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Potremmo parlare coi capodogli

Potremmo parlare coi capodogli

C’è una possibilità che il linguaggio dei grandi cetacei venga decrittato e consenta di comunicare

Si chiama CETI il progetto che si occupa dell’iniziativa di traduzione del linguaggio dei cetacei. Viene sviluppato da un gruppo misto di scienziati di differenti discipline, tutti concordi sull’obiettivo di voler comunicare coi mammiferi marini. Dopo aver cercato di comunicare coi nostri vicini di banco, i primati, ora è la volta di comprendere un nuovo linguaggio. Potremmo comprendere cosa si dicono i capodogli e forse potremmo intavolare una conversazione. Un evento che potrebbe svelarci molti misteri, visto che si tratta di specie presenti da molti milioni di anni e forse conservano memorie storiche importanti. Potremmo parlare coi capodogli

Ticchettii

I capodogli comunicano con una serie di ticchettii che possono sembrare simili ai segnali Morse. Sono milioni i “discorsi” che si scambiano e che sono stati registrati grazie agli idrofoni nel corso di molte ricerche. L’obiettivo è riuscire a tradurre quei ticchettii in qualcosa di sensato per noi umani per riuscire a comprenderli. Nel gergo dei biologi marini, i discorsi tra cetacei vengono chiamate “code”. Queste “code” sono state inserite in una macchina utilizzata per studiare l’apprendimento automatico, grazie ad alcuni algoritmi. Ora questa massa di dati deve essere compresa e digerita.

Esiste un linguaggio?

Gli animali hanno sviluppato un vero e proprio linguaggio? Per molti scienziati non è possibile. Il linguaggio è riservato solo agli umani ed è il limite che ci separa dagli animali. Essi comunicano ma non hanno sviluppato un vero linguaggio fatto di parole e di frasi di senso compiuto. Eppure esistono animali che hanno stabilito suoni che identificano una ed una sola cosa. Questa è la base di un linguaggio. Come lo sono certi fischi dei delfini che li identificano personalmente. Costruiscono una sequenza definita di suoni che corrisponde al loro nome, si chiamano, chiacchierano, prendono decisioni con questi suoni.

Vocalizzi binari

I clic clic clic dei capodogli presentano una particolarità, che potrebbe favorire la ricerca. Possono essere tradotti in elementi binari uno e zero. Quindi sono riconoscibili da un algoritmo. I grandi cetacei parlano da distanze enormi e a grandi profondità, quindi sono solamente i suoni ad essere i protagonisti di questi “discorsi”. Non c’è contatto visivo, non vengono coinvolte altre comunicazioni non verbali, come posizione del corpo o mimica. Per questo i biologi marini sono convinti che il loro sia un vero linguaggio, completo di sfumature. Potremmo parlare coi capodogli

Potremmo parlare coi capodogli

Cosa si dicono

Di cosa discorrono i capodogli? Si danno appuntamenti galanti a molte miglia di distanza? Condividono informazioni sulla pescosità della loro area? Sulla bontà dei calamari? Le femmine raccontano alle altre madri le marachelle dei loro cuccioli o scambiano consigli di puericultura? Possiamo soltanto provare ad immaginare i temi di tutte queste comunicazioni, in attesa che la codifica delle “code” venga completata. Ma questa codifica sarà completata o scopriremo che sono migliaia di differenti dialetti che non si interfacciano. Un capodoglio del Mare di Bering riuscirebbe a capire un capodoglio della Tasmania?

Quale sarà la prima frase

Quale sarà la prima frase ad essere decodificata? Servirebbe un esempio pratico, una situazione o un oggetto che venga identificato come frequente con una sequenza di clic riconoscibili. I linguisti vorrebbero sottoporre ogni sequenza sonora all’elaborazione di una macchina in grado di riconoscere i modelli linguistici. Una sorta del T9 dei nostri telefonini che completa però, non solo una parola, ma un’intera frase. Sono stati sviluppati in modo sempre più raffinati e possono creare frasi di senso compiuto con una certa eleganza. Possono essere utilizzati anche in modi malevoli. Per produrre fake news che abbiano il senso e il tono ideale per essere attribuite a Tizio e Caio. Questa bivalenza preoccupa i biologi marini. Cosa accadrebbe se i discorsi fossero senza senso o offensivi?

Miliardi di dati

Per utilizzare questi elaboratori di modelli linguistici servono miliardi di dati. Proprio per questo stanno raccogliendo tutte le “code” dei capodogli, per costruire un linguaggio di senso compiuto. Quando la lingua sarà pronta, tenteranno di entrare in contatto coi capodogli, inviandogli messaggi che dovrebbero interessarli. Ma i capodogli come reagiranno, risponderanno agli importunatori, li ignoreranno o li manderanno con un sonoro “Vaffa”? Se riusciranno a comunicare forse diranno cose che non vorremmo sentire. Ci parleranno di distruzione di habitat e di quanti guai abbiamo creato al nostro pianeta? Potrebbe essere un modo per svegliare chi ancora non crede alle evidenze scientifiche. Attendiamo con impazienza i primi risultati. Potremmo parlare coi capodogli

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Credits: Pixabay

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Potremmo parlare coi capodogli i loro suoni possono essere tradotti in elementi binari e quindi traducibili da un algoritmo
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