A rischio l’attività fuori atmosfera. Un problema per le imprese e le avventure spaziali, a rischio la missione su Marte
Una nota stonata per tutti coloro che hanno sperato in una soluzione B per la Terra. Un altro pianeta da colonizzare e in cui vivere fuori dalle rotte conosciute. Il corpo umano probabilmente non è adatto ai lunghi voli interstellari, ma nemmeno a quelli tra pianeti vicini. La speranza di sbarcare su Marte e realizzarvi una stazione permanente rischia di restare tra i sogni. Per chi ha sognato di vivere la “realtà” di StarWars e Star Trek la delusione è ancora più cocente. Ed è una questione di sangue a tenerci incollati quaggiù, almeno per ora. Globuli rossi distrutti nello spazio
Anemia spaziale
Una certa anemia spaziale era stata notata dopo alcune missioni spaziali, ma non era stata quantificata in modo corretto. Con l’avvicinarsi di probabili missioni su Marte, sono state realizzate nuove campionature, e nuovi studi. L’esame del sangue e della respirazione a bordo delle navette spaziali, ha fornito dati che potrebbero sconsigliare le attività al di fuori dell’atmosfera terrestre. Questo varrebbe anche per i voli “ludici”, che per ora, sembrano essere alla portata solo di alcuni milionari.
Un tasso elevato
Se l’anemia spaziale era già stata studiata ad ogni rientro in atmosfera, non era mai stato chiarito il motivo di questa esagerata distruzione di globuli rossi. L’emoglobina contenuta nei globuli rossi è molto importante, perché consente di trasportare ossigeno dai polmoni, al resto del corpo. Se questa azione non avviene, il corpo s’indebolisce. Una situazione che può rivelarsi pericolosa quando si atterra in un altro pianeta, e mettere a rischio la missione. L’anemia prosegue anche dopo essere rientrati sulla Terra, anzi ne evidenzia la pericolosità.
50% in più di globuli distrutti
Gli astronauti durante le loro missioni, hanno perso circa il 50% in più di globuli rossi nello spazio. Il normale processo che avviene nel nostro corpo, è di distruggere circa 2 milioni di globuli rossi al secondo. Nello spazio, ne hanno persi 3 milioni al secondo. Uno dei motivi di questa accelerazione del processo, è probabilmente dovuto ai cambiamenti che i corpi degli astronauti subiscono. L’adattamento all’assenza di peso in un ambiente modificato, e il suo processo contrario, potrebbero essere la chiave del problema.
Fenomeno continua a terra
Il fenomeno dell’anemia spaziale, prosegue anche dopo essere tornati a terra. Nel giro di tre quattro mesi la situazione ritorna quasi regolare, ma anche dopo un anno si sono riscontrate alterazioni nel processo di distruzione. I test antecedenti il volo, sono stati comparati con prelievi avvenuti nello spazio, e dopo il rientro. Non è chiaro se a questa distruzione, sia seguita una altrettanta rapida sostituzione. Gli studi proseguiranno in questa direzione. Gli astronauti non provano nulla in assenza di gravità, la spossatezza viene avvertita solo quando si tocca terra o si alluna. É la gravità a mettere in luce il problema.
Nuove diete ad hoc
Gli scienziati si sono concentrati anche su nuove diete apposite. Regimi alimentari che possano ricostituire celermente i globuli rossi eliminati. In questo modo si può stabilizzare la salute dei viaggiatori interstellari, ed impedire che le forze vengano a mancare nei momenti topici. Scoprire le reali cause che influiscono sull’anemia spaziale, non è utile solo per le missioni su Marte. Può rivelarsi fondamentale per chi soffre di anemia, anche se non ha nessuna intenzione di andare nello spazio. Una nuova cura potrebbe svilupparsi proprio da questi studi, e divenire utile per una larga fetta di popolazione, e non solo per una elite destinata a viaggiare tra le stelle. Globuli rossi distrutti nello spazio

