La App di contact tracking voluta dal governo che resta una grande incognita e desta più timori che interesse
Una App che ci insegue ovunque è questo lo scenario che agita i sonni di molti italiani, uno strumento di controllo per una popolazione che non sopporta i controlli. Provate ad immaginare quali mal di pancia possano venire ad ogni cittadino italiano che si sente spiato, monitorato, “incastrato” in ogni attività. A contribuire al senso di oppressione contribuiscono le super idiote cacce all’uomo con droni od elicotteri riprese e ritrasmesse da altrettanto idioti programma televisivi di rimbambimento di massa. Immuni, da chi, da cosa, per quanto tempo
Un dialogo immaginario ma non troppo
“Chissà quali dati ci ruberà, è un’intrusione nella nostra vita e nella nostra intimità. Un sopruso.” – “Si però permette di limitare la diffusione del coronavirus.” – “Ma chissene del coronavirus, mica sono IO ad essere infetto, sono loro che non sono stati attenti.” – “In realtà ci sono migliaia di asintomatici, conoscere con chi sono stati in contatto, sarebbe utile per tutti quanti.” – “IO i miei dati non voglio dividerli con nessuno, che s’arrangino.” – “Scusa tu hai la tessera del supermercato? Hai spuntato tutte le voci quando firmavi il contratto?” – “Certo, perché?” – “Perché allora gli hai già consegnato tutti i tuoi dati personali, le tue scelte d’acquisto, le raccolte premi, indirizzo, mail e soprattutto gli hai concesso di usare i tuoi dati per ogni tipo di trattamento, compreso quello di rivenderli a chicchessia.” – “Ah!”
I nostri dati regalati
I nostri dati in realtà li abbiamo regalati ogni volta che abbiamo clikkato sui vari siti web per avere accesso alle loro pagine. Ci vuol troppo tempo per controllare l’uso che ne faranno e clicchiamo su ACCETTO senza pesarci granché su. Ogni acquisto in rete comprende una condivisione dati. Non siamo più sorpresi se ci offrono merce che abbiamo solamente sfiorato col pensiero. Eppure tutto questo accade perché qualcuno ha accesso ai nostri dati e alle nostre attività in rete. Li regaliamo con una indifferenza che rasenta la stoltezza, ma se servono per un’azione etica c’impuntiamo. Tutti pensano “cominceranno con questa App sull’immunità e poi finiranno per controllarci ogni tipo di spesa, ci staneranno il nero” Perché in realtà agli italiani va bene tutto, tranne pagare le tasse in modo corretto.
L’attiveranno veramente?
L’unica cosa certa è che non c’è certezza. Anzi pare non sia possibile aggiungere altra confusione a quella già esistente. I dubbi sulla App Immuni restano, nessuno la conosce, nessuno l’ha testata. Non sono certi neppure i meccanismi con cui intende operare. Raccoglierà i dati a meno di un metro, a meno di due? Non sono aspetti secondari, la riottosità degli operatori ad utilizzarla e la nebulosità sulle sue reali qualità non sono mai state chiarite. C’è l’esigenza di renderla operativa perché la frenesia da riapertura ed inizio della fase 2 sta travolgendo i nervi di molti.
Una penetrazione molto forte
C’è una esigenza di fondo che è un ostacolo veramente tosto, ovvero per poter essere efficace deve poter contare su una platea molto grande di fruitori. Oltre il 60%, un dato non facile da raggiungere. Convincere i riottosi a scaricare il tool soprattutto se si lascia la volontarietà come variabile, è pressoché impossibile. Il contact tracking non garantisce copertura sufficiente e diventa inutile al di sotto di quella percentuale. Chiunque abbia qualcosa da nascondere e non voglia essere tracciato, non vorrà scaricarla. Ma se anche diventasse obbligatorio, semplicemente si procurerà due telefoni, magari dall’immenso mercato dell’usato. Su uno scaricherà la App sull’altro no. A quel punto dimenticare a casa lo smartphone con App o affidarlo a qualcun altro che lo porti in giro, sarà semplicissimo. Immuni, da chi, da cosa, per quanto tempo.
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