Dopo 3 settimane di reclusione a causa del Covid-19 e di lavoro in smart-working, ci stiamo abituando ad un silenzio tombale
Se non fosse per la vicina che si ostina a battere i tappeti, saremmo avvolti da un silenzio assordante rotto solo dal brusio della ventolina del laptop. Chi l’aveva mai notato quel frushhh leggero leggero, abituati a pensare che i pc sono completamente silenziosi, sorprende che la soglia del rumore udibiie si sia alzata tantissimo. Notiamo suoni e rumori di cui avevamo perso memoria, che ci fanno sobbalzare o girare la testa. Quando il rumore di un’auto è un segno vitale.
Strade deserte e tempi cambiati
Anche viaggiare per ragioni autorizzate, fa un grande effetto. Le strade sono deserte come nemmeno all’alba del ferragosto in centro città. I tempi di percorrenza sono ridotti al minimo, e si fanno scoperte interessanti, come che da A a B ci si possono impiegare solo 15 minuti e non 45 come di solito. Strabiliante come gli intasamenti o le ricerche di un parcheggio riescano a rendere impraticabili anche i percorsi più brevi. L’ansia legata al viaggio si azzera e diventa facile ciò che fino a poche settimane fa ci sembrava improponibile.
Carburanti a prezzi bassissimi
I prezzi dei carburanti così bassi che verrebbe voglia di andare a prendere un caffè al Polo Nord, anche se non si può. Nella auto-certificazione non sono comprese le fughe turistiche, tocca tirare un sospiro e raggiungere soltanto il luogo di lavoro. I parcheggi si trovano al primo colpo e “miracolo!” sono gratuiti anche nelle zone a strisce blu. Per fortuna non si sono erbacce e cartacce svolazzanti o sembrerebbe l’attacco di “I am legend”. Tutto un poco spettrale e con la sensazione che anche il tempo accordandosi col rumore ci giochi qualche scherzo e sia rallentato.
L’incubo quotidiano
Quanto l’abbiamo odiato il traffico nelle scorse settimane! Colonne, incidenti, vie di scorrimento intasate, fermi nel traffico per dovere o piacere, a farci salire il nervoso. Quanti automobilisti cafoni e arroganti, gente che si accoltellava per una precedenza non data. Tempi interminabili con l’orecchio o l’occhio alla radio o le App a gracchiare aggiornamenti su strade interrotte, intasate, cambi di corsia o materiale dispersi in carreggiata. Scomparse queste emergenze, scende l’ansia di arrivare in tempo, i bollettini sul traffico ora durano 30 secondi e finalmente, passano soltanto musica.
Intasati anche noi
Noi che passiamo, o meglio passavamo, mediamente 2 ore alla guida, inviperiti, arrabbiati, rassegnati, con la voglia di avere un elicottero ed andarcene via da quel groviglio metallico. Eternamente col telefono acceso nel tentativo di ottimizzare i tempi, spostare gli appuntamenti o tenere meeting sulla corsia autostradale. Cercando di fare più cose contemporaneamente, trasformare tempi morti in tempi attivi, per soddisfare le nostre aspettative piuttosto che soddisfare le effettive necessità.
Cambio di registro
Ebbene in questi 21 giorni siamo piombati nel silenzio, nella disponibilità di tempo, nel lavoro al pc ma con tempi molto più blandi e con entrate economiche relativamente incerte. L’elemento che fa la differenza oggi è che appena senti un automezzo che passa, senza sirene spiegate, è una gioia! Un veicolo, chi sarà? e ci affacciamo alla finestra per vedere chi spunta all’orizzonte, come guida, chi è. Un segno di vita, un barlume di un passato odiato, ma oggi trasformato in speranza. Sembra sia passato un secolo, quando da bambini si aveva il tempo di controllare le targhe dei pochissimi veicoli di passaggio. Passavano ai 30 all’ora ma coi ritmi di allora, sembravano sfrecciare, mentre ci si fermava ai bordi della strada col pallone sottobraccio in attesa di riprendere a giocare.
Rivive il passato
Oggi stiamo vivendo le emozioni del passato, agli albori delle prime autovetture, quando il passaggio di un automezzo faceva davvero WOW! Un’esperienza, uno spettacolo, un evento così raro da doverlo raccontare in famiglia. Certo, una Isotta Fraschini o un Itala erano veri pezzi di design e bellezza assoluta, da far restare a bocca aperta. Bastava il passaggio di un’auto per farci capire che la ricchezza era davvero irraggiungibile rispetto alla media della popolazione. Un’altra dimensione, anche se restava il sogno di toccarla, possederla e magari un giorno guidare quel gioiello.
Scatolette
Vedere oggi dalla finestra di casa le nostre utilitarie ci dà meno brividi di allora. Solo gli spot pubblicitari riescono ad esaltare l’impossibile, anche con un micro-vettura, e la fanno sembrare un SUV anche se resta una scatoletta. Eppure coi loro piccoli motori ci fanno sognare, lo prendiamo come un piccolo anticipo di ritrovata normalità, che ci fa sperare in un ritorno alla vita, come la conoscevamo prima del coronavirus.
Il bisogno di novità
Affacciarsi alla finestra è in fondo, ridare voce a Radio Lavanderia, ai commenti tra vicini, alla ricerca di notizie che rompano la cappa di timori, che ci opprime. Una vettura che transita ci mette in allerta per vedere chi è e cosa combina, colui che osa andare a spasso. Il silenzio è una scoperta meravigliosa, ma gli esseri umani sono sociali per natura, per cui questo momento di passaggio che ci rende vicini online, ma isolati fisicamente, ancora ci sconvolge. La mutazione alla Isaak Asimov in un mondo senza contatti in cui la meità è sovrana e tutto è a distanza, non ci ha ancora trasformato, continuiamo ad avere bisogno di contatto.
Rimpianto e speranza
Una solitaria autovettura che passa scatena il nostro interesse, ci fa rimpiangere il rumoroso, ansiogeno e stressante passato. Certo nessuno può negare la correttezza di ciò che tutti stiamo facendo, è uno sforzo comune che passa per l’attuale forzata solitudine. Chi si sta impegnando in prima linea in questa “guerra” sta rischiando la propria incolumità anche per noi e il nostro impegno al confronto è davvero poca cosa. Però per assurdo che possa sembrare, quel rumore di un motore a scoppio, ci dà una boccata di ossigeno. Quando il rumore di un’auto è un segno vitale
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