Il simbolo del perdente o dell’accortezza? Arrivare secondi spesso è stimolo per migliorarsi
Oggi è il 2-02-2022, un sacco di 2 che molti confondono col secondo posto. Arrivare secondi viene spesso visto in modo negativo, il simbolo del perdente, il primo dei non vincenti. Ma non è una regola che si applica sempre. Essere il numero 2 non consente di riposare e dormire sugli allori. Anzi è stimolo a migliorare, a trovare le idee che possano modificare quella classifica. Diventa pungolo a trovare le innovazioni e le ricerche per accedere a risultati sempre migliori. A trovare motivazioni e argomenti, che se non aumentano la competitività, rendono però più determinati. Serve anche a smettere di trovare giustificazioni che riguardano, sorte, fortuna, cabala,e incroci astrali e fondo schiena. Spinge ad arrotolarsi le maniche e ripartire con maggiore e migliore energia. Il bello di arrivare secondi
Secondi ma non battuti
Arrivare ad un passo dalla vittoria, non è motivo di recriminazione, se ci si batte al meglio delle proprie possibilità. Non deve nemmeno essere motivo di frustrazione, perché si è vincenti intimamente. Vale la pena sottolineare che il secondo può aspirare a fare un passo in avanti, il primo può solo confermarsi. Primeggiare ad ogni costo, sembra diventato fondamentale in questi tempi. Lo stimolo ad essere sempre ed ovunque il migliore, crea una dipendenza da vittoria che è deleteria. L’incapacità di essere sempre al top ha dato vita a casi sgradevoli, destinati ad essere curati da terapeuti. Ha dato vita a personalità disagiate, che non trovano altra collocazione se non in cima al mondo. E da lì non sanno più scendere.
Competitività a mille
Molti genitori farebbero bene a riconsiderare la smania di vedere i loro pargolo primeggiare ovunque. La competitività che cercano di inculcare nei loro figli, è la porta per creare degli adulti dissociati. Arrivare secondi talvolta è necessario e rende sicuramente più simpatici. I secchioni, i saccenti, i primattori non piacciono, se non sanno essere umili. I cartelli che appaiono sempre più spesso negli stadi e nelle palestre, giocano proprio quel ruolo. Invitano i genitori a fare solo i tifosi e non gli allenatori o i manager sportivi. Invitano anche a non prendere il sopravvento nei confronti degli altri genitori, evitando di strillare “spaccagli una gamba”, “cavagli un occhio”.
Vale anche nei rapporti personali.
In amore il primo non si scorda mai, ma il secondo è quasi sempre quello giusto. La passione che ottenebra, si trasforma in altro, nel secondo amore. Prendere le corrette distanze consente di giudicare meglio chi ci sta di fronte e conoscerlo/a. Vederne i difetti, che una cotta impedisce di mettere a fuoco, diventa rivelatore delle possibilità che un amore non cresca malato. Arrivare secondi in un rapporto amoroso è spesso la formula vincente. L’esperienza fa curriculum, essere navigati/e fa bene ai sentimenti ed impedisce di prendere sonore cantonate.
Secondo non per scelta
Arrivare secondi non è per scelta. Accade, semplicemente accade, che qualcuno abbia prestazioni migliori. Prenderlo come un segno divino o col timore di essere sotto un sortilegio, non porta da nessuna parte. Siamo tutti unici, anche se non siamo in cima alle classifiche di qualsiasi cosa. Essere il number two regala la possibilità di essere l’outsider, colui che non gode dei favori del pronostico ma che appassiona la tifoseria. Il competitor che tutti vorremmo essere, in una bella gara. Quello che rischia di vincere, e a volte lo fa, ma che fa palpitare. Il bello di arrivare secondi.
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