Benessere, Enogastronomia

Plastica inquinante trovata nelle placente umane

Plastica inquinante trovata nelle placente umane

La mangiamo, la beviamo, è entrata nelle nostre vene e adesso ne abbiamo le prove.

La plastica è ovunque, tanto che ora è stata individuata anche nelle placente umane. L’essenza dell’intimità, il luogo dove si sviluppano gli embrioni che daranno vita ai nostri figli. Ridotta in microparticelle è diffusa ovunque, ed è entrata in circolo nella nostra alimentazione. Ne ingeriamo 5 grammi a testa ogni settimana ed il problema sembra di difficilissima soluzione. Soprattutto perché le microplastiche sono entrate nell’alimentazione della fauna, ittica e non, e di conseguenza finisce nei nostri piatti. Plastica inquinante trovata nelle placente umane

Trovati i colpevoli principali

Una ricerca svolta da Break Free From Plastic ha scovato coloro che sono i principali colpevoli dell’inquinamento da materie plastiche. Rispettivamente Coca Cola, Pepsi e Nestlè, seguiti da Unilever, Philip Morris, Colgate, Palmolive. I residui dei loro prodotti sono quelli che maggiormente contribuiscono all’inquinamento marino e terrestre. Da dove arrivano questi dati? Ogni anno vengono analizzati da volontari le marche che sono presenti nella spazzatura. Grazie ai brand riportati in etichetta o nei tappi sono riusciti a conteggiare le quantità che restano in natura.

Plastica inquinante trovata nelle placente umane

Dati in crescita

Nonostante se ne parli da molti anni e siano innumerevoli le campagne per ridurre l’uso della plastica, il dato è sconfortante. L’uso della plastica nei prodotti alimentari, come testimoniano i suoi resti, è in aumento. Coca Cola stravince in questa pessima classifica, colleziona da sola più rifiuti di Pepsi e Nestle, che la seguono al secondo e terzo posto.  Sono 3 milioni di tonnellate ogni anno, duecentomila bottiglie al minuto. La situazione è veramente drammatica per quanto riguarda i paesi poveri, dove l’attenzione al riciclaggio è inferiore o meno utilizzata.

Non solo bottiglie

Non sono solo le aziende che si occupano di bevande zuccherate a causare inquinamento. Anche le caramelle, gli snack, le tavolette di cioccolata partecipano attivamente. Infatti nella classifica dei maggiori inquinatori troviamo anche i colossi dolciari come Mondelez, Mars, Perfetti Van Melle, Procter & Gamble . Le percentuali variano a seconda delle aree planetarie, alcuni marchi sono più rappresentati in Asia, altri nelle Americhe o in Europa. Ciò che spaventa è che questa tipologia di plastica sembra avere una tendenza a raddoppiare in un solo decennio

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Combustibili fossili e plastica i grandi accusati

Sono indicati come i veri protagonisti negativi della salute del pianeta. Sia i combustibili fossili, per i quali però esistono energie rinnovabili sostitutive, e la plastica, derivano dal petrolio. Una contaminazione che arriva alla base della vita. Flora e fauna vengono contaminate e rischiano di ammalarsi e perire. Anche gli umani seguono la stessa sorte. L’invito a riciclare, la riduzione drastica dei prodotti monouso, non sembra sortire effetto di fronte a numeri catastrofici. La sua produzione è in costante aumento. Nel 2018 ha raggiunto i 360 milioni di tonnellate, il 3,2 per cento in più rispetto all’anno precedente. Una percentuale del 50% è costituita dalle monouso, sacchetti, bicchieri e cannucce usa e getta. Alle confezioni di merendine e caramelle, bustine di salse alimentari, bicchieri, bottiglie, contenitori per prodotti d’igiene e bellezza, ora si aggiungono anche miliardi di mascherine.

Non riciclati

I rifiuti plastici aumentano e solo una parte viene riciclata. Il resto viene incenerito o abbandonato in natura. Alcune delle grandi aziende che utilizzano plastica si sono riunite in un’associazione che le impegna a cambiare il sistema dell’utilizzo della plastica. Al momento però hanno firmato solo l’impegno a consumare meno plastica vergine dello 0,1%. Una quantità risibile. A parole quindi tanto impegno, in realtà solo una facciata green, perché i consumatori si sono dimostrati interessati al problema. Un contentino quindi, solo una patina verde che serve a vendere meglio.

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Riportare i vuoti

Una campagna che inviti a riportare i vuoti, sembra una delle poche veramente applicabili. Anche perché nessuna delle grandi aziende intende interrompere le linee produttive che usano plastica. Pepsi propone la possibilità di rifillaggio ovvero di ricarica dei suoi contenitori. Pratica che ha evidenti limiti igienici e che non sembra gradita a molti dei consumatori. Una seria campagna di storno dei vuoti potrebbe convincere i consumatori a riportare i vuoti, che in quel modo avrebbero un valore. Mentre ora sono gratuiti e considerati solo come spazzatura. Una cosa senza alcun valore viene più facilmente gettata dove capita. Plastica inquinante trovata nelle placente umane

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Plastica inquinante trovata nelle placente umane non solo bottiglie ma anche incarti di merendine cioccolate ecc. responsabili tutti i big
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