Le coltivazioni del secolo scorso non producevano i problemi attuali, bisogna seminarli di nuovo
Il frumento è alla base dell’alimentazione umana. Sono almeno 10.000 anni che lo coltiviamo e selezioniamo pr arrivare ad una produzione stabile e vantaggiosa. Ora però siamo arrivati ad eccessi che ci fanno capire che qualcosa non va. I grani antichi contro il senza glutine
Chi soffre per il glutine
E’ in forte aumento la percentuale di soffre di problemi digestivi legati al glutine. L’allergia è però molto limitata, di celiachia soffre meno dell’1% della popolazione. Il disagio che soffrono tutti gli altri è legato al cattivo uso che abbiamo fatto delle sementi. Si sono cercate evoluzioni e trasformazioni eccessive. Se il raccolto è garantito, la qualità del grano raccolto non è elevata. Il grano è una delle colture più industrializzate al mondo.
Un esempio da non seguire
Può servire come esempio a cosa andremo incontro se procediamo a sviluppare il cibo in questo modo. Non potremo meravigliarci se dovremo aggiungere altre materie prime alla lista dei cibi a cui siamo allergici. Prenderne coscienza ora, quando ancora è possibile intervenire, sarà importante anche per riprendere il controllo sulle coltivazioni. L’impronta carbonica della coltivazione di frumento è massiva. Occorre riprendere in esame com’è fecondato, fatto crescere e lavorato.
Il pane è mutato sensibilmente
Se i nostri avi potessero assaggiare il pane che normalmente troviamo nei supermercati resterebbero sbigottiti. E sarebbero i primi ad avere gravi problemi di digeribilità. E’ mutata la composizione stessa della farina, preparata in modo da poter ottenere il massimo il più in fretta possibile. L’impasto viene infatti arricchito d’aria in modo abnorme, nei processi industriale.
Una prova utilizzando grani diversi
Una prova utilizzando grani diversi, recenti ed antichi ha fornito un risultato sorprendente. Chi è insofferente al glutine, se alimentato con pane o biscotti ottenuti da grani antichi non manifesta alcuna reazione. Serve ripensare ad un’agricoltura migliore, più etica e consapevole non legata solo all’immediato profitto.
Troppo fertilizzato
I grani attuali sono fatti crescere in terreni troppo fertilizzati e dove vengono irrorati antiparassitari ed erbicidi. Il glifosato, uno degli erbicidi più utilizzati è accusato di essere cangerogeno. Bayer che lo produce, sta affrontando un numero immane di cause da persone colpite da cancro, ed il suo titolo continua a perdere in borsa. Il modo per intervenire c’è, la produzione sarà inferiore ma salutare, si deve passare alla rigenerazione del suolo con fertilizzanti naturali di origine animale.
Un pane troppo veloce
Alla base della infiammazione provocata dal glutine c’è anche la preparazione del pane bianco. Le farine che di solito vengono privare del germe di grano, sono accoppiate con lieviti a crescita rapidissima, per ottenere un prodotto immediatamente pronto per la cottura. Il processo breve però impedisce che avvenga la digestione del glutine da parte del lievito. Una lievitazione naturale e non accelerata, della durata di 48 ore, fa scomparire il 97% del glutine, rendendo l’impasto e i suoi prodotti estremamente più digeribili.
Il pane integrale
Il pane integrale, soprattutto se artigianale ha una capacità di accontentare meglio palato e pancia. I grani che gli artigiani utilizzano, spesso sono da frumenti di nicchia ed evitano le farine prelavorate o che hanno già inserito il lievito. L’uso anche del lievito madre è un altro elemento che favorisce la corretta digestione. Buon ultimo, questi tipi di grani antichi danno la possibilità agli agricoltori di essere ricompensati in modo corretto. Innescando un tipo di economia sostenibile, rigenerativa che non tiene conto dei diktat e dei prezzi imposti della grande industria. Un processo più lento ma rispettoso del suolo e del clima. I grani antichi contro il senza glutine.

