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Nuovi sensori funzionano col sudore

I progressi dei dispositivi medici percorrono nuove strade ancora sconosciute

La difficoltà che incontrano molte cure mediche è quella di controllare ed intervenire in tempi utili senza essere ingombranti. Soprattutto le persone che soffrono di alzheimer, demenza o hanno difficoltà di comunicazione non si accorgono delle variazioni chimiche dei loro corpi. Ad esempio i diabetici si accorgono dei picchi glicemici quando cominciano a stare male. I nuovi sensori sono pensati per essere indossabili e non invasivi. Nuovi sensori funzionano col sudore

Sono una sorta di membrana

Sono una sorta di membrana che si indossa sulla punta delle dita, sono sottilissimi e non hanno bisogno di essere alimentati. Infatti traggono l’energia necessaria per funzionare da una semplice reazione chimica attivata dal sudore. La scelta è ricaduta sui polpastrelli perché sono l’area dove sono situate la più alta percentuale di ghiandole sudorifere. A generare elettricità è un composto del nostro sudore, il lattato. Un enzima contenuto nel sensore ossida questo composto e lo alimenta elettricamente.

Sottile e flessibile

Il sensore è sottilissimo e flessibile, si adatta perfettamente alla forma del polpastrello. Chi lo indossa, dimentica di portarlo, come fosse un cerottino ma ancor meno invasivo. Il plus di questo sensore è la capacità di funzionare senza alimentazione, ciò che lo appesantirebbe e renderebbe scomodo. Può rilevare i battiti cardiaci, la glicemia, la mancanza di vitamine e facilita il controllo delle persone, lungodegenti o con necessità di cure specifiche.

Nuovi sensori funzionano col sudore

Una notte di sonno

Per caricarlo basta una regolare notte di sonno, il sensore, se indossato, si ricarica a sufficienza per garantire la copertura delle misurazioni e dei controlli. Non è nemmeno necessario attuare particolari attività fisiche per attivarlo. La ricarica può essere attivata anche con la pressione delle dita. Con semplici azioni come digitare su una tastiera, scrivere messaggi o sms, suonare il piano o tamburellare le dita.

Renderlo durevole

La reazione col lattato del sensore al momento dura un paio di settimane. La capacità di auto-alimentarsi si affievolisce dopo quel periodo. L’obiettivo degli studiosi è renderlo efficace per tempi più lunghi. É un sensore pratico che potrebbe facilitare la vita di molte persone. Se riusciranno a stabilizzare un altro enzima, che reagisca col nostro sudore, diventerà un presidio medico molto utile. É attivo con pochissima energia, quella che noi cediamo tramite il sudore, e non sottrae elettricità ad altri dispositivi. Nuovi sensori funzionano col sudore

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Nuovi sensori funzionano col sudore e grazie ad un enzima col lattato producono energia per renderli auto sufficienti
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