centrali a biomassa, che utilizzano gli scarti, i rifiuti, le eccedenze di produzione. Solo 10 anni fa la Ørsted basava tutto sui combustibili fossili, ed era la terza maggiore produttrice di emissioni di CO2 del paese. Rinnovabili per sostituire tutti i combustibili fossili
Un obiettivo molto alto
Riuscire in soli 4 anni ad azzerare le emissioni di carbonio, sembra un obiettivo troppo alto, ma loro rispondono che hanno tutte le capacità necessarie. Diventeranno la prima grande azienda energetica al mondo a raggiungere questo traguardo. Sono partiti in anticipo smantellando la vecchia azienda e ne hanno costruita una completamente nuova con criteri “green”. Era un’impresa statale per gestire le risorse di petrolio e gas nel Mare del Nord nata nei primi anni ’70. In seguito ha servito utenze elettriche che funzionavano a carbone, attorno ai primi 2000. La svolta nel 2008, quando ha annunciato un piano a lungo termine per trasformarsi da una società di energia “sporca” ad una di energia verde.
Un cambio di mentalità
Esisteva un movimento dal basso che faceva leva sui cambiamenti climatici. Era evidente che sostenere un business basato su petrolio e carbone non sarebbe stato sostenibile a lungo termine. Anche la EU stava spingendo nella direzione delle rinnovabili fissando nuovi limiti. Aggiungete che il costo d’estrazione del gas era diventato poco remunerativo e quello è stato un ulteriore stimolo a diversificare. Un’azienda sostenibile, etica e remunerativa era quello che tutti i cittadini danesi volevano.
Eolico off-shore come core business
Ørsted ha cominciato a vendere tutti i rami dell’azienda basati sulle vecchie tecnologie ed ha investito molto nell’eolico. La scelta è caduta sull’off-shore, i bassi fondali e la scarsità di tempeste ha aiutato a scegliere aree ottimali per i nuovi impianti. L’azienda copre il fabbisogno del 49% dell’elettricità e del 35% del riscaldamento danese, quote molto rivelanti. Resisi conto che il problema andava affrontato velocemente hanno giocato d’anticipo. I nuovi impianti sono avanguardisti e consentono di porsi come esempio, con tutti i vantaggi dei prime-movers del settore. Al momento, gestiscono circa un terzo di tutte le turbine off-shore installate al mondo.
Giocare d’anticipo
Quando l’azienda ha deciso di passare all’eolico ha giocato d’anticipo. Una mossa da pokerista, il costo degli impianti eolici off-shore erano ancora molto alti rispetto a quelli a terra. Ma proprio grazie all’enorme numero delle installazioni e agli investimenti massicci il prezzo è diminuito. In pochi mesi quello che sembrava un azzardo s’è rivelato vincente. I prezzi delle pale ora sono scesi del 70% rispetto a pochi anni fa ed ottenere energia è competitivo rispetto agli impianti a carbone e a gas.
Passaggio quasi completato
Resta solo una centrale a carbone, sulle 4 esistenti, ancora in funzione, ma verrà spenta entro due anni. Le altre 3 sono già passate a funzionare a biomassa. C’è ancora un piccolo passaggio da completare. Cambiare tutta la flotta aziendale trasformandola in auto elettriche. A quel punto le emissioni saranno molto vicine al 99% del totale, resteranno solo le emissioni cosiddette inevitabili. L’operazione “green” comprende anche i materiali dei fornitori. Ad esempio sta spingendo l’industria metallifera a produrre acciaio decarbonizzato per le sue pale. L’ottimismo regna alla Ørsted, sono convinti di aver aperto una strada, che molte altre aziende potranno percorrere. La sostenibilità resta una delle mission aziendali, e alcune altre compagnie stanno impegnandosi in quel senso. Tra di loro la Nostrana ENI e la spagnola Repsol, ma sono in ritardo rispetto ai danesi. Nessuna sembra in grado di raggiungere simili obiettivi entro il 2030, o molto più tardi.
Tempo per recuperare
C’è modo di recuperare ma ovviamente arrivare primi, riserva sempre dei vantaggi. Molti si accontentano di riforestare e decarbonizzare senza intervenire massicciamente. Un intervento per passare dai fossili alle rinnovabili costa parecchio, in investimenti ed in tempo. Non basta schiacciare un pulsante, c’è una strategia che deve essere sviluppata prima di iniziare. Ma è, e rimane, un passaggio inevitabile, anche se qualche azienda cercherà di rallentare, non potrà evitare di dover fare la conversione. Altrimenti c’è la soluzione B, ovvero sparire. Rinnovabili per sostituire tutti i combustibili fossili.
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