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Ma quanta brutta musica Madama Dorè

Ma quanta brutta musica Madama Dorè

Dopo aver sepolto il vinile (anche se per fortuna ci sono ancora dei catacumenali che ne professano la religione). Buttato nei cassonetti le cassette audio, calpestato DAT e altri supporti sonori di nicchia. Quasi annientato il mercato dei cd. E’ rimasta ormai solo la musica virtuale quella down-lodabile, immateriale e “mostruosamente leggera”.Tanto leggera da essere inconsistente e dimenticabilissima, al punto che ci ricordiamo solo dei tormentoni estivi o pubblicitari.

Super snellimento produttivo

Non esistono, se non in rari casi, supporti fisici da stampare. Non ci sono copertine opera di grafici, piene di note, notizie, immagini, ecc. Nessuna spesa di trasporto e nessuna rete di vendita, tutto contribuisce a snellire il percorso dei brani, fin troppo. Grazie ai programmi Pro che permettono di comporre facilmente e campionare quasi tutto, ora chiunque può cimentarsi. Al punto che la musica non si fa più con gli strumenti e diventa più complicato riprodurla dal vivo. Proprio perché non è stata pensata per essere eseguita strumentalmente.

Gli arrangiatori e i produttori

Un tempo c’erano gli arrangiatori ed esistevano i produttori musicali. Qualcuno li immagina come degli aguzzini pronti a prendere i tuoi pezzi migliori. Pubblicarli e farci tanti soldi senza darti nulla, strangolandoti con contratti capestro. In realtà i produttori erano il filtro che si frapponeva ad una invasione di schifezze. Ovviamente ci guadagnavano, ma il rischio era tutto loro. Sapevano riconoscere quando qualcosa nella melma o nel sottobosco musicale aveva qualità e possibilità di emergere. Oramai non esistono più o se li possono permettere solo gli U2 o Beyoncè.

ma quanta brutta musica

Musica inutile di nessun impatto

Ora siamo sommersi da ondate di pseudo rap, trap, lagnoso pseudo-folk, elettronica di bassa qualità, non si è salvata nemmeno la tanto vituperata dance. Musica inutile, che riesce ad avere lo stesso impatto di un sassolino lanciato contro un muro di cemento. Nullo. Per definirla, prendiamo ad esempio la dichiarazione di un ormai grande vecchio dell’amplificazione per concerti, Wilder “Willy” Davoli.  Che esclamò uno storico “Questa musica è fecale”, ed aveva ragione. Discorso ingeneroso, è vero, non applicabile a tutta la produzione attuale, ma qualcuno doveva pur dirlo.

Successo rapido, troppo rapido

Che ogni ragazzo, più o meno cresciuto, ambisca ad un veloce successo è comprensibile. Che la sua musica abbia diritto di essere diffusa in rete ad ogni costo, no. Siamo arrivati all’assurdo che la parte musicale è decisamente la più debole di un progetto.  Si crea una immagine, spesso infedele all’originale, di trasgressione, tutta vissuta sopra le righe. Dove il turpiloquio diventa parte integrante, se non sostanziale del personaggio. Tutto il supporto viene da campagne lanciate sui social, con foto e video sempre più dementi. La provocazione ha sempre fatto parte della musica, soprattutto rock. A volte è servita come stimolo, ma c’era pur sempre qualcosa di buono da ascoltare a tenere in piede il musicista o la band. Senza buona musica il personaggio durava 30 secondi e spariva.

Qualcuno di questi musici/saltimbanchi improvvisati ce la fa ad avere i suoi 15 minuti di fama, come pronosticava Andy Warhol. Mentre la stragrande maggioranza rientrano nei ranghi e spariscono, lasciando solo le loro tragiche macchiette che impestano you-tube. Noto con piacere che parecchi giovanissimi stanno recuperando la musica, non dei loro padri, ma dei loro nonni. Quando un dodicenne ti chiede di ascoltare rock main stream come Led Zeppelin, Pink Floyd o gli Stones, sai che c’è ancora futuro per questo mondo. Tiri un bel sospiro e ti trovi subito in testa un riff che ti fa cantare “…you can’t always get what you want”.

 

nostalgia della musica vera

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E' rimasta ormai solo la musica virtuale quella down-lodabile, immateriale e “mostruosamente leggera”. Facilissima e dimenticabile in 5 minuti
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