Due eventi pandemici differenti ma simili che possono dirci molto sugli sviluppi futuri
Nel dicembre 1918 la stampa americana mise in guardia di evitare il tradizionale bacio sotto al vischio. “Attenti al vischio” era il titolo d’apertura, non fatevi prendere dalla tentazione di baciare i vostri cari ed anzi sarebbe meglio rinunciare a qualsiasi festa. Rinunciate ad ogni attività sociale. Questo accadeva quando la famosa influenza spagnola sembra va essere già sparita negli USA. Il suo apice era avvenuto in autunno, ed aveva potato via moltissime persone. In alcune aree però stava già cominciando quella che sarebbe stata la terza ondata. Natale 1918 vs Natale 2020
Lockdown severo
Dopo un lockdown di oltre un mese, ad ottobre, le autorità consentirono il “rompete le righe”. Le persone finalmente liberate dalla forzata permanenza in casa, sono uscite nelle strade. Le autorità spaventate per un rialzo d’infezioni, volevano ritornare in lockdown ma i cittadini si opposero. Nessuno voleva rientrare nelle case e questo innescò la terza e più fatale ondata di contagi. Lo scambio di visite, e la voglia di vivere e festeggiare il Natale fecero il resto.
Negazionisti e chiese
Anche allora ci furono casi di negazionisti e di persone che gridarono alla “decurtazione di libertà”, l’imposizione delle maschere protettive venne rigettata. Le comunità cristiane sposarono la causa del ”liberi tutti” per poter assistere ai riti religiosi. Visitare le chiese corrisponde a quello che oggi definiremmo frequentare i social-media. Tutte le attività di socializzazione e la diffusione di notizie passava per i banchi delle chiese. Ci fu anche una sorta di polemica contro il consumo di alcool. Lamentarono il fatto che mentre l’accesso ad alcune chiese era negato, non si chiudevano allo stesso modo pub e saloon.
Maschere poco pratiche
Le mascherine in uso nel 1918 erano pesanti e scomode. Fatte di diversi strati di tessuto. Erano fatte in casa e quindi molto diverse tra loro. Per poterle riutilizzare dovevano essere messe a mollo in acqua bollente per 10 minuti per ripulirle dai germi. I commercianti non volevano che i clienti indossassero le maschere perché deprimevano gli altri avventori, e potevano nascondere dei malintenzionati. I negozi cominciavano ad entrare nell’ordine d’idee che il Natale stava diventando una festa consumistica. Programmarono molta pubblicità per invitare i cittadini a fare acquisti. Inventarono anche il primo servizio di consegna a domicilio per coloro che preferivano non uscire. Non è chiaro se la pubblicità funzionò o fu la voglia di uscire di casa a fare il guaio peggiore. In ogni caso con o senza maschere, già ad inizio gennaio i casi di influenza spagnola aumentarono moltissimo.
Epidemie comuni
Negli Usa all’inizio del secolo scorso c’era una certa abitudine alle epidemie. Erano molti i casi di poliomielite e difterite, tanto che le malattie venivano accolte con una certa rassegnazione. Le eventuali limitazioni della libertà personali con una messa in quarantena o il trasferimento in aree di contenimento, era comune. Però il desiderio di uscire in quella stagione natalizia fu fortissimo, proprio perché la quarantena era generalizzata. Inoltre le famiglie si riunivano con i soldati di ritorno dall’Europa dove avevano combattuto la Prima Guerra Mondiale. La voglia di festeggiare era più intensa anche per l’euforia della vittoria.
L’esempio da tenere in conto
Anche se la voglia di far festa era grande, ed è comprensibile che accadesse, bisogna sottolineare l’effetto funesto. La ripresa dell’influenza deve suonare come un campanello d’allarme. La situazione rischia di ripetersi anche in questi festeggiamenti natalizi. L’istinto a festeggiare non deve farci dimenticare il rischio che potremmo far correre ai nostri cari, soprattutto ai più deboli e anziani. Natale tornerà anche il prossimo anno, lo festeggeremo con ancora più desiderio ed intensità. Probabilmente un anno di pausa funzionerà come esaltatore di tutto quello che comunemente chiamiamo “spirito del Natale”. Natale 1918 vs Natale 2020
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