Un nuovo modo d’intendere la vacanza che invita ad agire
Continua a crescere l’interesse per questa nuova formula di turismo. Sono già molte le associazioni e le agenzie che propongono un modo diverso d’impiegare il proprio tempo libero. Utilizzare le proprie capacità per svolgere attività di conservazione o riqualificazione. I più interessati sono ovviamente coloro che sono più sensibili ai temi ecologici, ma abbondano le richieste anche da curiosi e famiglie intere. La “voglia di fare” di contribuire a qualcosa di utile è un trend in forte ascesa. Il turismo rigenerativo
Ricostruire e ripristinare
Molti progetti di riqualificazione del verde, urbano o meno che sia, possono contare su una nuova forza. Operazioni semplici come riaprire sentieri, aprire ciclabili nei boschi o costruire capanni d’osservazione, si sommano ad azioni in cui ci si sporca le mani. Eliminare ostacoli che limitano le azioni e la mobilità dei selvatici, smantellare costruzioni edificate in luoghi inopportuni (ecomostri) per sentirsi utili. Un turismo che si oppone agli estremismi del turismo di massa e selvaggio.
Turismo estrattivo
È così che i tecnici definiscono il turismo che ha travolto e sconvolto intere aree per regalare comodità a troppi viaggiatori. L’assalto a certe spiagge o aree interne di particolare bellezza, si è risolto in uno stravolgimento, che tiene conto solo del turismo mordi e fuggi. Il turismo rigenerativo si pone come obiettivo di salvare il salvabile, rendendolo fruibile ai più fragili, salvando l’habitat. È un turismo che pone a contatto turisti e residenti che operano per un obiettivo comune. Il sentiment di sentirsi utili ed operativi è l’obiettivo di questa formula.
Ecologisti sul serio
L’impegno a sporcarsi veramente le mani è ciò che fa la differenza. Essere ecologisti sulla carta o davanti alla tv è piuttosto semplice, più complicato svolgere azioni mirate e che lasciano segni del proprio impegno. Non sono necessarie abilità specializzate, si può dare una mano in molti modi e sentirsi partecipi ad un grande progetto. Il desiderio degli operatori del settore del turismo ricreativo è quello di mettere in contatto le persone che vogliono “agire” con il bisogno di riqualificare. La sostenibilità è la parola d’ordine per ottenere benefici che premino le comunità.
Rigenerativo ma non avventuroso
Sono 50 anni che esiste il turismo rigenerativo, nato dall’esigenza di alcuni ricercatori, di avere un aiuto per alcune azioni. Un turismo quasi di frontiera, dove gli alloggi erano tende o capanne e il cibo era preparato su un falò. Ora si tende a dare alloggi e servizi di qualità ai volontari ed integrare il lavoro sul campo con istruzione e formazione. Obiettivo finale ottenere un numero rilevante di persone informate che hanno toccato i problemi con mano e possono continuare ad agire in chiave ecologica.
Autostima e soddisfazione
Partecipare a questi progetti porta grande soddisfazione personale. Oltre a migliorare la situazione ambientale ci si sente utili e si ha una migliore visione del futuro. Contribuire fattivamente alla conservazione, alla riqualificazione, all’osservazione della fauna, lascia tracce indelebili. Il turista continua quest’azione di “connessione col territorio” anche quando rientra a casa. La connessione che si crea col gruppo di lavoro, crea stimoli e accende una scintilla d’ottimismo verso il prossimo.
Piantare alberi
La stagione col maggior numero di richieste è quella primaverile quando si possono piantare nuovi alberi. Il sentimento che si sviluppa nei confronti di un essere vivente, che può crescere per secoli, è tale che ci lega a quel luogo per sempre. Un albero che puoi tornare a vedere, che cresce e diventa imponente, ammorbidisce anche gli animi più duri e fintamente insensibili. Un’azione di approfondimento contro il pericolo d’incendi o devastazioni come Vaia, crea connessione col territorio. Il turismo rigenerativo
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