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La coccinella che ha salvato gli aranci

La coccinella che ha salvato gli aranci

L’insetto che ha salvato la produzione degli agrumi e l’economia di molti stati

Chi coltiva sa che non tutto andrà sempre bene, un anno troppo umido o siccitoso darà un raccolto scarso. Ma il problema che s’è trovato ad affrontare lo stato della California era veramente inatteso. Un parassita che prosciugava la linfa delle foglie, le seccava e distruggeva le piante. Una distruzione paragonabile all’attuale Xilella dell’olivo, ma amplificata. Ad esserne colpiti sono stati gli agrumi e soprattutto le arance. La coccinella che ha salvato gli aranci

Un’economia solidissima

La coltivazione delle arance iniziata alla fine dell’800 trovò un terreno fertile e ottime condizioni climatiche in California. Le varietà Navel e Valencia, dolci e con pochi semi erano tra le più apprezzate come frutto ed erano perfette per i succhi. La linea ferroviaria che aveva raggiunto il Pacifico meridionale nel 1876 era il mezzo di trasporto ideale per raggiungere la costa est. La produzione di arance in quegli anni riempiva circa 6.000 vagoni ferroviari. La frutta che viaggiava verso gli stati a est fatturava qualcosa come 20 milioni di dollari. Un’industria in completa espansione.

Il parassita tremendo

Sembrava che tutto potesse procedere con aumenti percentuali a due cifre ogni anno, ma un parassita tremendo era in agguato. Una cocciniglia in grado di produrre una sorta di bava cotonata arrivò in California dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Non si hanno notizie di come arrivò, ma la sua visibilità fu immediata. Le sue secrezioni lanose coprirono le foglie degli agrumeti di San Francisco e in poco tempo si estesero anche a Sud. La tremenda “nemica” venne identificata come Icerya Purchasi. Le piccole larve delle Icerya riuscivano ad agganciarsi a qualunque cosa e riuscivano persino a farsi trasportare dal vento. Sembrava una guerra persa in partenza.

Moltissimi tentativi per debellarla

Vennero tentati tutti i processi di disinfestazione conosciuti: pesticidi, veleni liquidi e in polvere, benzina, polvere da sparo. Qualcuno lavò le foglie col grasso di balena, usò stufe per riscaldare l’area o bruciò materiali che emettessero molto fumo. Qualcuno arrivò anche a bruciare le piante per limitare la diffusione del parassita. Si procedeva a tentoni o per sentito dire e nessun metodo funzionò finché non venne tentata una rivoluzione. Ovvero l’intuizione che il controllo biologico attraverso i nemici naturali della Icerya, potesse essere la soluzione giusta. Ci vollero anni, non fu un processo immediato e gli agrimensori dovettero tornare in Oceania per trovare il giusto mezzo.

La coccinella che ha salvato gli aranci

Grande sconforto

La produzione si ridusse di due terzi e mise sul lastrico molte famiglie di coltivatori. Coloro che riuscirono a superare la crisi si riunirono in cooperative per affrontare assieme il problema. Due entomologi del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti vennero inviati sul campo. Fecero ogni tipo di esperimento, ma nessuna delle formule chimiche note sortì effetto. A quel punto tanto valeva andare a visitare la terra d’origine del parassita, per trovare un eventuale rimedio. Proprio in Australia venne trovata una coccinella in grado di uccidere l’Icerya. Era la Novius cardinalis, la salvatrice di tutte le coltivazioni di arance attuali.

Una coccinella dal grande appetito

La Novius si è rivelata essere molto a suo agio negli agrumeti californiani, ed ha attaccato l’Icerya distruggendola. Erano serviti quasi 10 anni per trovare la soluzione giusta ma ora il bio-controllo funzionava e la coltivazione di arance riprese vigore. Tutti gli agricoltori staccarono rami infestati e vennero a visitare la fattoria, dove le coccinelle avevano cominciato la loro disinfestazione. Ognuno riportò a casa le uova deposte dalle coccinelle, e le diffuse nei propri aranceti. Le arance erano salve. Questo tipo di controllo grazie ai nemici naturali, si è sviluppato sempre più. Ora è una disciplina molto seguita, perché non comporta i disagi legati agli agenti chimici, che permangono nel terreno, anche dopo aver svolto il loro compito. La coccinella che ha salvato gli aranci.

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La coccinella che ha salvato gli aranci il primo caso globale di bio-controllo dei parassiti degli alberi da frutta ed ha salvato l'economia
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