Un tipo di agricoltura che va oltre la biodinamica e ricostruisce il potenziale del terreno.
Le colture intensive praticate soprattutto su grandi estensioni, impoveriscono il terreno e lo sfruttano in modo tale da renderlo quasi improduttivo. La coltura biodinamica ha svolto un bel lavoro, eliminando fertilizzanti e pesticidi, ma ora è tempo di andare oltre. Il passo successivo è passare ad una agricoltura rigenerativa, capace di riportare il suolo alle sue qualità originali. Il futuro passa per l’agricoltura rigenerativa.
Un passaggio fondamentale che viene dal passato
Quella rigenerativa è un’agricoltura che vuole curare il terreno dopo averlo predato per secoli. Utilizza alcune delle esperienze accumulate dai nostri predecessori, prima dell’introduzione massiccia di fertilizzanti e pesticidi chimici. Il terreno ha bisogno di riposo per tornare alla funzionalità originalità. I nostri avi avevano imparato l’arte della rotazione, avevano capito che non si possono effettuare le stesse colture per molti anni successivi nello stesso campo. Altrimenti il terreno si sarebbe svuotato di nutrienti.
Rotazione delle coltivazioni e degli armenti
Il successo dell’agricoltura rigenerativa è basato sul bestiame, soprattutto i bovini. Ruotando le coltivazioni si da il tempo di rigenerarsi al suolo, mantenendo un buon livello produttivo. Ogni coltivazione necessita di diverse sostanze per crescere e ne rilascia altre nel terreno. Per non esaurirlo, dopo un ciclo di rotazioni alcuni campo godono di un anno di riposo completo. In questo modo avrà il tempo di ricostituire le sue scorte di minerali e garantirà un raccolto migliore dopo la pausa.
L’agricoltura rigenerativa parte da qui
Utilizzando questo principio l’agricoltura rigenerativa, si propone di utilizzare un campo per un tempo limitato, facendovi pascolare gli armenti. Con le loro deiezioni, il campo viene fertilizzato naturalmente e sarà pronto per un’altra semina. Gli armenti verranno poi trasferiti su un altro campo e la funzione verrà ripetuta fino ad ottenere che tutto i campi siano reintegrati nei suoi valori. Quest’azione contribuisce anche a diminuire l’impronta carbonica, senza creare impoverimento del suolo.
Le vacche sotto accusa
Uno dei principali colpevoli dell’inquinamento, e dell’aumento delle temperature è l’allevamento dei bovini per il consumo delle loro carni. In questo caso applicando le rotazioni le povere mucche accusate di ogni nefandezza non incrementano l’impronta carbonica. Anzi contribuiscono a diminuirla. E’ un approccio ad una agricoltura che si basa sul passato per darci un futuro. Cambia la visione di come s’intende la produzione. Le grandi case come Monsanto o Bayer mettono come obiettivo primario il raccolto. Per loro un’azienda è utile quando si specializza in un solo prodotto, quando diventa mono-varietale.
Suolo rigenerato
Una fattoria che utilizza la rigenerazione non interessa a loro perché devono vendere i loro fertilizzanti, diserbanti, pesticidi, che diventano inutile se si ha la pazienza di rigenerare il suolo. Il terreno viene sfruttato in modo corretto senza impoverirlo e produce sufficienti calorie perché sia in saldo positivo, senza strafare e stressare il suolo. Le energie finanziarie che vengono utilizzate per sovra-produrre potrebbero venire utilizzate in modo migliore e creare posti di lavoro. Le monocolture non aiutano a progredire e in tempi lunghi impoveriscono tutta la catena legata al food. E’ solo l’inizio ma può rivoluzionare il modo di produrre, è etico e può salvare il pianeta. il futuro passa per l’agricoltura rigenerativa.

