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Il più grande disastro navale quasi dimenticato

Il più grande disastro navale quasi dimenticato

Una nave affondata da un sottomarino russo alla fine della seconda guerra mondiale con 10.000 passeggeri.

La seconda guerra mondiale era agli sgoccioli, i russi stavano premendo ai confini polacchi e presto sarebbero penetrati in Germania. Molti tedeschi spaventati dalla propaganda che descriveva come terribili le azioni delle armate russe, cercarono di mettersi in salvo. Omicidi, stupri, violenze per ricambiare le crudeltà commesse da SS e terzo Reich, erano sulla bocca di tutti e fecero perdere ogni riserva. Le strade erano distrutte e super controllate, per fuggire serviva una strategia diversa, un viaggio in nave. Il più grande disastro navale quasi dimenticato

Operazione Annibale

Venne preparata un’operazione di evacuazione per tutti coloro che potessero raggiungere i porti. Fu denominata Annibale e poteva contare su poche navi, in grado di navigare, che vennero prese d’assalto. I porti baltici sembravano i più sicuri per l’evacuazione. La città di Gdynia, ora in Polonia, fu uno dei porti utilizzati e fu lo scenario di quel tremendo disastro. Non furono semplici i viaggi verso il porto, e la disperazione spinse quante più persone, a bordo di una unica nave disponibile in porto. Un ex nave da crociera, ormai dismessa, trasformata da tempo in caserma. Nata come nave di lusso, che doveva servire per i viaggi premio e di svago per soldati e ufficiali del Terzo Reich, era ormai ridotta a un rottame in disarmo. L’ex transatlantico si chiamava Willhelm Gustloff, e poteva imbarcare al massimo 2.000 passeggeri per le crociere.

Tutti a bordo

Il terrore fece saltare molte delle misure di sicurezza, vennero imbarcate tutte le famiglie e i singoli, che riuscirono ad arrivare nella Prussia orientale. La precisione teutonica andò a farsi friggere e non vennero stilate dettagliate liste passeggeri. Chiunque potesse permettersi un biglietto a bordo della nave, si sentiva già salvo. Vennero venduti molti più biglietti dei duemila previsti, e ci fu probabilmente un’azione di bagarinaggio. Proprio questo, lascia gli storici nell’incertezza del numero delle vittime. Il loro totale varia da tra 8 e 9.000 ma non ci saranno mai conferme. A bordo salirono almeno in 10.000, stipati come sardine, e pochissimi si salvarono.

Il più grande disastro navale quasi dimenticato

Partenza folle

Il comandante sapeva che ogni scafo sul Baltico era sorvegliato dai sottomarini dell’Armata Rossa, ma la pressione delle persone a bordo, fu troppo elevata. Le condizioni climatiche erano pessime, neve nevischio e pioggia, rischiavano di far ammalare tutti coloro che erano stipati sui ponti. Alla fine nonostante il rischio, il comandante decise di salpare e tentare l’impresa. Il 30 gennaio del 1945, la nave lasciò il molo, zigzagando per evitare le mine, disseminate sul percorso, ed i siluri dei sottomarini.

Luci accese a bordo

Nonostante il pericolo, le luci di bordo vennero accese al tramonto. Una follia che rese ancor più visibile l’ex-transatlantico. Il sottomarino russo S-13, che godeva di pessima fama, perché il suo equipaggio aveva procurato guai, per ubriachezza molesta a terra, stazionava proprio in quell’area. Un “bocconcino” come il Willhelm Gustloff cadde ai loro piedi, e non se lo fecero sfuggire. Vennero lanciati 3 siluri che andarono a segno, vennero colpite le aree dell’equipaggio, della ex-piscina e la sala macchine. Per l’ex-transatlantico la fine fu rapida, in una sola ora affondò, trascinando con se migliaia di vittime.

Pochi in salvo

Si salvarono in pochi, solo coloro che poterono utilizzare le scialuppe, e dai racconti dei sopravvissuti vi furono scene strazianti in acqua. Molti che cercavano di salire a bordo delle scialuppe vennero allontanati a colpi di remo per non farle affondare. La nave era inclinata su un fianco, come la nota e recente Costa Concordia, e quindi solo alcune scialuppe poterono essere calate in mare. Morirono molti bambini, nel fuggi-fuggi, calpestati dalla folla impazzita, e ci furono scene di suicidi collettivi. Coloro che si gettarono in acqua, non sopravvissero all’ipotermia. L’acqua di fronte al porto era a soli 4 gradi.

Barche d’appoggio

Le imbarcazioni, che avvertite del disastro, si sono recate sul luogo per prestare soccorso, hanno dovuto fare una forzata selezione tra i naufraghi. Hanno preso a bordo quante più persone, cercando di fare manovre in grande velocità, col timore di essere a loro volta colpite dai siluri. Il mattino dopo, un’infinità di cadaveri galleggiavano nello specchio d’acqua occupato dall’ex-transatlantico. Risulta che un solo bambino, strettamente protetto ed avvolto in molte coperte, sia sopravvissuto, dopo la notte in mare.

Nessuna pietà

L’eco dell’affondamento e del numero incredibile di vittime, non ebbe però la rilevanza di altre notizie di naufragi. Non suscitò l’emozione del Titanic o altri transatlantici con molte perdite. La Gustloff era piena di tedeschi, molti ufficiali e truppa, che rappresentavano il nemico principale della II Guerra Mondiale. Anche se le vittime erano in molti casi bambini, non ci fu il moto di pietà e solidarietà che, di solito, si avverte di fronte ad un disastroso naufragio. L’evento fu destinato ad essere emarginato nelle cronache navali, e ad essere cancellato dalle notizie che arrivavano dal fronte. La guerra stava per finire, il nemico era battuto ed in fuga, e non meritava l’attenzione o la pietà che veniva riservata ai propri alleati. Il più grande disastro navale quasi dimenticato

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Credits:pixabay

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Il più grande disastro navale quasi dimenticato 8 o 9mila persone morte alla fine della II guerra mondiale silurate da un sottomarino
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