Non siamo riusciti a fermare il cambiamento climatico ed ora brancoliamo
I giovani che scendono in piazza, la cosiddetta generazione Greta sono il simbolo della nostra pochezza. Della nostra incapacità d’immaginare un modo diverso di affrontare la vita su questo pianeta. I governanti presi al laccio dai potenti che finanziano le loro campagne elettorali, non riescono a produrre un nuovo modello. Poche parole e zero fatti. Il danaro rimane l’unico valore da prendere in considerazione, e questo ci costringe a guardare solo all’oggi o al futuro più prossimo. Mentre quello che ci serve è un progetto a lungo termine. Greta Thunberg, ovvero, siamo incapaci di cambiare
Interventi economici
Chi investe nei combustibili fossili lo fa solamente perché pensa ad un ritorno economico importante e veloce. Non riesce o non vuole prendere in considerazione gli effetti che le sue scelte economiche apporteranno al pianeta e alla sua stessa vita. Se rimane solo la velocità di lucrare a guidare le scelte degli uomini, non c’è speranza di salvezza. Forse ci estingueremo ed è possibile che sia uno degli obiettivi che la Terra si pone. Scrollarsi di dosso l’essere vivente più ingombrante ed insopportabilmente sciocco
Cambiare la visione
Greta ha il grosso merito di aver imposto un’agenda diversa, di aver rimesso la vita al primo posto, scalzando il denaro. Però c’è un grande gap generazionale da colmare. Chi ha la capacità finanziaria di scegliere dove investire, non vede il mondo nella maniera della Thumberg. Non sono ragazzi, ma adulti. Anche di fronte alle evidenze ed alla dimostrazione, dati alla mano delle, difficoltà in aumento quotidianamente, non reagiscono. Non sono diavoli, semplicemente non riescono a vedere il problema in questi termini. Chi pensa solo a riempire barili di petrolio, non riesce ad immaginare il potenziale negativo, di ognuno di quei barili.
La distanza dal reale
La distanza dal reale, è la debolezza che ci fa soccombere. La distanza tra una delle nostre scelte e le conseguenze che ne deriveranno a cascata. Ancora non siamo in grado di evitare di buttare un foglietto di carta anziché destinarlo al riciclo. Un gesto semplice che è però alla base della comprensione di come tutto sia concatenato sul nostro pianeta. Il cambiamento climatico impone di alzare lo sguardo per vedere molto più lontano, e costruire un sistema che coinvolga tutti, e non solo la nostra piccola realtà. Non è un caso che i sovranisti siano i più restii ad accorgersi dell’evoluzione necessaria. Il loro desiderio di costituirsi in enclave ristrette, non permette di espandere il pensiero.
L’indifferenza davanti alle catastrofi
Tutti sanno delle difficili condizioni di vita dei bambini in alcune aree. Ma sarà solo dopo essere stati stimolati da pubblicità televisive, che si renderanno disponibili a donare un poco del loro denaro per sostenerli. Non vedono personalmente e quindi non vengono coinvolti. Il tentativo di ritirarsi in quartieri iper protetti dove la povertà, il disagio, la malattia stiano fuori dai muri di cinta, va interpretato in questo senso. Non essere coinvolti è il modo per crearsi una protezione e mantenersi “intatti”. Eppure il cambiamento climatico ci coinvolge tutti, e avrà conseguenze sia di qua che di là dal muro o dalle siepi.
Cambiamento desideratissimo
I sondaggi concordano tutti su un grande desiderio di cambiamento. La speranza, da sola, non basta più. Non saranno piccoli cambiamenti, non basteranno colori e pennelli. Stavolta i cambiamenti saranno massicci, profondi e coinvolgeranno tutti. Una rivoluzione che parte dal cambiamento delle risorse e dalla sua redistribuzione. Partirà con le energie rinnovabili, oramai a parte un paio di grandi compagnie petrolifere, tutti gli altri grandi player investono in rinnovabili. Presto le faranno diventare più redditizie delle non rinnovabili. Sarà la fine dei combustibili fossili, l’era del petrolio si estinguerà e con lei un modo di pensare alla vita del pianeta.
Cibo e acqua
La redistribuzione delle risorse implicherà anche le risorse di cui ha maggiormente bisogno l’uomo: cibo ed acqua. Vengono studiati e promossi nuovi metodi di coltivazione. Che tengono conto della qualità dei prodotti, del consumo di terreno e dell’integrità degli animali. Un uso ridotto di concimi chimici, che permetta alle acque di non diventare un miraggio per molte popolazioni. Una quantità di proteine sufficiente per tutti, eliminando gli sprechi. Un’alimentazione sana e sufficiente per tutti.
Domanda e offerta regolano il mondo
In un mondo che si muove tra domanda e offerta formulare l’offerta giusta è determinante. I pionieri della battaglia alle emergenze climatiche sono sfiduciati e arrabbiati. Ma se potessero sbirciare tra i pacchetti azionari di molti fondi d’investimento cambierebbero parere. L’aria sta cambiando, gli investimenti anche a breve sono sempre più su energie rinnovabili e rivolte ad aziende che sappiano cogliere le sfide. Il cambiamento sembra in grado finalmente di prendere il sopravvento e portarci a cambiare atteggiamento. È il momento di cominciare a dare una visione più accattivante e meno fatalista. Cambiare si può e si deve. Greta Thunberg, ovvero, siamo incapaci di cambiare

