Rallentare il corso della storia per resistere alla nuova era in cui l’uomo modifica e distrugge il suo ambiente
C’è un’ansia e un senso di fatalità sempre più presente. I cambiamenti climatici spaventano per la loro forza, ora che cominciano ad essere visibili a tutti, e non solo agli scienziati. Come si può battere questa sensazione di fine programmata, che assomiglia ai timori del mille non più mille? Fermare l’influenza umana nel rimodellare la Terra è necessario, ed è la sola soluzione. La guerra all’Antropocene per darci speranza
Come agire?
Ogni tipo di azione che possa rallentare il processo è benvenuto. Piantare piante ed alberi potrebbe essere il primo minimo passo, per creare un movimento positivo. Invece di restare seduti sul divano a guardare la tv mentre si avvicina la fine del nostro mondo, alzarsi ed agire. L’era che stiamo vivendo è quella dell’Olocene, cominciata con l’ultima era glaciale 12.000 anni fa, e dobbiamo riuscire ad estenderla. La prossima sarà quella dell’Antropocene, quella in cui l’uomo prende il sopravvento e distrugge con le sue azioni la Terra e se stesso.
L’uomo ha cambiato il mondo
L’uomo ha modificato in modo indelebile il mondo, ha scavato miniere, estratto idrocarburi e gas, cambiato la chimica dell’aria e dei mari. Usato bombe atomiche che hanno rilasciato radiazioni e detriti radioattivi, creato nuovi materiali di cui non ha più il controllo, trasformandoli in isole di plastica. Azioni spesso infiocchettate con la coccarda del progresso, ma che hanno lasciato strascichi terribili per le prossime generazioni.
Estendere l’Olocene
Servono azioni politiche di enorme portata che a molti non piaceranno, rinunce a stili di vita troppo opulenti, che non tutti hanno assaggiato. Sarà complicato convincere i paesi emergenti che dovranno abortire i loro sogni e tentare invece di recuperare il meglio della loro povertà. Le ere durano milioni di anni e l’Olocene è giovanissimo, farlo terminare ed iniziare l’Antropocene sarebbe un segno di resa. Il cambiamento può e deve essere limitato, serve però un’azione che venga dal basso. Non possiamo delegare le azioni che dovrebbero prendere gli adulti a Greta e ai ragazzi. Loro possono e devono stimolarci, ma i colpevoli dei disastri ecologici siamo noi, non loro. Siamo noi a dover dare incarichi politici a chi vuole difendere la terra.
Una sfida per salvarci
Invece di accettare che inizi l’Antropocene, dovremmo prendere l’idea come una sfida. Sono pochi gli anni che i geologi ci concedono prima di dichiarare defunto l’Olocene. Potremmo cercare di salvarlo e con lui salvare noi stessi. Ritrovare un equilibrio con l’eco-sistema potrebbe trasformare l’Antropocene non in un’era, ma soltanto in una breve età. Quella in cui gli umani da suicidi si trasformano in sopravviventi. Tanto dovrà essere modificato per ottenere questo risultato, pero la potenzialità c’è, basta alzarsi da quel divano. La guerra all’Antropocene per darci speranza

