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Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico

Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico

Un paesino nel nord del Canada è diventato il punto d’osservazione delle difficoltà dei grandi plantigradi

Nel Manitoba, nel Canada del Nord c’è un paesino che è diventato celebre per i turisti che vanno ad osservare gli orsi polari. Si chiama Churchill, un tempo era il villaggio di collegamento tra gli Inuit e le tribù di pellerossa Cree. Ora è un avamposto per controllare la popolazione degli orsi polari. È possibili vederli in mezzo alla strada a qualsiasi ora alla ricerca di cibo. Sono diventati l’attrazione per chi ama la natura ed è abbastanza curioso da rischiare di farsi ammazzare da una zampata. In mezzo a loro ci sono anche scienziati, biologi, climatologi e semplici fotografi naturalistici. Sono tutti lì riuniti per scoprire cosa non va con i giganti che da migliaia d’anni vivono sul pack polare, ma che stanno morendo di fame. La speranza è che studiandoli si possa capire se hanno ancora speranze di riprendersi. Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico

Scheletrici e deboli

Sono orsi enormi che sono il simbolo della forza e della possanza nelle leggende eschimesi, ma vederli ora mette una grande tristezza. Sono deboli e scheletrici, non sono riusciti a nutrirsi a sufficienza. Non riescono a cacciare le loro prede preferite, le foche, perché il ghiaccio marino che copre la Baia di Hudson ancora non s’è formato. Le cacciano da novembre a maggio, quando il ghiaccio si rompe e dissolve nuovamente. Ma ora il ghiaccio si forma più tardi e si rompe sempre prima. La stagione di caccia diventa sempre più breve e la fame domina i pensieri degli orsi polari.

Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico

Pericolosissimi

In questo periodo d’intervallo prima che la stagione delle foche inizi, gli orsi polari sono pericolosissimi. Per sé stessi e per gli umani. Anche se sono deboli e ciondolanti, in realtà possono muoversi con grande velocità. La fame li spinge a divorare i cuccioli e ad attaccare gli umani. Divorare i cuccioli viene usato anche per stimolare sessualmente le femmine, per farle tornare pronte a concepire. Ma questo non aiuta a far aumentare la popolazione dei pachidermi polari. A Gordon Point così come a Churchill nessuno osa uscire senza armi e nessuno s’illude di essere completamente al sicuro quando gli orsi s’avvicinano.

Termometro del cambiamento climatico

L’orso polare è diventato il termometro delle conseguenze del cambiamento climatico. Ha bisogno del ghiaccio marino per sopravvivere, per questo è misurabile la sua difficoltà ad affrontare le nuove condizioni climatiche. Il ghiaccio per noi inospitale, diventa la loro casa, vivono,  dormono e svolgono ogni attività sul pack. Qualche femmina può anche ibernarsi sul ghiaccio se è in stato interessante. Quelle non gravide ed i maschi invece continuano a restare vigili e pronti ai loro fulminei attacchi alle foche. Trasformano in vantaggio il territorio estremo, riescono a correre sul ghiaccio, mentre le foche arrancano. Le cacciano in modo spettacolare, lanciandosi su di loro con tutto il loro peso. Sembra di assistere ad un treno che travolge un’auto.

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Circa 30.000

Sono rimasti circa 30.000 orsi polari in libertà. Sono distribuiti attorno all’Artico con alterne fortune. Alcuni gruppi sono in evidente difficoltà, altri grazie all’aiuto di alcune associazioni naturalistiche che li proteggono, sono in ripresa. Sono stati cacciati in modo massiccio ed ora sono una specie a rischio in molte aree. Il gruppo più numeroso si raduna proprio qui dove l’acqua è bassa ed il ghiaccio marino si formerà presto. Hanno passato l’estate in altre aree ma ora si radunano nella Baia dell’Hudson. Per questo è importante che ci siano scienziati, biologi e climatologi a studiarli. È in gioco la loro possibilità di sopravvivere e grazie a questi studi forse sarà possibile capire quale sarà il loro futuro.

Sempre meno ghiaccio

I biologi marini hanno misurato la grandezza dell’area che si congela. Lo scorso anno era ai minimi storici (seconda minor copertura da quando esistono le misurazioni) e soprattutto era molto sottile. La resistenza alla fame degli orsi polari è proverbiale, può arrivare anche a sei mesi se non è costretto a muoversi continuamente. Ma la sua alimentazione dipende troppo dalle foche. Nuota benissimo ma in acqua le foche si muovono più veloci, l’unica speranza per i polari è che il ghiaccio si formi e resista. La previsione degli etologi è pessima. Se il riscaldamento climatico, proseguirà nella riduzione di superfice e spessore del ghiaccio marino attuale, saranno condannati a morire di fame. La maggior parte degli di orsi polari non avrà abbastanza energie per affrontare la stagione degli amori. La data di non ritorno è prevista per la fine di questo secolo. Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico

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Credits: PxHere

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Orsi polari in piena crisi da cambiamento climatico che si avvicinano agli umani nella Baia di Hudson e diventano attrazione turistica
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