Una causa per 13 milioni di dollari alla Red Bull per pubblicità ingannevole
Un esempio da tenere sempre a mente prima di iniziare una campagna marketing dal claim di successo ma sempre opinabile. Lo slogan è celebre e rinomato “Red Bull ti dà le ali”. Ha portato l’azienda ad un vigoroso successo commerciale nel campo delle bibite energetiche. Il claim vuole sottolineare l’alto potere energizzante della bevanda, eppure qualcuno lo ha preso letteralmente, un cliente americano ha accusato l’azienda di pubblicità ingannevole ed ha chiesto un risarcimento danni molto cospicuo. L’uomo che voleva veramente le ali
Causa milionaria
Le campagne di marketing di Red Bull si erano sempre rivelate molto interessanti. Il brand era decollato in poche stagioni e la fama si era diffusa in quasi tutto il mondo. Tutto ha rischiato di crollare davanti ad una causa intentata da un cliente americano per pubblicità falsa. In effetti la bevanda non ti fa spuntare ali vere e proprie, com’è facile intuire. Ma il cliente americano non era tanto sprovveduto da voler veramente veder crescere appendici piumate sulla sua schiena. La metafora era così palese che non serviva un tribunale per decretarla.
Scarso effetto energetico
Il punto su cui il signor Benjamin ha fatto leva, era che il livello di energia promessa non era abbastanza elevato. Il potere di una lattina di Red Bull, in effetti, è inferiore alla caffeina contenuta in una tazzina di caffè. Inoltre è assai volatile, per ottenere un certo effetto dovremmo berla tutta d’un fiato, appena aperta. Il giudice non ha potuto che confermare il basso livello di energia apportato ed ha dichiarato la Red Bull colpevole. “Una pubblicità fraudolenta e ingannevole e quindi perseguibile per legge”
Red bull si difende
Red bull afferma che la sua bevanda è la più efficiente nel mercato attuale. Pertanto la credibilità del suo slogan è confermata nel settore delle bevande energetiche. Grazie a prove scientifiche ha cercato di dimostrare il valore delle proprie scelte commerciali. Red Bull pensava di trovarsi di fronte al classico cliente insoddisfatto da compensare con due sorrisi e una pacca sulla spalla. Ma non è andata proprio così. Il cliente s’è dimostrato più agguerrito del previsto e la notizia ha cominciato a circolare. La clientela soprattutto in tempi in cui la web-reputation ha tanto valore, è un fattore che non può essere ignorato.
Red Bull costretta a cedere
Per evitare che il processo si trasformasse in qualcosa di troppo grosso e ingestibile, Red Bull ha patteggiato. Per evitare una esplosione di contenziosi e di costi ha preferito chiudere velocemente. Nonostante non abbia mai cessato di credere nel proprio operato, infatti le campagne marketing non sono mutate, ha dovuto cedere e aggiungere precisazioni in etichetta. Il mercato delle bevande energetiche è basato sul marketing, sulla funzionalità degli slogan, mentre la reale qualità del prodotto è in secondo piano. Non è quasi mai il contenuto delle lattine a richiamare l’attenzione dei consumatori, ma la confezione e la brandizzazione del marchio stesso.
Il processo concluso nel 2015
Nel 2015, quando la causa si è conclusa, i clienti hanno ricevuto 13 milioni di dollari di risarcimento. Un prezzo molto alto ma che l’azienda ha preferito sborsare per evitare ulteriori complicazioni. La causa è ritenuta uno dei pilastri su cui far studiare i nuovi operatori del marketing. L’attenzione all’uso degli slogan, anche se accattivanti, deve essere ancora più selettiva e puntuale. Altrimenti si rischiano cause interminabili e sanguinose per le aziende. L’uomo che voleva veramente le ali
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