Dopo la CO2 il metano è ritenuto il maggior pericolo per il riscaldamento globale
Il panorama siberiano sta mutando ora che il permafrost sta scongelando con una rapidità eccessiva. I gas serra rischiano di aumentare in modo esponenziale. Lo scorso anno in Siberia le temperature sono aumentate di circa 6° C. rispetto alla media. Il fenomeno rapido di disgelo del permafrost potrebbe liberare una enorme quantità di metano. Il gas sinora trattenuto nel calcare e nel fango darebbe avvio a una vera “bomba a metano“. Gli scienziati sono molto preoccupati. Il permafrost siberiano si scongela troppo velocemente.
Bomba a orologeria
Sono alcuni anni che gli esperti di climatologia avvertono della pericolosità del fenomeno. Una “bomba ad orologeria” che non fa rumore, ma che minaccia di avere gravi conseguenze. Il metano rilasciato nelle aree dell’estremo nord della Russia creerà le condizioni per un peggioramento del fenomeno del riscaldamento globale. Ad aiutare il fenomeno è arrivato anche l’incendio più grande al mondo che sta divorando le foreste della Jacuzia. L’incendio pare fuori controllo, anche se il Kremlino ha inviato truppe per aiutare i vigili del fuoco e i forestali. Sono aree disabitate, non servite da strade e non dotate di servizi canadair.
Vista dall’alto
Gli studiosi stanno implementando gli strumenti di controllo, utilizzano le immagini satellitari per comprendere i cambiamenti. Stanno intervenendo esperti da tutto il mondo per studiare il fenomeno e cercare eventuali soluzioni. Lo scongelamento del permafrost in Siberia potrebbe essere catastrofico, una notizia deprimente, ma purtroppo una dura realtà. I territori coinvolti sono quelli a Nord del Circolo Polare Artico. La crisi climatica peggiora e sembra incrementare la sua corsa al disastro irreversibile sempre più rapidamente. (Fonte: Nikolaus Froitzheim, geo-scienziato dell’Università di Bonn)
Anche il calcare
Ciò che ha sorpreso i tecnici del clima è che gran parte del rilascio di metano sia avvenuto in aree dove era presente il calcare. Mentre era facile supporre che sarebbe accaduto in aree umide e paludose, il calcare non era stato preso in considerazione. Il rilascio di metano attraverso le rocce era inatteso. Il permafrost è presente su circa il 65% del territorio russo, ma la sua area si sta riducendo per l’incremento delle temperature. Queste temperature sono in fortissimo anticipo rispetto ai modelli studiati, al punto che l’Artico potrebbe entro il 2100, perdere il 90% del permafrost. (fonte:Moscow Time)
Un rischio enorme
Se tutto quel metano venisse rilasciato in atmosfera, il nostro progetto per mantenere le temperature e il riscaldamento climatico sotto controllo, sarebbe destinato a fallire. Troppi i gas serra che condizionerebbero il clima. I mari si alzerebbero da 30 a 110 cm sconvolgendo la vita di miliardi di persone. Crisi alimentari ed abitative si assommerebbero a migrazioni incontrollabili. Un panorama veramente pessimo, che ci deve spingere a fare di più e meglio per controllare ogni emissione in atmosfera. Il cambiamento climatico sta avvenendo più velocemente del previsto. La perdita di terreni congelati nelle regioni polari, porterà ad un riscaldamento globale molto più rapido di quanto preventivato. Il permafrost siberiano si scongela troppo velocemente.
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