Molta è prodotta da polpa di legno vergine, la parte nobile del legname
Non diamo mai molta importanza alla carta igienica, eppure ognuno di noi ne fa grande uso. Almeno 140 rotoli a testa ogni anno. Il loro costo è basso perciò non ci preoccupa molto, eppure dovremmo porre maggiore attenzione. Soltanto in Canada sono scomparsi 7 milioni di ettari di foresta boreale proprio per produrre quei soffici rotoli in soli 20 anni. L’enorme spreco della carta igienica.
Una foresta immensa
Le foreste canadesi sono immense e assorbono da sole il 12% dell’anidride carbonica mondiale. Un patrimonio che andrebbe conservato e incrementato. Anche se continuamente ripiantata, la foresta ha necessità di tempi lunghi per ricrescere, ed essere nuovamente pronta per fornire altra polpa di legno per la carta igienica.
Ci sono alternative
I rotoli che utilizziamo potrebbero essere sostituiti da altri prodotti di scarto o di recupero. La carta proveniente dalla differenziata e dal macero, ad esempio, implica una lavorazione energeticamente meno dispendiosa. Anche il consumo d’acqua è molto più limitato rispetto al procedimento di abbattimento e riduzione in polpa vergine. Un altro elemento che non incide sulla vita delle foreste è l’utilizzo di altri vegetali, come la paglia dei cereali. Spesso la paglia è considerato un elemento di scarto che non viene nemmeno raccolta e lasciata sul campo dopo la mietitura. Perché non riutilizzarla per ottenere ottima carta igienica?
Una coltivazione molto più funzionale
C’è anche una coltivazione molto più funzionale rispetto ad una foresta boreale ed è quella del bambù. Cresce quasi ad ogni latitudine ed ha una velocità sorprendente di ricrescita anche una volta che venga tagliata. Circa 20 volte più veloce di una foresta tradizionale. Integrando paglia e bambù a polpa di legno vergine si potrebbe risparmiare una grande quantità di foresta.
Alcune esperienze in giro per il mondo
Ci sono industrie e aziende no-profit che cercano di salvaguardare le foreste. Puntano a fare una produzione etica e sostenibile. Dall’amalgama di bambù e scarti di produzione della canna da zucchero hanno ottenuto carta igienica, tovaglioli e fazzolettini. E’ curioso come i marchi più grandi non sembrino appoggiare in alcun modo questo tipo di ricerca. Preferiscono parlare solo di grandi numeri e miliardi di rotoli, piuttosto che pensare a ridurre l’impatto sull’ambiente. Non si sta facendo abbastanza per documentare i consumatori su questa problematica, anche se basterebbe un messaggio semplice. A chi viene voglia di buttare giù un bell’albero solo per pulirsi il sedere? L’enorme spreco della carta igienica.

