Viene da lontano il desiderio di seguire le mode anche se possono rivelarsi pericolose e dolorose
Beltà per te, cosa non si fa. Questo potrebbe riassumere il desiderio di molti e molte di apparire sempre alla moda, infischiandosene delle conseguenze. C’è voluto uno studio sui resti di alcuni cimiteri per comprendere che in epoca medievale questo bisogno d’apparire poteva portare grandi danni. Le calzature a punta erano ritenute un segno di distinzione. Le classi agiate non potevano fare a meno di queste scarpe super-appuntite. La mania delle scarpe rovina piedi
Valgismo e borsiti
Le scarpe a punta divennero un must a partire dal 1200 alla corte polacca e da lì si diffusero in tutta Europa. Per la loro derivazione vennero chiamate Poulaine ovvero le “polacche” o le “cracovia”. Divennero un simbolo di upper class e agiatezza e le loro dimensioni divennero sempre più ingombranti. I riccioli in punta vennero decorati con modanature o veri e propri gioielli. Le lunghezze divennero un vero impaccio, superarono i 40 cm, tanto da rendere difficoltosa la deambulazione. Divennero anche un problema per la danza e provocarono innumerevoli inciampi e cadute.
Scarpe troppo strette e lunghe
Le calzature erano molto strette e con linee filanti. Questo provocava molti valgismi, e borsiti. Entrambi estremamente dolorosi e debilitanti. Dalle ricerche effettuate nei cimiteri sono arrivate risposte importanti. Dalle ossa dei piedi esaminati sono risultate evidenti che le classi più ricche soffrivano di questi inconvenienti con gravi deformazioni. Mentre le classi popolari che indossavano scarpe di forma tondeggiante non ne soffrivano. Inoltre le scarpe a punta provocavano molte cadute con conseguenti fratture alle mani, polsi e arti superiori.

Una vera mania
La forma allungata divenne una vera mania, tanto che la chiesa proibì esplicitamente al clero di indossare scarpe a punta. Ma questo non sortì molto effetto, tanto che lo stesso divieto venne reiterato ancora due volte nel corso del secolo. Del resto l’adozione di abiti alla moda da parte del clero era una pratica assai comune. Molto criticata ma molto diffusa, tanto da diventare motivo di sberleffo per l’incapacità di vestire in modi spartani. Lo stesso Chaucer nei Canterbury Tales deride il monaco per la sua smania di “addobbarsi”.
L’elite europea
I nobili, i mercanti, il clero si rovinavano i piedi pur di apparire alla moda. Il valgismo era ritenuto come la gotta un “male necessario” che elevava dalle classi plebee. Le ossa rinvenute nei camposanti non lasciano scampo a queste teorie e suscitano istintivo dolore solo alla vista. La facilità a cadere e a fratturarsi gli arti superiori, va letta proprio in questo senso. Il valgismo e le borsiti ancora oggi provocano molte cadute, ma ora si tende a curarle e non a provocarle.
Scarpe molto curate
I mastri calzolai hanno hanno creato queste calzature in pelle, velluto, seta, con aggiunta di metalli e altri materiali pregiati. Le imbottivano con muschio, fanoni di balena, lana, capelli o tessuti morbidi che mantenessero la forma intatta per lungo tempo. Vennero realizzate anche in metallo, come complemento delle armature. Erano calzature costose che le classi più ricche esibivano, come oggi esibiremmo un orologio di gran classe. Però proprio per la loro forma eccessiva rappresentavano anche un simbolo di appartenenza. Chi le indossava apparteneva ad un ceto che non lavorava con le mani e poteva muoversi a cavallo o in portantina. Un ceto che non doveva curarsi del fango e della sporcizia che regnava nelle strade in quei secoli.
Modelli stravaganti
Gli eccessi della modo diedero vita a modelli “esagerati” considerati “offensivi” nei confronti dei meno abbienti. Associate ad una mollezza di costumi che venne associata anche alla sodomia dai detrattori. In Inghilterra si arrivò a formulare un decreto che limitasse gli eccessi e che conteneva la misura della lunghezza a soli 5 centimetri oltre la lunghezza del piede. Le raffigurazioni di molti codici miniati rappresentano queste scarpe lunghissime ed arricciate. L’evidenza della diffusione di questa moda è palese in molte opere dell’arte del Duecento e Trecento. La mania delle scarpe rovina piedi


