Una scoperta recente fa ipotizzare che i nostri antenati possedessero la capacità d’ibernarsi. Come mai abbiamo perso quell’abilità
Le tracce rinvenute sulle ossa dei nostri antenati sembrano portare ad una sorprendente scoperta. Gli uomini sapevano ibernarsi. Quali erano i benefici e i problemi che questa pratica poteva apportare? Ma soprattutto perché non siamo in grado di replicarla? Il fabbisogno di calorie che utilizziamo al giorno d’oggi, serve proprio per stabilizzare la temperatura del nostro corpo. Al di sotto di una certa temperatura ci spegniamo e moriamo. Perché non ci iberniamo più?
Eppure qualcuno lo faceva.
Gli ominidi si ibernavano. Imitavano il comportamento di diversi altri mammiferi, rettili e roditori. Si assopivano per mesi in attesa di migliori condizioni vitali. Le ossa dei nostri antenati mostrano variazioni legate alle stagioni, come chi riesce ad avere lunghi periodi di pausa. Le ossa rintracciate nelle caverne iberiche, appartenevano a ominidi vissuti mezzo miliardo di anni fa. In un periodo glaciale, povero di cibo che sicuramente non poteva offrire il contributo di grassi e proteine necessario per superare l’inverno. I segni rintracciati su quelle ossa, sono gli stessi che appaiono sulle ossa degli animali che si ibernano o vanno in letargo.
Condizioni estreme
L’ibernazione veniva probabilmente praticata in momenti di condizione estreme. Il metabolismo umano non è perfettamente adatto a queste situazioni, i danni riscontrati a livello salutare sono pessimi. Pare che l’ibernazione venisse praticata come ultima salvezza, ma non fosse ben tollerata. Gli ominidi hanno imparato a vestirsi ed a cautelarsi contro il freddo, per questo quell’abilità è stata abbandonata. Forse era una pratica utilizzata da chi ancora non sapeva governare il fuoco.
A cosa potrebbe servire oggi
Oltre ad ottenere un piacevolissimo periodo di azzeramento dei pensieri e delle preoccupazioni, l’ibernazione potrebbe avere importanti risvolti anche oggi. Molti gli studi che riguardano la sfera medico-chirurgica e le sue applicazioni. Abbassare la temperatura del cervello consente di operare senza che il corpo cerchi di ripristinare il corretto valore della temperatura. Il cervello da solo assorbe un’enorme quantità di energia, metterlo a riposo, anche se solo per brevi periodi, consente al corpo di guarire meglio in altre parti. L’ipotermia terapeutica è una branca che studia queste applicazioni. Portare la temperatura corporea a 14° Celsius, consente di operare sul cervello stesso, limitando gli eventuali danni.
Ibernazione per i viaggi spaziali
Sono oramai decenni che le compagnie che si occupano di viaggi nello spazio studiano la possibilità di ibernare gli equipaggi. La fantascienza è piena di esempi celebri. Ma senza il bisogno di arrivare su Marte o Venere ci sono altri utilizzi molto più terreni. Pensare di poter intervenire sul metabolismo rallentandolo a piacere, potrebbe aiutare a risolvere molte patologie. Tra queste sicuramente la rapidità di propagazione dei tumori che in caso d’ibernazioni rallentano sino quasi a bloccarsi. Non siamo in grado di imporci un letargo ma possiamo utilizzare farmaci opportuni che lo inneschino. Controllare la temperatura del corpo umano sarà una risorsa per la scienza e la medicina nel prossimo futuro.
Un precedente
Una popolazione russa, è notizia della fine del 1800, riusciva ancora a praticare una sorta d’ibernazione. Il fenomeno veniva chiamato lotska, ed era una pratica utilizzata per scacciare i morsi della fame. Quando il freddo diventava pungente ed i campi erano coperti di neve, il cibo cominciava a scarseggiare. Le famiglie si riunivano nella cucina attorno alla stufa e dormivano tutti assieme. Una sola volta al giorno si svegliavano per bere acqua e mangiare un pezzetto di pane. Il lotska durava sei mesi e terminava col disgelo primaverile. In pratica rinunciavano a vivere normalmente per ridurre il consumo di cibo e portare il metabolismo al minimo. Perché non ci iberniamo più?
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