A 70 anni ci lascia il pilota che si è battuto per la sicurezza
Non ce l’ha fatta a superare la crisi che ha coinvolto i reni e, a soli 70 anni, si spegne una leggenda della sport motoristico.
Niki Lauda: se ne va il computer della Formula 1. Era meticoloso e preciso, un grande pilota in grado di dialogare con l’auto e ottenerne il massimo. Un collaudatore/sviluppatore se mai ce n’è stato uno. A lui dobbiamo la ricerca e sviluppo delle tecnologie per garantire la sicurezza sulle autovetture, prima nel Gran Premio di F1 e poi trasferite nelle nostre automobili.
Tre titoli mondiali
Può vantare tre titoli mondiali nel suo palmares nel 1975, 1977 e 1984. Anche se molti lo ricordano per quel secondo posto nel campionato del 1976. Un campionato segnato da un terribile incidente avvenuto sotto la pioggia al Nurburgring dove la sua auto prese fuoco. Lo salvarono gli interventi degli altri piloti che si fermarono a soccorrerlo (Merzario, Edwards, Lung). Quel Gran premio lo perse per mezzo punto solamente a favore di James Hunt, il suo avversario più strenuo. Immortalati entrambi in un celebre film “Rush” realizzato da Ron Howard.
Con Hunt un duello di classe e stile
Lauda – Hunt: un duello di stile, classe e modelli di vita, lifestyle differenti. Lauda proveniente da una ricca nobile famiglia viennese, colto, riservato, per taluni freddo, calcoaltore. Hunt rappresentava il lato più sanguigno e umorale della Formula 1. Hunt è scomparso nel 1993, ma ovunque ci siano piste, meccanici e corse, troveremo un immaginario della sfida perenne fra i due.
Nurburgring, la svolta
L’incidente del Nurburgring ha segnato Niki Lauda in modo fisico e morale. Dopo le gravissime ustioni che ne hanno deturpato il viso, i polmoni e tutto l’apparato respiratorio, s’è infatti impegnato per la tutela della sicurezza. I piloti grazie alle sue azioni hanno ottenuto molte protezioni che ne hanno salvaguardato la vita e che sono servite a implementare quelle innovazioni applicate al parco vetture che salvano la vita a noi automobilisti. Da allora il modo di costruire le auto ha cambiato paradigmi, con migliori protezioni per il corpo e soprattutto per evitare gli incendi a bordo. Dopo l’incidente tornò quasi immediatamente in pista per difendere il titolo, ma un piovoso Gran Premio del Giappone riportò a galla le sue paure e si ritirò.
Non mollare mai
Niki Lauda è stato un esempio di intraprendenza e self-esteem. La famiglia osteggiava la sua carriera di pilota non concedendogli finanziamenti. Grazie a un prestito personale ottenuto dando in garanzia una assicurazione sulla vita, ha investito su se stesso e ha iniziato la sua carriera. Dopo le serie minor,i è approdato in Formula 1, nella scuderia con Regazzoni in BRM. Quando Regazzoni tornò alla Ferrari diede una buona recensione delle sue qualità e questo lo fece approdare a Maranello.
Si guida col culo
Una vena ironica ha sempre segnato le dichiarazioni di Lauda. Celebre quella con cui rispose a un giornalista impertinente che lo sfidò verbalmente quando tornò a correre dopo poche settimane dall’incidente che lo aveva sfigurato. “Le auto si guidano col culo, non con la faccia!”. Le qualità del sedere di Lauda erano indubbie, sapeva trovare il minimo difetto di una vettura ed affinarla fino a renderla vincente. E’ stato anche imprenditore con due compagnie aeree la Lauda Air e la Niki, rilevata da Rayan Air. Niki Lauda, addio a uno dei più grandi campioni della Formula 1 di tutti i tempi.

