La siccità e le inondazioni hanno sconvolto i sistemi idrici indiani, che hanno già gravi problemi di inquinamento e scarsa depurazione, e il cambiamento climatico lo aggraverà. Possiamo prenderlo ad esempio per comprendere ciò che potrebbe accadere se non si prendono provvedimenti.
L’India è una nazione di 1 miliardo e 100 milioni di persone che presenta carenze idriche notevolissime. Sono 600 milioni gli indiani che non hanno un regolare accesso all’acqua pulita. Il 70% dell’approvvigionamento idrico è contaminato, causando una vera crisi sanitaria, che porta a circa 200.000 morti all’anno. Le riserve sotterranee rischiano di esaurirsi entro l’anno prossimo in alcune delle città più popolose. Tra queste ci sono anche Bangalore e Nuova Delhi. L’acqua in India è già un gravissimo problema.
Nessun accesso all’acqua per 500 milioni entro il 2030
Mezzo miliardo di indiani potrebbe non ricevere acqua entro il 2030. In India la disponibilità idrica sarebbe più che sufficiente, ma le piogge monsoniche e quelle derivanti dagli scioglimenti delle nevi non sono irregimentate. Le piogge monsoniche durano 4 mesi ed anche le acque dei fiumi alimentati dai ghiacciai sono condensate nel periodo estivo.
L’acqua nel posto e nel momento giusto
Imbrigliare le acque piovane per redistribuirle durante tutto l’anno e nei periodi necessari, è il problema da risolvere. Sono distanze enormi quelle da superare per eventuali canalizzazioni che risentono anche del problema dell’inquinamento. In India non c’è un’educazione green sufficiente nella popolazione. Creare invasi e bacini per raccogliere le acque piovane è una sfida ingegneristica enorme. Solo una minima parte delle piogge o delle acque dal disgelo viene raccolta correttamente, la stragrande maggioranza finisce nell’Oceano
Lo spreco causa consumi energetici
L’agricoltura ha difficoltà ad utilizzare l’acqua nelle stagioni non monsoniche. I coltivatori sono costretti ad usare molta energia elettrica per aspirare acqua nelle falde, sempre più profonde e sempre più a rischio di svuotarsi. L’agricoltura drena la maggior parte delle risorse idriche dell’India, ne utilizza più dell’80%, nonostante rappresenti solo il 15% circa del PIL del paese. D’altra parte le acque di superficie sono sovente inquinate, come accade col fiume Yamuna che alimenta l’acquedotto di Nuova Delhi.
Un volano increscioso
I monsoni aumentano d’intensità in periodi brevi e distruttivi e si alternano a periodi di siccità più lunghi. Il cambiamento climatico sta già condizionando gli eventi atmosferici. Le previsioni a lungo termine fanno prevedere altri incrementi degli eccessi. Ovviamente chi verrà maggiormente danneggiato sarà la popolazione più povera che già ora vive nelle aree più pianeggianti e soggette ad alluvioni. Gli slums che circondano le grandi città e che usualmente sono le parti più basse e meno protette.
Innalzamento delle temperature
Se le temperature medie supereranno i 2° tutti i villaggi della costa che va dal mar arabico fino al golfo del Bengala verranno sommersi. Le falde acquifere verranno contaminate e diventeranno inutilizzabili. Lo scioglimento dei ghiacciai creerà condizioni con sfaccettature diverse. Il rapido disfacimento porterà molta più acqua ad alcuni dei bacini più ricchi sia sul versante che interessa i cinesi che quello indiano. Il fiume Giallo lo Yangtze, l’Indo e il Gange aumenteranno i loro bacini “rubando” terreno fertile e distruggendo coltivazioni. A queste impetuose inondazioni seguirà un periodo di magre quando i ghiacciai avranno ridotto le loro dimensioni. L’acqua in India è già un gravissimo problema.
600 milioni di indiani vivono nel bacino del Gange
Le riduzioni di terreni coltivabili e di luoghi in cui vivere danneggerà in modo irrevocabile le economie e la vita di quasi 2 miliardi di persone. Il solo bacino del Gange permette la sussistenza di almeno 600 milioni di persone e rappresenta da solo il 33% del PIL indiano. Un’area che potrebbe da sola portare al tracollo l’economia indiana se dovesse essere ridotta o non essere più produttiva.
Infrastrutture deboli e compromesse
In India dove le infrastrutture riescono a supplire alle carenze e agli eccessi è possibile mantenere livelli decenti di vita. Ma spesso anche i canali che dovrebbero aiutare ad irrorare i campi si prosciugano e diventano essi stessi sorgenti tossiche. La crisi sanitaria è costantemente in agguato. Le tubature sono corrose e deboli ed almeno il 40% dell’acqua non raggiunge le abitazioni o i campi.
Pozzi illegali e mafia dell’acqua
Sul problema della gestione dell’acqua si è innestata una mafia dei pozzi. Nulla di strano per chi come noi ha visto come si è sviluppata la mafia siciliana. L’acqua viene consegnata tramite camion cisterna direttamente ai consumatori con prezzi degni dei migliori cravattari. La mafia dei pozzi non esita a passare alle maniere forti se sorgono difficoltà o se qualcuno cerca di entrare nelle aree già servite da altri.
Fogne a cielo aperto
Quello che dovrebbe essere il canale principale di approvvigionamento di Nuova Dehli si è trasformato in una fogna a cielo aperto. Qui vengono scaricate tutte le schifezze provenienti dagli scarichi civili ed industriali. Il canale è nero, puzzolente e nessuno tenta di risanarlo. Animali selvatici si nutrono di quei liquami nell’indifferenza generale. Un bacino di drenaggio potrebbe portare l’acqua piovana in tutta la città, e le falde acquifere verrebbero ricaricate. Ma gli slums dove non esistono fogne e le attività commerciali senza scrupoli scaricano lì, le acque reflue, i rifiuti e le sostanze chimiche.
I poveri usano acque infette a loro rischio
I poveri usano pozzi illegali e pericolosi. L’acqua e il suolo sono contaminati ma loro coltivano verdure in piccoli orti che probabilmente produrranno vegetali rischiosi per la loro salute. I metalli pesanti, piombo, mercurio sono presenti in percentuali insopportabili per la vita. Le alluvioni improvvise che accadono sempre più spesso, fanno tracimare questo canale di rifiuti che allaga tutto e porta via anche le abitazioni delle caste inferiori.
Soluzioni su larga scala
Non esiste una soluzione semplice. I finanziamenti necessari per grandi infrastrutture e le riconversioni che sarebbero necessarie sono pochi. Il sistema che potrebbe avere il maggiore successo è quello di una redistribuzione generalizzata. Vasche e bacini sui tetti per trattenere l’acqua piovana, impianti agricoli goccia a goccia, pozzi irregolari sotto controllo delle autorità. Tutto questo ha bisogno anche di un cambio di atteggiamento da parte degli indiani, di una visione molto più green. Un’educazione al benessere comune che sembra ancora assente nella società indiana. L’acqua in India è già un gravissimo problema.

