Hanno rischiato di estinguersi ed ora stanno diventando un vero problema.
Scacciati dalle loro spiagge, i leoni marini della Nuova Zelanda si stanno riappropriando dei loro territori. Lo fanno a discapito delle attività umane, e per questo stanno creando conflitti. Invadono le aree che gli umani utilizzano per le loro attività, e li obbligano a mutare le loro abitudini. Non è un passaggio indolore, molti dei residenti trovano ingestibile la loro presenza. Li hanno trovati nei giardini, nelle piscine, nei vialetti o nei campi di golf. Quasi salvi i leoni marini della Nuova Zelanda
Femmine gravide
Le femmine gravide, hanno l’esigenza di allontanarsi dalle spiagge, per poter partorire e allevare i piccoli. I maschi, per stimolare un nuovo periodo fertile nelle femmine, schiacciano ed uccidono i loro piccoli. Unica salvezza è rifugiarsi all’interno. Per questo compiono viaggi di quasi due chilometri, per partorire nei boschetti isolati. Attraversano le strade e bloccano il traffico, o percorrono sentieri che normalmente sono utilizzati solo da umani.
Ancora tra le specie in via d’estinzione
La popolazione de leoni marini neozelandesi si sta ricostituendo, ora sono circa 12.000, ma sono ancora elencate nelle specie in via d’estinzione. In due secoli, la loro popolazione si era ridotta a numeri minimi. Le loro aree a terra erano diventate appetibili per le attività umane, e lo spazio si era ridotto, fino a vederli quasi scomparire. Restavano residui di gruppi, solo nelle isole minori di minore interesse. Poi nel 1993, una femmina partorì sulla terraferma, e da lì hanno ripreso a presentarsi con sempre maggiore frequenza. Fino quasi a ricostruire i gruppi originari.
Scacciati in mare si sono trasformati in terricoli
Scacciati ed isolati i leoni marini hanno consumato la loro piccola vendetta, invadendo spazi inusuali. Dopo essere stati cacciati quasi fino all’estinzione, i leoni marini della Nuova Zelanda si stanno riprendendo la parte continentale. Non è inusuale incontrare una femmina col suo cucciolo, all’interno di un bosco. Scelgono aree che immaginano essere sicure, per poter partorire in tutta tranquillità. Nel loro andirivieni tra terraferma e mare, per procurarsi il cibo, invadono spazi che, normalmente, non prevedono la loro presenza. Una strada è stata chiusa per oltre un mese, per permettere questo tipo di transito.
Malumori dei locali
Riuscire a convincere i residenti che la convivenza è un aspetto positivo, è la parte più complicata. Alcuni non desiderano condividere gli stessi spazi, soprattutto perché le neo-mamme sono molto apprensive. Se qualcuno si avvicina a loro, anche per errore, sono aggressive e assai rumorose. I biologi marini hanno chiesto alla popolazione di segnalare la loro presenza. Mappando i loro spostamenti, cercano d’individuare i luoghi preferiti, dove potrebbero andare a situarsi, per agevolare i movimenti. Buona parte dei luoghi privilegiati sono delimitati da strade, recinzioni ed ostacoli
Nuovi parti sono possibili
L’incremento dei nuovi nati sarà possibile, se verranno lasciate libere le madri di circolare sulla terraferma. Superare le barriere però è complicato, i biologi cercano di convincere i residenti a limitare le recinzioni, ed a prestare particolare attenzione agli attraversamenti stradali. Non tutti concordano e trovano troppo invasivi i viaggi delle partorienti. Pensano che sia una limitazione della loro privacy. Purtroppo ci sono stati casi di uccisioni di leonesse, per impedire loro di installarsi troppo vicine a punti sensibili. Un punto di equilibrio tra le esigenze di umani e leoni marini, però, può essere trovato. É su questo, che punta il lavoro delle autorità locali e dei biologi marini. Quasi salvi i leoni marini della Nuova Zelanda

