Lo sperimentarono a Gibilterra per debellare la febbre gialla
Due secoli fa la Febbre Gialla mieteva molte vittime in Spagna e nei porti europei. Probabilmente diffusa da navi che effettuavano trasporto e commercio di schiavi. Anche l’enclave britannica di Gibilterra ne fu colpita in diverse ondate. L’ultima fu nel 1828 e i sanitari presero decisioni drastiche per salvare gli ormai pochi residenti rimasi. La prima epidemia uccise 2.200 persone, oltre un quarto dei residenti della piccola città fortezza alle bocche del Mediterraneo. Il Green Pass funzionò anche in passato.
Una città porto
Per una città portuale è molto difficile ottenere un completo isolamento. Gibilterra non faceva eccezione, ed ha subito 5 attacchi di questa epidemia, portando alla disperazione i residenti che si vedevano già condannati. Non era stato individuato il vettore che diffondeva la malattia. Fu solo in tempi successivi che si comprese che erano le zanzare a pungere persone infette ed a spargerlo. La febbre gialla ha un decorso rapido con sintomi evidentissimi: ingiallimento della pelle, vomito scuro e sanguinamento da naso, bocca ed occhi. Facile da individuare ma difficile da sanare in quei tempi.
I sopravvissuti indenni
I sanitari notarono che coloro che la avevano contratta e ne erano guariti, erano indenni alle successive ondate epidemiche. Una immunità che donava speranza di poter battere la Febbre Gialla. La quarantena obbligatoria a cui veniva sottoposta la popolazione restava un grande limite. Mancava personale per qualsiasi attività, perciò a coloro che avevano già contratto la malattia venne concesso un pass. Il documento dimostrava che il portatore aveva “passato la febbre” e poteva circolare e lavorare.
Funzionò
Questi “pass” funzionarono, le attività a Gibilterra poterono continuare, in attesa che coloro che erano in quarantena, potessero guarire o soccombere. L’idea non era originale, già nei secoli precedenti chi poteva viaggiare, utilizzava dei pass sanitari, che attestavano di non provenire da zone dov’era presente la peste. Di questi antichi documenti non restano esemplari, mentre quelli emessi d Gibilterra sono conservati in un museo. Gibilterra per la sua forma di rocca isolata ha goduto di una certa facilità di controllo. Il personale non militare, per entrare ed uscire doveva esibire documenti, perciò un pass in più non influenzò la vita dei frequentatori. Gli ingressi erano controllati da cancelli, che venivano aperti all’alba e richiusi la sera.
Porto franco e lavoro sicuro
Attirava molte persone Gibilterra, poiché era un porto franco e garantiva commerci ed attività che duravano tutto l’anno. Consentivano di lavorare e guadagnare in ogni stagione. Vennero a cercare occasioni di vivere meglio da molti paesi, Spagna, Marocco, Italia ed ovviamente Inghilterra. La rocca era sovraffollata e coloro che vi risiedevano dovevano condividere i pochi spazi. Molti dei più poveri dormivano in stanzoni da 10 o più posti letto, una condizione in cui le malattie potevano diffondersi agevolmente.
Troppi decessi
I decessi erano talmente tanti che non bastavano le casse da morto per seppellirli. I cadaveri venivano raccolti su carretti che sfilavano per la città, in un lugubre ultimo viaggio che ricorda la peste ed i monatti del Manzoni. Le autorità obbligavano ad una quarantena ferrea a tutti coloro che abitavano in una casa dove fosse defunto qualcuno. Le case venivano murate e imbiancate con la calce. Ci furono casi in cui i cadaveri venivano abbandonati in strada o gettati dalle finestre, per evitare di essere rinchiusi. Coloro che non volevano essere murati, venivano condotti in un accampamento che era una sorta di lazzaretto. Una soluzione estrema che però riuscì a bloccare la diffusione e salvò la vita di molti. Il Green Pass funzionò anche in passato

