Sono passati 5 anni dalla firma del trattato ma pochissimo è stato fatto
Greta Thunberg ha strigliato di nuovo i politici e i potenti del mondo per l’inefficienza delle loro promesse. Cinque anni fa sembrava l’inizio di una vera presa di coscienza, di una svolta green destinata a migliorare e salvare il pianeta. Avevano promesso di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. Anzi l’obiettivo era di non superare l’aumento di 1,5 gradi, proprio per migliorare lo status quo. Eppure proprio questo quinquennio le temperature sono salite, si sono registrate le temperature più alte da quando esistono le misurazioni. Il triste compleanno degli Accordi di Parigi
Promesse solo promesse
Sono rimaste sulla carta le promesse, nonostante la pomposità dei discorsi. Le azioni veramente importanti e tangibili non hanno mai avuto corso. Continua ad esistere un atteggiamento di negazione del problema che non aiuta nessuno dei percorsi virtuosi. Chi salverà il pianeta dalle troppe parole e dalle giravolte dei politici che in realtà restano alla finestra a perder tempo? Presto i limiti che gli Accordi di Parigi si sono posti verranno superati, si giungerà a un punto di non ritorno. La CO2 emessa condizionerà in modo irreversibile le condizioni di vita sulla Terra. Alcuni paesi hanno giocato sporco indicando obiettivi, che in realtà non sono mai stati raggiunti, come già realizzati.
Inutile indicare obiettivi
Inutile indicare obiettivi ben precisi tra un decennio o entro il 2050 se bruceremo le tappe in pochi anni. Bisogna intervenire ora, adesso è il momento della presa di coscienza. Un’educazione all’etica del consumo delle risorse è ancora possibile. Tutti possono portare il proprio mattone, nessuno escluso. È dalle azioni di ognuno che passa la possibilità di salvare il pianeta dove abitiamo. Stiamo vivendo il dramma di una pandemia che assorbe la nostra attenzione costantemente. La stiamo combattendo con grande energia con una sinergia che accomuna tutto il mondo scientifico. È tempo che si affronti il tema del riscaldamento globale nello stesso modo.
Le differenze sociali
Il pianeta è diviso in fasce di produttori e consumatori con evidenti dislivelli. Ci sono comunità che ancora non hanno raggiunti livelli sufficienti di standard di vita, e questo crea disparità. Eppure dobbiamo fare in modo che tutti possano dare il loro contributo in proporzione al consumo di energia e di emissioni emesse. La crisi può essere vinta solo se collaboriamo e se ognuno di noi si rende conto del peso delle proprie azioni. È un target comune, rendere tutti consapevoli dei rischi che stiamo correndo, è la soluzione.
Fine del Trumpismo
Una buona notizia arriva dagli USA, con la fine del Trumpismo cade anche lo stupido tentativo dei negazionisti di ignorare il problema. Ora gli Stati Uniti, come ha dichiarato Biden, torneranno ad allinearsi agli Accordi di Parigi. Che uno dei paesi più ricchi e che contribuisce in modo così massiccio alle emissioni, rientri nei ranghi è importantissimo. Forse c’è una speranza, ma ovviamente dobbiamo mettere il riscaldamento globale al primo posto dei nostri pensieri. Ridurre lo spreco, rinunciare ai combustibili di origine fossile, riciclare e innovare, sono le parole d’ordine. Il triste compleanno degli Accordi di Parigi.
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