Un effetto inatteso quello del Covid-19. Le attività umane ridotte hanno creato oasi di salvezza per molti volatili.
Se vivete in vicinanza di viali alberati o giardini urbani vi sarete sicuramente accorti di una insolita attività sui rami degli alberi. Molto più “rumore” di canti degli uccelli e molti più voli in aree da cui erano stati cacciati. Gli uccelli si sono avvicinati alle città perché il silenzio causato dalla pandemia li ha rassicurati. Le attività umane molto diminuite li hanno tranquillizzati, il minore traffico e anche il calo dei gas inquinanti li ha favoriti. Molti uccelli trovano rifugio in città
Specie che non si vedevano da decenni
Specie di uccelli che non si vedevano da decenni sono tornate a nidificare nei centri urbani. Sono arrivate prima le specie più abituate a convivere con l’uomo come tortore, colombi selvatici o ghiandaie. A loro successivamente si sono unite capinere, verdoni, corvi, taccole e molte altri fino a ricostruire la catena alimentare che porta ai rapaci e predatori. Falchi pellegrini, grillai, astori, gufi, sono tronati a farci visita. Anche la notte aiuta a capire che qualcosa è cambiato, infatti, non si ascoltavano tante strida delle civette da moltissimo tempo.
Il rumore è l’elemento chiave
Gli ornitologi e gli studiosi ambientali hanno identificato il rumore come l’elemento chiave per questi ritorni. Se sono bastati meno di due anni di silenziamento per riportare gli uccelli nei centri urbani, possiamo immaginare una devoluzione gentile. Una riduzione dei suoni provocati da attività antropiche potrebbe aiutare moltissimo la fauna, ogni tipo di fauna. Col ritorno degli uccelli vanno segnalati anche alcuni predatori che li cacciano. Le volpi e i gatti domestici hanno fatto nuovi bottini, anche in città.
Rotte migratorie
I due momenti in cui le attività sono state ridotte in modo significativo per le restrizioni del Covid hanno coinciso con le migrazioni. Primavera e autunno sono stati i momenti più silenziosi e si sono sovrapposte alle rotte migratorie di molti uccelli. Nei loro viaggi si sono accorti che le rumorose città erano diventate molto più accoglienti per loro. Alcuni uccelli (i biologi parlano di percentuali tra il10%e il 20%) hanno deviato dalle loro rotte e deciso di stabilirsi in nuove aree urbane.
Modifiche alle abitudini
Sono state registrate varianti alle abitudini di molti volatili. L’attenuazione dei rumori ha fatto ridurre l’intensità del canto di alcune specie. Non più influenzate dall’eccessiva soglia dei rumori provocati dalle attività umane, hanno ammorbidito i loro canti. Smorzato i loro trilli per rendere le loro canzoni più melodiose, sicuri che avrebbero raggiunto lo stesso obiettivo di seduzione anche senza strillare. Le città non sono cambiate fisicamente, hanno solo abbassato il volume e reso gli spazi più vivibili. Se questo accade agli uccelli, forse dovremmo ripensare alle soglie sonore a cui sottoponiamo i nostri padiglioni auricolari. Un abbassamento di tono potrebbe essere utile anche per noi. Molti uccelli trovano rifugio in città
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