Benessere

La pesca cambierà per le ondate di calore oceaniche

La pesca cambierà per le ondate di calore oceaniche

I pesci migrano alla ricerca di nuove aree favorevoli

Negli ultimi decenni sono aumentate le ondate di calore oceaniche, con durata superiore ai cinque o più giorni. Le ondate di calore sottomarine rappresentano una minaccia significativa per gli ecosistemi marini, che sono già a rischio per la pesca eccessiva e l’inquinamento da plastiche e micro-plastiche.

Le ondate di calore oceaniche sono distruttive e si comportano come incendi nelle foreste. Le temperature eccessive danneggiano in modo irreparabile gli organismi fondamentali della catena alimentare marina come alghe e barriere coralline.

Alghe plancton e barriere coralline

Queste specie vegetali forniscono riparo e cibo a molte altre creature oceaniche. Facile comprendere come questo danneggiamento di flora e fauna marina porterà a serie conseguenze nella biodiversità marina. Per valutare gli effetti delle ondate di calore oceaniche, i ricercatori hanno pubblicato numerose ricerche. Guidati dall’ecologo Daniel Smale della Marine Biological Association della Gran Bretagna, hanno messo in relazione molti studi. Sarah Gibbens del National Geographic, ha messo a confronto i dati provenienti da oltre 1.000 stazioni ecologiche. Questo ha messo in rilievo le temperature anomalmente alte registrate negli oceani.

Le ondate di calore sono aumentate del 54% in 30 anni

E’ emerso da un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change, che il numero di giornate di calore oceaniche della Terra è aumentato del 54% tra il 1987 e il 2016. Non solo le temperature, ma anche la durata dei periodi, è aumentata superando spesso le 5 giornata. Comparando otto ondate di calore, gli scienziati hanno identificato le regioni e le specie ritenute più vulnerabili agli sbalzi di temperatura. Le zone del PacificoOceano Atlantico e Oceano Indiano guidano questa speciale classifica. Tra le zone che preoccupano di più gli scienziati ci sono  le barriere coralline dei Caraibi, le alghe australiane e le foreste di alghe della California.

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Piante e alghe soffrono di più

Sono le piante e gli animali stazionari i più colpiti. I pesci tropicali e gli invertebrati in grado di cambiare area sono stati in grado di far fronte al calore trasferendosi in habitat diversi. A causa delle migrazioni di massa un grande rimescolamento delle specie è stato notato durane questi periodi di super-calore. La ricerca di acque con temperature più adatte alle specie ha creato nuove condizioni anche per i predatori. Si sono notate variazioni anche delle abitudini degli uccelli che vivono in mare o sulle coste. I ricercatori hanno  osservato la difficoltà di alcuni uccelli di nutrirsi proprio per il cambiamento delle aree di pesca a cui erano abituati.

Sole e correnti calde

Le ondate di calore marine sono provocate dal calore del sole e dalle correnti calde che si spostano. Il fenomeno viene calcolato sulla temperatura media dell’oceano, quindi può verificarsi in qualsiasi regione in qualsiasi momento dell’anno. El Niño sembra essere un elemento scatenante di queste ondate, ma questi fenomeni avvengono anche senza la presenza di El Niño. Ad essere colpiti sono gli ecosistemi marini ma questi influenzano anche gli esseri umani che si affidano alla pesca e alla piscicoltura. 

Migrazioni ittiche ma anche umane

Come conseguenza di ciò che sta accadendo agli oceani, ci saranno comunità marine che si svilupperanno in luoghi diversi da quelli a cui siamo abituati. Questo è un problema perché conosciamo il clima attuale e come influenza la biosfera. Mentre non abbiamo le idee chiare su come sarà in futuro. Intere comunità potrebbero dover cambiare sede, seguendo le nuove migrazioni ittiche.

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La pesca cambierà radicalmente per le ondate di calore oceaniche, i pesci migrano alla ricerca di aree più favorevoli e mutano anche le abitudini degli uccelli
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