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Piccolo in agricoltura è veramente bello?

Piccolo in agricoltura è veramente bello?

Gli impetuosi cambiamenti in corso, climatici, ambientali, culturali, impongono di aggiornare molte delle idee che ci siamo fatti sui prodotti agricoli.

Il bello dell’agricoltura di nicchia per quasi la metà degli italiani è legato alla convinzione che piccolo è bello. Le aziende troppo strutturate spaventano, il controllo o il supporto tecnologico sorprendono ma in una chiave negativa. Eppure il cambiamento c’impone di pensare ad altri metodi. Ad una metodologia differente di coltivare, dove la sostenibilità non passa solo dalle piccole produzioni, ma dalle produzioni intelligenti. Coltivazioni che permettono di produrre meglio, a minor prezzo e con molta attenzione al consumo di terreno, acqua e fertilizzanti. Piccolo in agricoltura è veramente bello?

Innovare senza paura

L’innovazione e il passaggio ad una agricoltura 4.0 diventa urgente. L a scarsità di cibo tra pochi anni diventerà un ostacolo rilevante. La capacità di produrre e soddisfare i bisogni di tutti è già un obiettivo molto più vicino di quanto immaginiamo. Tra 20 anni avremo a disposizione solamente 100 mq di terreno a testa, rispetto ai 400 mq di alcuni anni fa. Una riduzione drastica che implica la capacità di far produrre a qual piccolo terreno abbastanza cibo per sostenerci. Un compito immane. Oltre all’aumento della popolazione, è prevista una riduzione della superfice coltivabile legata all’innalzamento delle acque. Paesi popolosi come il Bangladesh rischiano di scomparire, sommersi dalle acque.

Piccolo in agricoltura è veramente bello?

Green Deal

Green Deal sempre più necessario, l’Europa s’è accorta delle difficoltà incombenti e spinge fortemente in quella direzione. C’è moltissimo lavoro da fare, a cominciare dal cambiare le opinioni di molti consumatori. Opinioni legate ad un passato arcaico, ad un’agricoltura romantica che è possibile mantenere solo in sperduti orticelli montani. Diventa necessario un investimento in innovazione degli agricoltori italiani, per raggiungere il target che consenta di mantenere la propria azienda senza rinunciare alla sostenibilità. Il precision farming sembra la sola soluzione possibile. L’ostracismo nei confronti di nuovi prodotti e di nuove aree di coltivazione è destinato a cadere davanti alla richiesta sempre maggiore di cibo

Si riduce la percentuale

La percentuale di coloro che sono disposti a pagare un maggior prezzo per le coltivazioni curate da contadini che non desiderano evolversi si sta riducendo. Sono soltanto il 18% del totale. Non sembrano maturi nemmeno i tempi per passare ad altri tipi di alimentazione basati su alghe o insetti. Solo il 13% degli italiani è disposto a testarli. Ancor più bassa la percentuale di chi approva i cibi di origine industriale, creati in laboratorio, appena il 5%. Un passaggio che sembra ancora molto difficile. I consumatori italiani privilegiano il made in Italy ed hanno una visione un poco romantica della piccola azienda locale. Ma non manca anche qualcuno disponibile a consumare prodotti provenienti da altri paesi e culture.

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Un gap di struttura e cultura

C’è ancora un forte gap legato alle strutture che impedisce di incrementare l’innovazione tecnologica. Anche di fronte a innegabili miglioramenti di produzione con minori consumi di terreno, acqua e fertilizzanti, c’è una forte riottosità al cambiamento. Il precision farming si scontra con le dimensioni spesso esigue delle aziende ed alla preparazione degli agricoltori. L’età media dei quali cozza con la possibilità di una preparazione agraria sufficiente per comprendere la portata dell’innovazione. Il costo necessario per passare ad una agricoltura di precisione è imponente se proporzionato alla ridotta dimensione media della fattoria italiana.

 Nuove aziende

La sfida può essere affrontata da nuove aziende, nuove forze, da start up che siano in grado di applicare sistemi aggiornati di coltivazione. I supporti digitali per la trasformazione in agricoltura 4.0 esistono. Basta applicarli ed usarli correttamente per trasformare le aziende agricole in strutture competitive e sostenibili. I fondi messi a disposizione dall’EU sono un’occasione da non perdere. È stato calcolato che potrebbero portare a un milione di nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio. Un rilancio della nostra economia da prendere al volo. Piccolo in agricoltura è veramente bello?

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Credits: PxHere

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Piccolo in agricoltura è veramente bello? serve un'innovazione radicale per produrre meglio e in modo più economico e conveniente
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